Ma il punto di sintesi fra due settori operativi, uno legato al restauro dei beni culturali artistici e agli allestimenti museali e uno dedicato alla realizzazione di opere musive contemporanee, si trova nell’impresa del Gruppo Mosaicisti Ravenna. Storica realtà nata nel 1948, operante con continuità in Italia e all’estero, dal 2008 è guidata da Marco Santi. Restauratore, docente, direttore tecnico e artistico, mosaicista artista.
Una storia, quella del Gruppo Mosaicisti, costellata di successi e riconoscimenti. Fin dalla fondazione in stretta relazione con l’Accademia di Belle Arti, fucina di maestri mosaicisti. Del 1974 è la decisione di istituire una propria ragione sociale e divenire cooperativa. Un’esperienza condotta fino al 2008 quando, liquidata la cooperativa, rinasce l’impresa come Gruppo Mosaicisti Ravenna conservando la missione originale, preservando la stabilità di bilancio e aprendo nuove collaborazioni con istituzioni e artisti.
“Prossimamente verrà edita la storia del mosaico di Ravenna basata sul vissuto storico del Gruppo Mosaicisti,” racconta Marco Santi. “Sono entrato nel Gruppo nel 1980 quando frequentavo l’istituto d’arte e successivamente frequentando l’Accademia di Belle Arti. Erano tutti artisti del mosaico dalla forte personalità e ho appreso da ciascuno di loro. Oggi nel segno della continuità insegno all’Accademia di Ravenna, quella di Macerata e all’università di Bologna.”
Nel dopoguerra il Gruppo si impegnò da subito in interventi di restauro degli antichi cicli musivi, per poi riprodurre i particolari più noti delle decorazioni con cartoni e calchi. Sulla scorta dei cartoni vennero eseguite le copie. A partire dal 1951 prese il via una mostra itinerante, ospitata in tutto il mondo. Nel 1959 diversi artisti italiani e stranieri vennero invitati a presentare bozzetti che i soci del Gruppo tradussero in mosaico per la Mostra dei mosaici moderni.
Impossibile elencare gli interventi di restauro eseguiti in città, in Italia e all’estero e le opere legate a committenze nazionali e internazionali. Nel tempo si susseguono, in collaborazione con i musei e le Soprintendenze, opere di restauro, di innumerevoli siti. Dalla Domus dei Tappeti di Pietra, a siti archeologici di Rimini, Cesena, Bologna, e Aquileia dove la collaborazione è lunga e fruttuosa, e in tutt’Italia.
Altrettanto importante la produzione di mosaici per le grandi committenze. Dai palazzi reali sauditi, e del Brunei, alla Cattedrale di Saint Patrick, a New York, a chiese in Portogallo, Romania, Stati Uniti. Sino a interventi in Israele, Ungheria, Ucraina, Giappone. Operare su grandi superfici emancipa il mosaico dal ruolo di decorazione e fa sì che questo prenda corpo con l’architettura stessa.
Significativa è la collaborazione al progetto Un mosaico per Tornareccio, un paese divenuto museo a cielo aperto, grazie alla realizzazione a mosaico dei cartoni pittorici di artisti italiani ed esteri selezionati ogni anno.
“Dal 2017 abbiamo un rapporto con il Libano,” aggiunge Marco Santi. “Lavoriamo all’interno di una grande chiesa in costruzione, maggiore per metratura alle basiliche ravennate. Operiamo in équipe, con più figure professionali specializzate, perché il mosaico non è più un rivestimento o una decorazione, ma diviene tridimensionale grazie all’apporto della scultura.
Questa ricerca artistica si è anche concretizzata nella mostra Scultura e Mosaico allestita nel 2017 al Museo Nazionale di Ravenna. Ravenna con continuità deve preparare artisti del mosaico. Ed è per questo,” continua Marco Santi, “che con la mia impresa cerco di selezionare ragazzi dalle scuole d’arte e dall’università per inserirli nella nostra bottega. Un luogo simile a quelle botteghe rinascimentali, dove regna la creatività, lo stile, la sensibilità, il confronto, per fare dell’arte del mosaico non solo una professione rigorosa e qualificata ma anche una passione artistica legata al presente.
Il lavoro che facciamo nelle chiese, negli ambienti urbani, sulle impalcature, ci porta lontano dall’essere artigiani. Il mosaico deve correre, spaziare, raccontare le architetture. Il mosaico è colore, è luce.” Pertanto, l’impresa di Marco Santi, in rete con le altre imprese della Confederazione Nazionale dell’Artigianato, è in continua crescita. Anche grazie all’impiego di personale altamente specializzato, formatosi in Università e Accademie.
“La mia professione ibrida non è quella dell’artista puro,” prosegue. “Accanto alla costante concentrazione nel conservare e accrescere la grande eredità ricevuta, la mia personale ricerca di nuovi modi espressivi non si è mai fermata portandomi su un percorso autonomo. Dirigendo il Gruppo raggiungiamo livelli di eccellente produzione artistica, realizziamo opere che rimangono nella storia. Fare arte non mi fa dimenticare di avere un’impresa.
Ciò che ho imparato dagli storici maestri del Gruppo Mosaicisti è puntare al massimo, curare la qualità del materiale ed essere aggiornato sulle nuove tecnologie. Se un artista vive di emozioni ma non padroneggia la tecnica questo potrebbe essere un problema, ugualmente vale per l’artigiano che impiega la sola tecnica senza trasmettere emozioni. Nella mia bottega questi aspetti si incontrano. Per questo riceviamo commissioni che richiedono un certo livello culturale, artistico e un’alta conoscenza tecnica e progettuale per l’arte musiva.”