Un quadro più preciso ce lo fornisce Marco Montemaggi, Heritage Marketing Advisor e tra i massimi esperti in materia. “Oggi le modalità con cui si fa turismo,” racconta “si stanno modificando rispetto all’approccio del secolo scorso, quando i turisti erano alla ricerca prima di ogni altra cosa di una vacanza riposante e divertente, magari con un buon rapporto qualità prezzo.
I turisti del XXI secolo cercano, anche in vacanza, di coltivare i propri hobby, le proprie passioni sportive e culinarie. È il turismo tematico nel cui sedime si inserisce il turismo industriale, ovvero la visita a luoghi di architettura industriale, ai musei d’impresa, agli archivi e ai siti di archeologia industriale. Un turismo in crescita soprattutto grazie ai visitatori internazionali, che così scoprono un territorio, un paese da una prospettiva del tutto nuova.”
In Italia, negli anni Novanta, sono stati aperti i primi musei d’impresa. E nel 2001 si è costituita l’associazione Museimpresa, che oggi annovera – tra musei e archivi digitali – aziende come Olivetti, Pirelli, Lavazza, Ferrari e Barilla. Ma anche Piaggio, Alfa Romeo e Richard Ginori. E negli ultimi quattro anni 5,8 milioni di italiani sono entrati in un museo, in un archivio d’impresa o in un sito archeologico industriale (fonte: Osservatorio sul Turismo Industriale).
“L’Italia oggi è uno dei luoghi in Europa, forse del mondo, con la più grande concentrazione di musei e archivi d’impresa,” continua Marco Montemaggi. “La sola associazione Museimpresa conta fra i suoi soci più di cento istituzioni. Soggetti culturali veri e propri che non solo promuovono il loro brand ma, al contempo, sono testimoni di una cultura che travalica la stessa azienda coinvolgendo nella narrazione l’intera area in cui opera. Gli archivi e i musei d’impresa sono depositari di una cultura ‘del fare’ più ampia che esprime la conoscenza artigianale. Che spesso si fa tecnica, di un territorio, la qualità e l’esperienza del lavoro delle persone, delle invenzioni e dei brevetti prodotti.”
In questo territorio esperienze di turismo industriale propriamente dette, sostanzialmente, non ce ne sono. “Questo purtroppo è vero e il convegno sul turismo industriale che si è svolto al Misano World Circuit,” evidenzia Marco Montemaggi, “lo ha confermato. A differenza della vicina Emilia, la Romagna non ha un numero rappresentativo di archivi e musei d’impresa. Per questo stiamo lavorando da anni con il Misano World Circuit all’archiviazione e alla valorizzazione della sua storia, dando vita a tante attività di heritage marketing. Come il primo libro che ne ripercorre i 50 anni di storia dal titolo MWC 50 anni di corse 1972-2022. Abbiamo anche prodotto due mostre fotografiche. Una sul circuito e un’altra sulla Romagna motoristica. Due cortometraggi storici ed eventi come il convegno sopra citato.”
Negli ultimi anni, dunque, il Misano World Circuit si è distinto sempre più come luogo di elezione di eventi, non solo motoristici, che affondano le radici nel dna di questa terra.
“Per noi è stato fondamentale il lavoro di squadra fatto per definire il piano di sviluppo dell’impianto,” racconta Andrea Albani, Managing Director del circuito. “Un masterplan con cui indirizzare gli investimenti in risposta all’evoluzione delle esigenze del mercato. Il motorsport è in forte mutamento: dobbiamo accompagnarlo con risposte tempestive che si allarghino all’entertainment con una visione green del fare impresa.” Tanto che la FIA ha certificato ‘3 Stars’ il Misano World Circuit riconoscendogli il massimo livello di accreditamento ambientale. E consegnandogli il Premio Ambiente FMI, confluiti nel programma Misano Green Circuit.
“Il nostro obiettivo,” sottolinea Albani, “è quello di mettere a punto un grande parco del motorsport che veda protagonisti imprese e appassionati. Il circuito si è trasformato. Qui oggi sono stabilmente attive 16 imprese, che generano flussi e incrementano l’offerta complessiva di servizi e prodotti, con esperienze più complete e attrattive. Senza dimenticare il mondo a noi più vicino. È nato il centro federale FMI e si è affermata la scuola ITS per la formazione della nuova generazione di meccanici e preparatori.”
Si tratta di un lavoro costante che s’innesta nell’heritage motoristico di questa terra e che progressivamente evolve. “Per interpretare il futuro,” prosegue Albani, “dobbiamo comprendere e valorizzare lo straordinario passato che in Emilia-Romagna ha visto nascere la Motor Valley e la Riders’ Land.
Seguendo le logiche dell’heritage marketing abbiamo iniziato a lavorare con l’Università di Rimini e con Marco Montemaggi a un progetto sul motorsport territoriale. Raccogliendo fotografie, grafiche, video e documenti che stiamo archiviando digitalmente per restituirli in chiave di experience a fan e turisti che vengono in riviera e nel nostro circuito. Quello che abbiamo realizzato per il 50° anniversario è un libro rigenerativo che testimonia l’immenso patrimonio motoristico di questa terra che oggi è possibile vivere come esperienza. Attraverso visite guidate alla scoperta del circuito e del nostro distretto con mostre e percorsi immersivi nei luoghi iconici dell’autodromo.
(continua…)