Alessandro Catrani e i suoi scatti di memoria

di Milena Massani, foto Riccardo Gallini
Fermare Il Tempo, una Passione Di famiglia
Il collezionismo per lui è “una ragione di vita stupenda, è stare in un castello incantato orientato verso il passato. Mi aiuta a recuperare dallo stress e dalle fatiche della mia professione di avvocato penalista,” racconta entusiasta lo studioso Alessandro Catrani, che ogni giorno dedica del tempo ai suoi cimeli, approfondisce, studia, e “con le lenti Zeiss scopro particolari incredibili nascosti nelle mie foto. Sogno quelle epoche lontane e mi entusiasmo ancora con lo stesso fervore.”

A far scaturire in Alessandro Catrani questa passione è stata decisiva la figura del nonno paterno. “Collezionava francobolli antichi, ne possedeva tantissimi,” racconta. “Mi portava sempre al Circolo Filatelico di Rimini, di cui era socio fondatore. E quel mondo, insieme alla incredibile personalità di mio nonno, Aldo Catrani, celebre dermatologo riminese, esercitò su di me una forte attrazione.

Insieme passavamo molte ore,” prosegue. “Lui con pazienza e amore mi spiegava tutto sui francobolli. Il nonno non buttava via nulla. Era un accumulatore e ordinava tutto, comprese le carte veline siciliane che all’epoca avvolgevano le arance.” Alessandro però si sente più attratto dalla storia locale che dai francobolli. Così decide di documentarsi sulla possibilità di trovare e acquistare libri antichi sulla storia di Rimini, fino a raccoglierne in gran quantità. 

“Nasco prima come bibliofilo che come collezionista,” precisa Alessandro Catrani. Poi un giorno scatta le coup de foudre. “Mi imbatto in un bell’album di foto di Rimini degli anni Venti e da lì è iniziato un amore che ancora mi accompagna.”

Il periodo storico di suo interesse va dalle origini della fotografia, metà Ottocento, fino alla Seconda guerra mondiale. “Questo è quello più antecedente alle mie radici familiari, l’età del mio bisnonno Baldassarre prima e di mio nonno Aldo poi. Attraversa tre fasi meravigliose: la Belle Époque, i Ruggenti Anni Venti e, poi, gli Anni Trenta.”

I materiali che possiede sono tutti inventariati e organizzati, per lo più per generi e materie, pronti per la consultazione. Li conserva in ambiente deumidificato e salubre. “La collezione conta circa 30.000 pezzi fra foto, cartoline, manifesti, libri e documenti. E riguarda Rimini e dintorni.” Nel dicembre 2014 la rivista nazionale Il Fotografo, data l’importanza del suo ‘tesoretto’ di oltre 30.000 foto originali, gli ha riservato un’ampia intervista.

Per implementare la raccolta partecipa a aste, fiere, mercatini. “È una passione che coltivo da solo, fra collezionisti non c’è simpatia ma antagonismo.” 

Un pezzo a cui è più legato non c’è, gli piace pensare “che sia quello che devo ancora trovare e che forse non esiste se non nella mia fantasia.”

Alessandro Catrani ha scritto un centinaio di articoli, pubblicato quattro volumi, da ultimo Gli anni dell’incanto per Panozzo editore, perché “l’evoluzione sana per un collezionista, un bimbo con la sua inaccessibile stanza dei giochi, è sentire il bisogno di condividere, di trasmettere questa eredità affinché resti viva. Non è un passaggio semplice. Io ho rotto quel ghiaccio nel 2004 con il libro Anni 20…che passione. Ora gioisco nell’arrivare al pubblico mostrando le mie chicche più belle che non potrebbero mai vedere altrove, una forma di altruismo che mi restituisce comunque in qualche modo gratificazione.”

La collezione di Catrani annovera 30.000 pezzi fra foto, cartoline, libri e documenti, dalle origini della fotografia a metà Ottocento, alla Seconda guerra mondiale. “Nasco come bibliofilo poi scatta le coup de foudre. Mi imbatto in un album di foto di Rimini degli anni venti e da lì è iniziato un amore che ancora mi accompagna.”
La collezione di Alessandro Catrani annovera 30.000 pezzi fra foto, cartoline, libri e documenti, dalle origini della fotografia a metà Ottocento, alla Seconda guerra mondiale.
Con tutto questo patrimonio composto in modo certosino nel corso dei decenni, dar forma a un museo privato “è il mio grande sogno, mai dire mai.” In futuro la sua collezione gli piacerebbe andasse “in mano a un mio clone, con quarant’anni di meno, ma non ho figli. Qualcosa però mi inventerò.”
Pubblicato su XX IN Magazine XX/XX, chiuso per la stampa il XX/XX/XX

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