Raffaello Bellavista talento multiforme

di Roberta Bezzi
Raffaello Bellavista dalla musica classica al crossover
Nato a Lugo di Romagna nel 1992, ma cresciuto a Voltana fino ai 12 anni, si è poi trasferito con la famiglia sui colli di Brisighella dove ha il suo studio. Anche se è spesso in viaggio, appena può ritorna nella quiete della sua terra per rigenerarsi.

Baritono, pianista e compositore: tre talenti che convivono in Raffaello Bellavista, artista capace di spaziare dalla classica al crossover. Tanto che, in un solo concerto, riesce a iniziare come pianista, a continuare con una parte lirica, per finire con alcune sue composizioni. 

La sua musica è distribuita sulle principali piattaforme digitali con oltre due milioni di streaming. Tiene corsi, masterclass, pubblicazioni, ricopre il ruolo di direttore artistico per diversi festival e iniziative culturali sia in Italia che all’estero e collabora con personalità dello spettacolo e della cultura. Nel 2022 si è guadagnato il Premio Eccellenza italiana e, di recente, è stato tra i pochi cantanti lirici a essere ammesso al prestigioso e innovativo corso Cantante 4.0 al teatro Comunale di Ferrara, diretto dal maestro Leone Magiera. 

D. La musica, un dono di famiglia o una scoperta personale?

R. “Entrambe le cose. Da un lato, i miei genitori che sono insegnanti di italiano mi hanno fatto crescere in un contesto dove si respirava l’amore per questa arte: mia madre è anche cantante lirica, e mio padre ha aperto un negozio di dischi ed è stato tra gli organizzatori dei primi concerti di Renato Zero al Baccara di Lugo. Dall’altro, verso i 5 anni ho sentito in un saggio L’uomo ragno, una melodia che mi è così piaciuta da spingermi a iscrivermi a una scuola di pianoforte. Non sono mai stato forzato dai miei genitori, anche quando ho cominciato ad avere i primi risultati.”

D. Qual è stato il momento in cui ha capito che la musica poteva diventare il suo futuro a livello professionale?

R. “Al termine del dottorato dopo gli studi di pianoforte al conservatorio. Ho iniziato con l’insegnamento a 26 anni e avrei potuto proseguire ma un manager conosciuto in riviera mi ha fatto fare il salto di qualità grazie al buon esito dei miei primi concerti. Così, da libero professionista, piano piano sono riuscito a crearmi una programmazione annuale di performance ed eventi a cui partecipare.”

D. La sua specificità è essere cantante lirico, pianista e compositore. Ma ha mai pensato di spingersi di più in un’unica direzione?

R. “Nel corso degli anni c’è qualche insegnante che ci ha provato, ma ho preferito restare fedele alla mia natura di artista ‘atipico’ che propone interpretazioni personali e innovative del repertorio ‘colto’, sia pianistico che lirico, rielaborando brani celebri e scrivendo composizioni che uniscono sonorità classiche alle atmosfere contemporanee.”

D. Per questo ha un atteggiamento critico nei confronti del mondo accademico?

R. “Sì. Se i giovani stanno lontani dalla musica classica, il problema è del mondo classico. Ai tempi di Mozart e Beethoven i concerti erano caratterizzati da un programma molto più variegato con ospiti e colpi di scena in grado di coinvolgere il pubblico e di attirare anche i più giovani. Il concerto non era così liturgico come oggi, dove non bisogna ‘sgarrare’ di una nota. Per quanto mi riguarda, credo nella connessione artista-pubblico, fondendo la musica classica con brani celebri pop, come faceva del resto Pavarotti con il Pavarotti & Friends.”

D. Lei ha incontrato pregiudizi in tal senso?

R. “Sì. Già dai tempi del conservatorio, pur avendo voti altissimi, ero visto come la pecora nera tranne che dai miei insegnanti di strumento che avevano una visione moderna. Poi con il tempo, vedendo il pubblico aumentare ai miei eventi, sono stato sempre più apprezzato e anche imitato. I miei concerti sono freschi. Per esempio, al teatro Alighieri di Ravenna, ho mescolato brani romagnoli e tanghi, mentre alla discoteca Pineta di Milano Marittima ho cantato l’inno nazionale lirico nella sera di Halloween. Per qualcuno sarebbe blasfemo, ma bisogna saper osare.”

D. Qual è il concerto o evento che più l’ha emozionato?

R. “Ricordo quando al Gran Premio di ippica a Merano ho cantato il Nessun dorma da baritono davanti a 10.000 persone e in presenza del sottosegretario di Stato. Ma potrei citare anche il concerto per i 25 anni della morte di Senna, l’apertura a Imola della prima tappa italiana della celebre gara automobilistica Le Mans Series in diretta mondiale al fianco di Michael Fassbender…”

D. Il suo sogno nel cassetto?

R. “Portare la musica classica in grandi eventi che oggi riescono a fare solo i grandi artisti del pop o del reggaeton. Dopo Pavarotti nessuno ci è più riuscito. Mi piacerebbe anche creare un importante evento di contaminazione e di bel canto. La musica italiana si presta molto ed è un peccato che oggi con la lingua italiana si faccia solo rap, mentre il canto lirico e il pianoforte possono essere la base di un nuovo Rinascimento italiano.”

Raffaello Bellavista talento multiforme
In apertura e in questi scatti, Raffaello Bellavista, conosciuto per la sua carriera unica e innovativa sia come pianista che come cantante lirico.
Raffaello Bellavista talento multiforme
Pubblicato su XX IN Magazine XX/XX, chiuso per la stampa il XX/XX/XX

Condividi l’articolo: