Nando Cecini, icona di conoscenza

di Silvia Sinibaldi, foto Laura De Paoli
La sua Pesaro Tra storia, ricerca, Cultura E identità
Ci sono case in cui entri in punta di piedi come in un sogno o, meglio, come in una bolla di sapone, prestando attenzione a non appoggiarti alle pareti per non farle esplodere. Case piene di storia, in un cui l’accoglienza ti avvolge e una voce piena di calore ti fa accomodare in un divano colorato, tra libri che diventano pareti, sculture, sedili, macchie di colore e segni di sapere.

Dove c’è il mare non molto lontano e la voce di Nando Cecini che ha cadenze di montagna. Lui è uno storico che ha fatto scuola nel corso dei suoi 86 anni di vita, portati con la leggerezza di un foulard di seta legato al collo. E che ha fatto della somma delle sue passioni – vale a dire la storia della letteratura delle Marche e la storia dei viaggiatori che hanno conosciuto la nostra regione – un’intensa attività di ricerca storica, con un occhio attento e affettuosamente partecipe in particolare verso la città di Pesaro.

Tra saggi, volumi e curatele, parliamo infatti di oltre 90 libri e l’elenco è impossibile. Per citarne qualcuno: Giuseppe Picciola: una biografia intellettuale, Le parole e la città: guida letteraria delle Marche. Ma di guide letterarie ne ha scritte su Pesaro, Fermo, Recanati e Ancona. L’ultima fatica: Guida letteraria di Pesaro e dintorni per Il lavoro editoriale.

Ci sono poi i tanti riconoscimenti che gli sono stati tributati, a partire dall’essere apprezzatissimo socio dell’Accademia Raffaello di Urbino. La nomina di Pesarese Illustre conferitagli dal sindaco Matteo Ricci. E poi Orgoglio Pesarese dall’Associazione Nazionale Alpini sezione di Pesaro. E ancora il Premio Adriatico ‘Un mare che unisce’ fino al titolo di Cavaliere della Repubblica. È anche presidente dell’Associazione Ad Astra dove, insieme alla figlia Angela, è impegnato in un’attenta e proficua promozione della cultura in tutte le sue accezioni.

Nando Cecini è così diventato l’icona di una conoscenza che ha la gioia di essere condivisa, di un lavoro sereno e puntuale, fatto di studio, confronti e amicizie che porta strette nell’anima. Vuole ricordarli i suoi amici: Gianfranco Sabbatini, Valerio Volpini, Emidio Bruni, Giovanni Venturi, Arnaldo Forlani, Evio Tomasucci. E poi ferma l’elenco temendo di dimenticare qualche nome che resta inciso nel cuore ma è tradito dalla memoria. Ed è sempre qui a Pesaro che Cecini trova anche l’amore: Paola, la donna della sua vita, una vita intera. Poi l’amore di due figlie, Angela e Caterina, che, quando Paola se ne è andata, hanno lasciato le loro abitazioni e sono tornate a vivere con lui. Di questo tessuto di sentimenti, umanità e condivisione, è fatta l’atmosfera della casa del professor Cecini, che si racconta dirigendo lo spartito con un sorriso stampato in volto. 

“Studiavo al liceo Gallio di Como,” racconta riavvolgendo il nastro delle sue memorie. “E avevo un professore somasco, Giovanni Battista Pigato, che dopo Pascoli è stato l’unico italiano a vincere la medaglia d’oro al Certamen Poeticum Hoeufftianum (prestigioso premio letterario di poesia in lingua latina, Ndr.) di Amsterdam. Gli devo molto per la mia formazione, per il rigore e precisione che mi ha insegnato.”

Poi chiusa l’esperienza liceale, Cecini sceglie l’università Cattolica e va a Milano. Si iscrive a Giurisprudenza, supera regolarmente gli esami ma sente già che studio legale e tribunale non sono nel suo Dna. Muove i primi passi nel mondo del giornalismo con collaborazioni culturali al Corriere della Valtellina. Un ambiente che lo stimola, in cui dimostra talento e capacità. “Mi consigliarono di frequentare la Scuola di giornalismo dell’Università di Urbino, e così sono approdato nelle Marche.” Con la laurea in Giurisprudenza nelle tasche.

Sono gli anni Sessanta, anni di fermento intellettuale. Sotto i Torricini, nei sali e scendi delle vie dell’Urbino universitaria si muovono personaggi straordinari come Carlo Bo, Cesare Questa, Neuro Bonifazi. E ambienti affascinanti come quelli della Scuola del Libro.

Un mondo di conoscenze orizzontali. “Andavi al bar o a pranzo,” racconta Cecini con l’aria assorta di chi rivede con chiarezza le cose di cui narra, “e non c’era differenza fra studenti e docenti. Si partecipava a conversazioni interessanti, si imparavano cose nuove, le idee ribollivano seppure talvolta in un sano ozio rinascimentale.”

Ci si innamorava anche. “Era l’8 gennaio del 1960 e con un amico eravamo seduti al bar Basili. Non lontano da noi due ragazze. Ci siamo avvicinati offrendo loro un aperitivo. Non so come, ma siamo arrivati a parlare di canzoni e io a un certo punto ho sussurrato a Paola: ‘Vogliamoci tanto bene’. Il pomeriggio al cinema, poi giorni di passeggiate e chiacchiere senza fine e da allora non ci siamo più lasciati.”

Poco dopo arriva la stagione dell’insegnamento che lo porta in varie scuole della Provincia. Ricorda l’Alberghiero e due amici incontrati lì: Paolo Teobaldi e Goffredo Pallucchini. Insegna diritto ma la sua passione resta la storia. Il suo esordio assai brillante sulle tracce di Scevola Mariotti e Antonio Brancati. “Per gli studi storici Oliveriani,” racconta Cecini, “ho partecipato alla ricerca che ha portato alla datazione certa del quadro di Savoldo che nel 1502 era custodito nella chiesa di San Domenico a Pesaro.” Segue una importantissima collaborazione al volume Storia d’Italia pubblicato da Einaudi nella sezione Marche diretta da Sergio Anselmi, dove Cecini impose un taglio originalissimo alla sua ricerca, declinando le Marche come metafora letteraria

Tra i progetti futuri, c’è quello di integrare la bibliografia di Pesaro con quella di Zicari che si è fermata agli anni Cinquanta, e altre iniziative che per il momento non intende rivelare.

C’è una simbiosi tra Cecini e territori che non riguarda la ricerca né la condivisione del Genius loci, quanto invece di tutto ciò che di un luogo costituisce lo spirito, le radici, l’identità del suo popolo. “Heimat è un vocabolo tedesco difficile da tradurre in italiano,” spiega. “È un sentimento che ti accompagna ovunque tu vada e così per me Pesaro è diventata heimat.” Come dire Pesaro è diventata un mondo e una identità.

C’è molta poesia nella storia raccontata da Nando Cecini, in particolare quando parla di letteratura, di viaggio, di luoghi visti da occhi stranieri, ma a ben guardare Cecini fa di più: scrive lui stesso brevi poesie, una griglia di versi chiamata Taiku.

(continua…)

Nando Cecini, icona di conoscenza
In queste foto, il professor Nando Cecini. Qui sotto, insieme alla moglie Paola, poi con le figlie Angela e Caterina.
Nando Cecini, icona di conoscenza
Nando Cecini, icona di conoscenza
Rigida metrica di ideogrammi tradotti in occidente in versi quinari e settenari, in un gioco intorno al numero 31. Prende una piccola agenda con la copertina di cuoio, vissuta e corposa e legge uno dei suoi Taiku. Così arriva l’ennesimo regalo, un’altra sorpresa uscita dal cilindro del professore

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