Stefano Montefiori: vittorie e amore levriero

di Alessandra Albarello
L’eleganza levriera dagli occhi di Stefano Montefiori
Nel 1904 Gabriele D’Annunzio possedeva ben 39 cani, tra cui molti Levrieri Greyhound, che chiamava ‘musi lunghi’ o ‘veltri’, un termine già utilizzato nell’antichità anche da poeti e scrittori, tra cui Ariosto e Dante, per definire questi animali particolarmente veloci. Il ‘vate’ li declamava spesso nei suoi versi e negli anni Trenta del Novecento aveva perfino fatto costruire al Vittoriale un canile e un’area dedicata a loro. Le origini di questi cani eleganti, dalle linee sinuose e svettanti si snodano tra Oriente e Occidente, risalendo a molto tempo addietro, tanto che vengono spesso identificati con i cani dei Faraoni. Nel Cinquecento fu poi la Regina Elisabetta I d’Inghilterra a invaghirsene perdutamente, tanto da decidere di codificare le prime regole del coursing. Non è quindi un caso che appaiano spesso nelle antiche stampe inglesi e che un tempo fossero considerati appannaggio dei nobili.

Stefano Montefiori di Casa Montefiori a San Romualdo, riconosciuto da Enci (Ente Nazionale Cinofilia Italiana), li ha ‘incontrati’ nel 1974. E non è più riuscito a separarsene, nel vero senso della parola. Tanto che non vuole essere definito allevatore, un termine per lui troppo riduttivo.

“Sono stato subito attratto dalla loro bellezza sconvolgente, dalle linee armoniose del corpo, dalla potente struttura muscolare funzionale alla corsa. Mi piace poi il loro carattere dolcissimo, fiero, riservato e un po’ permaloso. Non potrei mai amare un cane sottomesso, come del resto non amo le persone con un atteggiamento simile nella vita. Con questi cani il rapporto è quindi alla pari, non accettano un ruolo subalterno ai padroni, è insito nel loro Dna.”

Affinità elettive, dunque. “Qui in Romagna, prima della guerra, le famiglie benestanti possedevano il cavallo da calesse più veloce. Oppure questi cani. Le prime volte che li portavo in centro a Ravenna gli anziani, quando mi incrociavano, mi dicevano: ‘A sti chén, quând a sera zovan me, j daseva da magnèr nénca al j’öv’. (‘A questi cani, quando ero giovane io, davano da mangiare anche le uova’).”

E poi a Casa Montefiori è nato lui, Leopoldo. “Forse il cane italiano più titolato al mondo”, prosegue con orgoglio Stefano Montefiori . “A soli 16 mesi ha vinto il Campionato Mondiale a Copenaghen… Dei miei cani, sei sono diventati campioni del mondo, cinque campioni europei. Ventidue campioni italiani, una decina campioni internazionali. Ho vinto diverse volte a Montecarlo e in altre manifestazioni minori, ma il mio obiettivo è riuscire a vincere in Inghilterra.”

Le caratteristiche fisiche di questi cani rispettano degli standard estetici ben precisi, codificati in Inghilterra nell’Ottocento. Questi standard consistono soprattutto in proporzioni muscolari estremamente armoniche. Un collo lungo che esce dalle spalle e il loro manto non deve essere mai di tre colori. L’altezza di un esemplare adulto è di circa 70-75 cm e il peso può raggiungere i 50 kg.

“Un tempo venivano utilizzati dai nobili per una caccia ludica, non certo di sussistenza. Una sorta di divertissement, per cui è importante farli correre regolarmente per mantenere allenati i loro muscoli. Sono i cani più veloci in assoluto e possono raggiungere anche 70 km all’ora. Il loro record è stato addirittura di 83 km tanto che fino a qualche tempo fa esistevano diversi cinodromi dove venivano organizzate gare di corsa. Paradossalmente però sono tendenzialmente pigri, amano le comodità e starebbero quindi tutto il giorno distesi sul divano.” 

Attualmente esistono dei luoghi protetti e sicuri, organizzati magari dagli stessi proprietari, dove possono esprimere la loro indole praticando coursing e racing. Mentre Stefano Montefiori ogni giorno li porta a ‘sgambare’ in campagna o sulla spiaggia. Essendo la crescita molto rapida, un’attenzione particolare deve essere dedicata all’alimentazione dei cuccioli. “In pochi mesi passano da 3 etti circa a 30 kg. Perciò io li alimento con un mangime specifico per cuccioli, mezzo bicchiere di latte di capra tutte le mattine perché è ricco di calcio. Carne e in alcuni casi anche olio di fegato di merluzzo.”

Stefano Montefiori: vittorie e amore levriero
In apertura e qui sopra, Stefano Montefiori insieme al premiatissimo Leopoldo. Sotto, due levrieri di Casa Montefiori.
Stefano Montefiori: vittorie e amore levriero

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