Rocca di Ravaldino, testimonianza di Caterina Sforza

di Dolores Carnemolla, foto Andrea Bonavita
rivive il luogo simbolo della signora di forlì
Forlì riscopre e continua a celebrare la memoria di Caterina Sforza: Leonessa di Romagna, Tigre di Forlì, Nobile guerriera. Appellativi che riflettono la personalità combattiva di questa figura storica – vissuta tra Medioevo e Rinascimento – celebre per il suo abile governo, la determinazione, la curiosità e l’intelligenza.

Dalla riapertura della Rocca di Ravaldino al Festival Caterina Sforza diretto da Eleonora Mazzoni. Sono molte le opportunità offerte per esplorare la memoria di Caterina e le sue influenze nella città. Al centro dell’attenzione c’è infatti la sua figura anticonformista che, a distanza di cinque secoli, continua a offrire stimoli e suggestioni per esplorare la cultura, la storia e l’arte del nostro territorio.

A Forlì già da qualche mese è possibile visitare un luogo indiscutibilmente legato non solo alle vicende storiche della città e della Romagna ma anche alla vita di Caterina. Dopo una lunga attesa e un restauro conservativo, lo scorso aprile cittadini e turisti hanno potuto scoprire – o riscoprire – la Rocca di Ravaldino. Un sito storico esistente ben prima dell’arrivo della giovane nobile a Forlì.

Le mura e le torri testimoniano il ruolo difensivo nel corso dei secoli, e la posizione elevata offre anche viste panoramiche sulla città. Attirando turisti interessati alla storia, all’architettura medievale e alle vedute panoramiche o semplicemente desiderosi di una nuova esperienza. Oggi la Rocca è visitabile gratuitamente il sabato, la domenica e giorni festivi, dalle 10 alle 19:30.

Caterina Sforza ha giocato un ruolo fondamentale nella fortificazione della Rocca di Ravaldino durante il suo dominio. Come signora di Forlì e Imola, Caterina aveva infatti bisogno di una fortezza sicura per proteggere sé stessa e la sua famiglia dalle numerose minacce, sia interne che esterne. La Rocca di Ravaldino fungeva anche da punto strategico per il controllo militare della città e del territorio circostante. Rafforzarla significava consolidare il suo potere e l’autorità sulla città, dimostrando altresì la sua capacità di governare e di proteggere i suoi territori. Una fortezza imponente e ben difesa era anche un simbolo di potere e di determinazione.

Durante il suo governo, Caterina si trovò infatti in conflitto con potenze esterne. Come lo Stato Pontificio e i Borgia. La Rocca le permetteva di resistere meglio agli assedi e di mantenere la sua posizione contro nemici potenti. 

Caterina difese personalmente e valorosamente la Rocca di Ravaldino contro le truppe papali di Cesare Borgia. Ancora oggi questo luogo ci riporta tangibilmente alle complesse vicende politiche e militari che hanno segnato la storia di Forlì, non senza rilasciare anche un’eco intrisa di mistero e leggende. Quel che è certo è che, assediata nel dicembre 1499, la Rocca di Ravaldino cadde il 12 gennaio 1500 per mano di Cesare Borgia. E Caterina Sforza fu condotta a Roma, prigioniera del Papa.

Oggi, nel lato sud della Rocca, è ancora visibile un grande stemma dei Borgia, proprio nel punto in cui Cesare Borgia fece praticare la breccia che gli consentì la conquista. Passeggiando nei giardini della Rocca, tra visite guidate, spettacoli e rievocazioni storiche, è impossibile non immaginare le atmosfere del passato. L’ombra di Caterina sembra aleggiare con spirito protettivo e guerriero. 

La sua storia inizia con un cognome che, sebbene sia diventato sinonimo di potere e nobiltà, in realtà era originariamente solo un soprannome: ‘Sforza’. Fu dato al suo bisnonno Jacopo Muzio Attendolo di Cotignola, che lasciò la famiglia per diventare un coraggioso soldato di ventura, capace di distinguersi per forza e onore. Caterina nacque nel 1463, forse a Milano o a Pavia, figlia illegittima di Galeazzo Maria Visconti e Lucrezia Landriani.

Cresciuta a corte, portava nel sangue la sua discendenza romagnola. Il destino di questa donna si compì in Romagna, dove diventò Signora di Imola e Forlì, e Contessa di Forlì, in virtù di manovre politiche e strategie di potere. Caterina Sforza fu una donna audace, determinata, temuta e amata. Dotata di grande intelligenza e passionalità, le cui vere sembianze restano però un enigma perché lei non volle mai farsi ritrarre in vita.

(continua…)

Rocca di Ravaldino, testimonianza di Caterina Sforza
In queste immagini, la Rocca di Ravaldino animata dalle associazioni di rivisitazione storica in occasione della sua riapertura.
Rocca di Ravaldino, testimonianza di Caterina Sforza
Rocca di Ravaldino, testimonianza di Caterina Sforza
Le dicerie sul suo conto erano vietate – pena la tortura a morte – e perfino prima di morire perseguì questo desiderio di discrezione: non volle nessuna lapide sulla sua tomba, oggi perduta. La Rocca di Ravaldino rimane la testimonianza più potente della sua forza di indomita guerriera.

Condividi l’articolo: