Si avverte subito che Roberta Fabbri, docente di formazione professionale e imprenditoriale, consulente di direzione aziendale, sarebbe nata per trasporre la propria frizzante creatività nell’arredo di case e ambienti. La sua vita, però, ha preso un altro corso.
“Ma anche impegnarsi nella soluzione dei problemi aziendali per il conseguimento di precisi obiettivi,” afferma, “richiede creatività. Pur rispettando l’anima di ogni organizzazione, mi stimola cambiarne la formula se ravviso che vi siano elementi superati. Da oltre vent’anni studio e applico un nuovo sistema di management di matrice anglosassone, portatrice di concreti risultati nelle aziende.”
Già, il lavoro! Un impegno fatto di rigore e passione, in cui Roberta Fabbri trasferisce la sua grinta dolce. Non è la cucina, dunque, il suo regno quotidiano. Nel suo doppio volume, da cui scende un ampio e prezioso lampadario di murano e in cui è il rosa antico che permea la visione cromatica del tutto, la casa è studio e abitazione (in cui vive con il compagno e, a periodi, con la sua unica e amatissima figlia).
Da dove partiamo per farci guidare in un insieme di ambienti che hanno nella ricerca raffinata, ma anche finemente particolareggiata, di mobili e suppellettili la loro identità più marcata? “Dal salotto,” dice senza ombra di dubbi la padrona di casa. “Rappresenta il mio desiderio di scambi umani,” aggiunge. “Qui ho raccolto mobili e oggetti antichi frutto di tante ricerche. Mi sono appassionata all’antiquariato sin da giovanissima e ho arredato questa casa in stile Napoleone III. Una scelta di leggiadria che rompe gli schemi tradizionali e mi rappresenta nella mia curiosità disciplinata ma anche anticonformista.”
Tende da filigrana, statuine leggiadre e fragilissime racchiuse in bacheca, cuscini come quadri, piccoli tavoli, separé, porte dipinte, bastoni da passeggio e una dozzina di preziosi ventagli francesi alcune dei quali incastonati nelle porte: ogni angolo seduce lo sguardo che s’interroga sulla loro storia. “Quello dei ventagli è un tema che mi appassiona,” racconta Roberta Fabbri. “Costituivano uno strumento di comunicazione non verbale. Esprimevano lo stato d’animo e le richieste che le signore avanzavano nei confronti dell’altro sesso. Ogni postura conteneva un messaggio. Ma anche la fattura, impreziosita da elementi d’oro e d’argento, diceva qualcosa del rango delle signore che li esibivano.”
Si diverte Roberta Fabbri a ricordare che, secondo alcuni dati storici, la sua casa un tempo è stata un bordello. E non per lasciare spazio a un qualunquistico perbenismo. È l’occasione per parlare di battaglie di genere: “Mi ispirano le parole di Simone de Beauvoir, paladina dei diritti delle donne. ‘Esistere è osare gettarsi nel mondo’, scriveva. Su questo ho intrecciato, pensato e realizzato diverse attività, che spesso mi sono costate fatica, anche da un punto di vista psicologico.”
Ed eccoci di nuovo al tema del lavoro. Lo studio è in alto, nella parte mansardata della casa. La luce, insieme alle immagini della Rocca Malatestiana come non si vede da nessun’altra parte, irrompe da nove lucernai che disegnano i contorni della solita eleganza ricercata.
Qui Roberta scrive (è autrice di saggi aziendali), pensa, produce quando il suo lavoro non la conduce nelle aziende di cui è consulente. “Quando lavoro amo la solitudine e il silenzio,” scandisce, “perché mi regala lucidità, sogno e leggerezza, da cui traggo l’ottimismo e la creatività. È qui che trovo le mie ispirazioni che traduco poi in corsi e convegni.”
Ma c’è nel suo curriculum di vita anche un’altra attività, che non è lavoro se non perché punta comunque a una produzione: la soddisfazione e il benessere di chi mostra dei bisogni. Generosa e vibrante non c’è richiesta d’aiuto che non la commuova: “Adoro aiutare i giovani, forti e fragili nello stesso tempo. Trasferire fiducia ed ottimismo per me è naturale.”
Ed eccoci sulla terrazza da cui lo sguardo si getta su una strada che taglia la città e sta dentro le mura dell’antica cerchia cittadina: “È il mio prediletto in estate e primavera. Qui ricevo tanti ospiti conversando davanti a un tè, un caffè, una cioccolata. Ma sempre serviti rigorosamente in tazze di porcellana francese o inglese e posaterie vintage,” aggiunge con la risata a gola spiegata, un po’ ironica e un po’ compiaciuta, che dice tanto di lei.
Ma c’è un posto segreto in questa grande casa dove anche il più piccolo dettaglio è stato oggetto di ricerca e studio? E qui la risata si fa più squillante: “Certo! Il bagno degli ospiti, dove ogni fregio floreale, che si dirama su ogni elemento, è un inno all’eleganza e alla raffinatezza. Chi viene invitato deve sentirsi accolto con grande importanza e rispetto. Confesso, tuttavia, che qualcuno ha mostrato un po’ di perplessità, stemperata poi dal divertimento dei commenti.”
(continua…)