Lì la 23enne pongista di Reda, allora poco più che adolescente, Carlotta Ragazzini, stava seguendo il suo percorso terapeutico per affrontare le conseguenze di un cavernoma midollare, manifestatosi quando aveva un anno e mezzo.
“Non so se quel momento è stata la mia sliding door,” dice. “Però è vero che alcune volte trovi le cose quando non le cerchi. Sono andata a vedere, attratta da quel rumore, ed è stata una folgorazione, un momento importante perché altrimenti non avrei pensato a questa prospettiva.
Non avevo mai fatto sport agonistico prima di allora e non conoscevo il tennistavolo. È stato tutto decisamente casuale.” Ma è stata la fortuna di Carlotta Ragazzini e dello sport paralimpico, non solo romagnolo ma anche nazionale che, quel giorno, senza ancora saperlo, ha trovato una campionessa.
“Quello che mi è piaciuto fin da subito del tennistavolo è il fatto di essere uno sport di confronto,” spiega. “Nel quale bisogna adattarsi alle più diverse situazioni. Poi mi piace perché quando ti alleni devi pensare tanto a come poi andrai a giocare la partita, come applicare quel che hai svolto in allenamento. Non è solo sport fisico ma spicca l’elemento concettuale.”
I primi allenamenti, il tesseramento con la società Sport è Vita, poi le prime gare e i primi grandi trionfi. L’ascesa di Carlotta è stata quella tipica dei campioni. Il riscaldamento in Italia con i tre titoli italiani a squadre. “Nel 2019 ho vinto i Campionati Europei di categoria, nel 2022 i Giochi Paralimpici Europei Giovanili in Finlandia, dove ho preso anche l’argento a squadre. Lo scorso anno, a Sheffield, agli Europei assoluti ho vinto il bronzo nella mia classe (Ndr, la 3 femminile) e il bronzo nel doppio misto.”
E quest’anno, alla sua prima Paralimpiade, è arrivato il bronzo, sotto gli occhi di mamma, zia, cugina e alcuni compagni di squadra del suo club, presenti nella capitale francese. “Adesso che sta passando il tempo da quella conquista sto cominciando a realizzare quello che ho fatto,” confessa Carlotta Ragazzini.
“Nell’immediato è difficile rendersene conto. Sicuramente sono sensazioni e ricordi che mi porterò dentro per il resto della vita. Ed è bello guardare la medaglia nella sua custodia: è in camera mia e guai a chi me la tocca,” dice ridendo.
La 23enne faentina – ha compiuto gli anni il 15 settembre – che a Parigi era testa di serie n. 4, si è arresa solo alla sudcoreana Yoon Jiyu in semifinale. “Con lei non avevo mai vinto e sapevo dunque che sarebbe stata una partita difficile.
Sono però contenta di come ho giocato, perché ho messo in pratica le cose che avevo imparato e provato in allenamento. Poi era la mia prima semifinale alle Paralimpiadi, la gara più importante della mia carriera: non era scontato riuscire a giocarla con il sangue freddo e la mente lucida. E fino all’ultimo ho cercato di vincere: non mi sono fatta bastare il pensiero che comunque, arrivata a quel punto, il bronzo era sicuro.”
A dare ulteriore entusiasmo a Carlotta è la consapevolezza del grande successo mediatico riscosso dalle Paralimpiadi, molto seguite sia dalle televisioni che dalla stampa nazionale e locale. “Di sicuro la copertura mediatica di Parigi è stata superiore a qualsiasi altra edizione precedente,” osserva.
“E il solo fatto di essere su Rai2 tutti i giorni era impensabile pochi anni fa. È stata una vetrina importante per tutto il movimento paralimpico, non solo per il mio sport. Ma soprattutto permette di lanciare e far cogliere un messaggio a tanti: se ce l’ha fatta lei o lui, perché non posso farcela io?
Qualcuno mi ha chiesto se con questa medaglia sono diventata testimonial di questo sport. Forse testimonial è un parolone, però se qualche ragazzino o ragazzina mi ha visto e ha pensato di cominciare a fare sport prendendomi come esempio mi fa piacere.”
Ora Carlotta Ragazzini, che tra un allenamento e l’altro passa la maggior parte del tempo al centro federale di Lignano Sabbiadoro, si dedica allo studio (è iscritta alla Facoltà di Lettere Moderne). E al suo hobby principale, la lettura. “Ho sempre un libro a metà che sto leggendo, soprattutto romanzi classici, gialli e thriller,” dice, e comincia a pensare alla prossima stagione e ai prossimi grandi impegni.
“Nel 2025 torno a Helsingborg, in Svezia, per gli Europei. Qui li avevo disputati già nel 2019 e poi parteciperò ai vari tornei internazionali, di cui però non ho ancora il calendario. E guardando un po’ più in là, nel 2026 ci sono i Mondiali in Thailandia.”
Altre conferme da cercare, altri sogni da inseguire.