Gilles Coffi Degboe

di Lucia Caselli, foto Gianmaria Zanotti
Buon vino, territorio ed emozioni: una vita da sommelier
“L’alchimia che unisce le persone intorno a un calice di vino è tutto. A distanza di tempo si può non ricordare l’etichetta o il nome della cantina, ma l’occasione e i compagni con cui si è condivisa l’emozione di un determinato vino non si dimentica. È questo potere del vino che mi ha affascinato fin dall’inizio, da quando ho cominciato a osservare l’effetto che faceva sui commensali.”

Gilles Coffi Degboe, 32 anni, cresciuto tra Bacciolino e Piavola di Mercato Saraceno, è un sommelier internazionale. Primo ambasciatore in Europa e nel mondo del Negroamaro nel 2019, ambasciatore dell’Albana nello stesso anno, costantemente sul podio nei master più importanti dell’Ais (Associazione Italiana Sommelier): Nero di Troia nel 2018, Soave nel 2019, Sagrantino nel 2020 e nel 2021.

Un sommelier viaggiatore dalla personalità croccante, come si definisce lui stesso, che sa raggiungere gli obiettivi con rigore e sacrificio. La sveglia del mattino per Gilles Coffi Degboe è puntata alle 4:30. Si immerge nello studio ben prima che il sole faccia capolino, accompagna il figlio maggiore a scuola, e via al lavoro tra studenti, cantine e ristoranti, per terminare la giornata come l’ha iniziata, ripassando.

 “Sacrificio è una parola che conosco bene fin da quando ero piccolo,” racconta Gilles Coffi Degboe. “Ho lavorato il doppio degli altri spesso ottenendo la metà, ma ho sempre continuato perché ero sicuro che col tempo i risultati sarebbero arrivati. Non mi importa se dormo 3 o 4 ore per notte, punto a un obiettivo e anche quando lo raggiungo non me lo godo. Posso essere felice, sì, ma non sono mai appagato al 100%. Sentirmi arrivato poi men che meno.”

La strada che lo ha condotto fino a qui è partita non a caso da una terra vocata al vino, la Toscana. “Ero molto giovane, lavoravo in un ristorante di amici di famiglia,” racconta, “e vedevo giornalmente i clienti che entravano seri, a volte anche cupi e tristi, e uscivano magicamente felici. Il segreto era la titolare, Francesca, che sapeva sempre quale vino accompagnare ai piatti ordinati.”

Lì, un giorno è successo l’inimmaginabile. “Fino a quel momento non avevo mai mostrato particolare interesse per il vino, ma ero sempre più coinvolto dall’effetto che aveva sui commensali. Vista la mia curiosità, Francesca mi presentò un calice di Nipozzano. Annusandolo sentii profumi, emozioni, ricordi di cui non conoscevo la provenienza.

All’assaggio mi esplose la testa: tutto quanto avevo pregustato con l’odore mi fu trasmesso al palato con un semplice sorso. Trovavo rispondenza e non sapevo come fosse possibile. Come facevo a conoscere quei profumi e soprattutto a sentirli così chiari in un bicchiere? Non avevo annusato un bouquet di fiori, ma del vino rosso.” 

Da quel momento inizia lo studio per Gilles Coffi. Capire il settore diventa la sua priorità, non c’è giorno che non pensi di imparare qualcosa di nuovo sulla bevanda di Bacco. Con passione legge libri, dà una mano nelle cantine, cerca di imparare a più non posso iniziando presto a rubare con gli occhi.

Arriva il momento di scegliere la scuola superiore e si indirizza all’Istituto Alberghiero di Forlimpopoli dove la sua professionalità lo porterà a lavorare nella cucina di Casa Italia alle Olimpiadi 2008 di Pechino e nella brigata di sala di chef stellati come Carlo Cracco.

Nel 2013 finalmente la chiamata dalla scuola in cui ha studiato: “Divento supplente del corso di Sala/Bar, caffetteria ed enologia. Mi convinco sempre più che voglio non solo lavorare con il vino ma anche trasmettere ciò che imparo ai più giovani, cosa che continuo a fare.”

Un anno più tardi è sommelier a tutti gli effetti e consulente della carta dei vini di sette locali tra Romagna e Umbria, dispensa consigli ai ristoratori sull’acquisto dei vini e suggerisce ai commensali quale bottiglia scegliere per rendere indimenticabile la serata.

Il sorriso è sempre compagno della sua dedizione e della sua professionalità. “Non è un di più, è la base. Il sorriso, il dare il buongiorno, sono l’abc di tutti i lavori, ma in particolare per fare il sommelier. È fondamentale,” dice “trasmettere empatia ed entrare in confidenza. Nessuno vuole farsi consigliare da un musone scortese.”

E di certo Degboe, con la sua vivacità, è l’opposto e insegna a non bere in solitudine: “per quanto mi riguarda le regole sono poche e precise: bere poco, spesso e mai da soli. Ciò che rende speciale il vino è il suo creare legami, come la musica, un intreccio di note che creano una liaison che si accorda con strumenti e voce.”

Non a caso parla di musica, considerato che lo scorso autunno ha collaborato con la cantante jazz Kelly Joyce, che lo ha voluto per registrare il singolo Male Male anticipando il progetto e album DeCanto portato avanti insieme al trombettista Fabrizio Bosso. “È stata una bella esperienza a cui spero di poter dare seguito, perché musica e vino per me vanno a braccetto,” sottolinea ancora una volta il sommelier.

Tra i progetti futuri c’è anche un libro autobiografico che potrebbe uscire già quest’anno: La mia vitae raccontata a mio figlio, in cui il sommelier cesenate rivive il suo percorso fino ad ora, esprimendo l’amore che nutre per i due figli. Nel frattempo, riprenderà la lavorazione di Duchessa Alba, la birra all’Albana secca prodotta per la prima volta nel 2020 in collaborazione con Mastro Birraio di Cesena e Tenuta Casali di Mercato Saraceno. “Purtroppo, l’albana è un vitigno bistrattato,” commenta, “in primis dai romagnoli che non lo valorizzano come dovrebbero. Questo progetto le ha dato nuova linfa.”

Gilles Coffi Degboe è un giovane sommelier internazionale con diversi titoli collezionati. Leggi l'intervista a Gilles Coffi Degboe – Cesena IN Magazine 01/22
Il sommelier e docente Gilles Coffi Degboe.
Gilles Coffi Degboe è un giovane sommelier internazionale con diversi titoli collezionati. Leggi l'intervista a Gilles Coffi Degboe – Cesena IN Magazine 01/22
Nonostante i titoli e una carriera in ascesa, Gilles Coffi resta con i piedi ben saldi per terra. “Mi definisco matto schianto, un sommelier di una volta che terminate le lezioni a scuola trascorre i suoi pomeriggi nelle cantine dei ristoranti o a visitare le aziende produttrici per far emergere il territorio, perché per me questo è il vino, un legame profondo con la terra.” All’improvviso il pensiero volge al futuro, Degboe si fa più serio e conclude: “Spero che il futuro mi riservi molto altro. Voglio fare tanto e lasciare un’impronta nel mio territorio, vorrei che l’Emilia-Romagna si ricordasse di me un giorno.”

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