“Ho composto circa 30 brani, sugli store ne sono presenti 11, altri 8 sono quasi pronti per nuove uscite,” svela mentre arpeggia.
“I miei testi sono a libera interpretazione. Ciò che desidero è instaurare un dialogo, se posso essere d’aiuto anche solo a una persona per me è una vittoria. Perché, come scrivo in un brano, siamo anime sole in mezzo alla gente.”
All’età di 3 anni i genitori gli hanno donato una batteria, per poi passare alla Bontempi, fino a conoscere il musicista jazz Nafta con cui ha studiato e abbracciato il pianoforte, suo strumento d’elezione, “col quale riesco a trascendere più emozioni.”
La passione per la musica gli è stata trasferita dalla famiglia: “Sono cresciuto ascoltando il rock, dai Genesis ai Queen. Attualmente ascolto Ultimo e i Linkin Park, artisti agli antipodi tra loro, ma ci sta! I generi che affronto, mescolandoli tra loro, sono il pop, l’indie e il rap, come nel brano Lasciami stare.”
Aaron ha iniziato a cantare da solo e ora tramite “l’Academy milanese che frequento mi sento stimolato e consigliato a fare sempre meglio da persone preparate, che lavorano con grandi artisti. Così come fondamentale è il rapporto con il mio produttore modenese.”
Quando porta live i suoi brani, Aaron desidera che le persone ascoltino il messaggio perché “la musica suonata è un linguaggio universale che può toccare le corde interiori di una persona. Sono legato a brani come Quando ti sei persa, Sigarette spente, Chiamami, Casa di specchi.
Quest’ultimo brano è interamente mio, è l’unico videoclip che ho girato e cantarlo è stata una vera liberazione, ho buttato fuori cose che mi premevano. Le giovani generazioni hanno molto da dire, basta solo mettersi in ascolto.”