Tra pochi mesi Cesena diventerà la prima città d’Italia a ospitare un giardino terapeutico per malati di Alzheimer in un contesto pubblico urbano. Un’area accogliente che sarà allestita nei giardini di via Giuseppe Verdi. Un parco punteggiato da camelie, olivi, ciliegi. Doni della terra capaci di stimolare i sensi attraverso i profumi, i colori, i suoni e i sibili che ne accompagnano il perenne divenire.
Se a livello internazionale da tempo si fa ricorso all’healing garden come strumento di riabilitazione motoria e cognitiva, nel Bel Paese ne esistono solo all’interno di case di cura e residenze sanitarie protette. In Romagna invece il giardino non sarà un semplice luogo di ossigenazione e stimolazione sensoriale ma diverrà anche un vitale punto di aggregazione.
A firmare l’innovativo progetto del giardino terapeutico contro l’Alzheimer Andrea Mati. Massimo esperto italiano in giardini terapeutici e docente al master in Orticoltura terapeutica all’Università di Bologna.
Ma perché proprio a Cesena? Enzo Lattuca, sindaco della città malatestiana, non rivendica meriti. “Il Comune,” spiega la fascia tricolore, “vanta un rapporto consolidato con la Fondazione Maratona Alzheimer. Che organizza in città l’evento sportivo solidale per la sensibilizzazione e la raccolta fondi, e opera in stretta collaborazione con chi offre servizi, anche innovativi, come il caffè Alzheimer.
Lo spazio è stato individuato e messo a disposizione sulla base di criteri condivisi con i progettisti e con il nostro ufficio del verde. Si tratta dei giardini pubblici accanto al teatro, una delle aree verdi più importanti della città.”
E soprattutto, un luogo di socialità, “non solo a uso e servizio esclusivo delle persone con demenza, come già avviene nei giardini e nei cortili di alcune strutture specializzate. È un tentativo di includere nella comunità, di coinvolgere anche le persone malate non ricoverate. Che possono vivere questo luogo con i loro familiari, senza stigma e vergogna.”
Un modo dolce per provare a riaprire una porta che si credeva chiusa sul passato e anche sul presente. Attraverso stimoli di tipo olfattivo, visivo e tattile, il viaggio nel verde può servire a riaccendere ricordi. Suscitare emozioni, sollecitare la memoria e le abilità cognitive. Aiutando altresì a rompere quell’isolamento che astrae dalla realtà. Una mano tesa ai malati ma anche a chi si occupa di loro, i cosiddetti ‘caregiver’, spesso devastati dalla sofferenza.
“Il giardino, realizzato assieme ad Anap Confartigianato (Associazione nazionale anziani e pensionati), si svilupperà su due aree lungo un percorso circolare,” prosegue Lattuca. “La zona della riattivazione sensoriale e della reminiscenza della memoria a lungo termine – per l’affioramento dei ricordi positivi dell’infanzia e della giovinezza – e la zona della riabilitazione motoria. Al centro un’aiuola di piante aromatiche per la riattivazione sensoriale e un sistema di orti a cassoni per attività manuali.”
Un’organizzazione degli spazi resa rassicurate da punti di riferimento chiari in un ambiente privo di ostacoli; una geometria studiata per alleviare il disorientamento spazio-temporale, invogliare a una passeggiata, assecondando la tendenza a girovagare senza provocare l’effetto spaesamento e la sensazione di reclusione.
Per l’allestimento e il taglio del nastro del giardino bisognerà attendere ancora qualche mese. “L’alluvione ha sconvolto programmi e tempistiche ma di sicuro l’inaugurazione avverrà nel corso del prossimo anno.” Un unicum, per ora, destinato a essere esportato altrove? “Non parlerei di modelli ma piuttosto di esperimenti per offrire maggior integrazione e nuove opportunità alle persone che vivono questa condizione e ai loro famigliari,” conclude Lattuca.
“Perché l’approccio alla patologia non può essere solo quello della residenzialità, che pure è fondamentale per gli anziani non autosufficienti.” Il giardino rappresenta dunque un primo passo: un’intuizione che, attraverso la maestosità della natura e il dono della condivisione, potrà restituire la dignità di persona a chi troppo spesso viene dimenticato dietro uno sguardo perso.