Per proporgli di redigere insieme un dizionario su Amarcord, in virtù del cinquantesimo anniversario del film (1973-2023). Invito che Miro accetta immediatamente. Anche se “giunto a questo punto, ritenevo di non avere molto di più da dire,” chiosa Gori, che incontriamo per l’uscita di Amarcord dalla A alla Z.
“Mi occupo di Fellini, con una certa continuità, a partire dalla metà degli anni Ottanta. Tra le altre cose, nel 1992 ho scritto un piccolo dizionario del cinema riminese intitolato A come Amarcord. E ‘spremuto’, almeno dal mio punto di vista, il film in un libro del 2016 sulle radici di Fellini. Non solo. Su Amarcord sono state scritte (e dette) tonnellate di parole.” Eppure un dizionario che elencasse le parole di Amarcord, che ne raccontasse la lingua, mancava. “Ed era opportuno – almeno per me, anzi per noi – farlo.”
Così i due esperti felliniani hanno cominciato a incontrarsi per stabilire un metodo di lavoro ma “soprattutto per trovare parole, creare un catalogo, il più ampio possibile.”
Il libro intende rivolgersi al pubblico più ampio. Non si tratta di un lavoro teorico, ma intende raccontare ai lettori una storia attraverso tante storie. “Ma parlando di lettori, colgo qui l’occasione per ringraziare l’editore Sabinae per la competenza, la passione e il grande contributo offerto alla realizzazione del volume.”
Trattandosi di un dizionario ‘ragionato’, per così dire, può essere letto “dall’inizio alla fine, seguendo il suo ordine, che è quello alfabetico, oppure saltando da una voce all’altra a piacere.”
Dopo aver scelto le parole, “Davide e io ci siamo suddivisi la scrittura sulla base di due criteri. Il piacere e la conoscenza sul tema. Eventuali controversie sono state risolte amichevolmente. Infine abbiamo deciso di firmare ogni lemma insieme. Perché li abbiamo discussi tra noi e condivisi tutti.”
Non è facile per un autore dichiarare le proprie preferenze sulle parti del libro scritto, ma Miro non si sottrae alla richiesta e ne indica due. “Una è fatale. Forse troppo facile: ‘Amarcord’. Una parola che racchiude il mondo interiore di Fellini, la sua poetica del ricordo, della nostalgia. La sua misteriosa capacità partendo da dati particolari, dialettali, indigeni, di diventare universale. L’altra è ‘Pataca’. Dialettale, plurisemantica, popolarissima, che riconferma gli inestricabili legami del regista col dialetto.”