Andrea Bernabini e il video mapping

di Serena Onofri, foto Massimo Fiorentini
Emozioni di luce
Fotografo, visual artist, creatore di progetti visivi. Andrea Bernabini, ravennate classe 1961, ha un percorso personale costruito attraverso fotogrammi e passaggi visivi che lui stesso ha fissato attraverso i suoi tanti progetti artistici.

Tra i primi a portare in Italia il video mapping, attraverso concept culturali e grandi eventi, Andrea Bernabini è un convinto sostenitore del potere di questa nuova frontiera della realtà aumentata, dove “tutto, dimensioni, colori, luci, musica e storytelling, è creato per stupire lo spettatore, che sia il turista o il cittadino che cammina nella propria città.”

Confermando i successi precedenti, anche quest’anno Ravenna e i suoi monumenti si illuminano con il suo progetto Le luci delle parole. L’intenzione è proprio quella di portare luce, valorizzare e attrarre.

D. In questo momento storico, dove la crisi energetica ha toccato tutte le città e amministrazioni, ha riscontrato ostacoli per la realizzazione dei suoi progetti?

R. “Ovviamente ci sono difficoltà ma non tutti fortunatamente hanno ceduto al buio di questo periodo e credo che non faccia bene a nessuno spegnersi, tanto meno alle città d’arte come la nostra. Una città spenta è una città che non porta turisti e porta tristezza ai cittadini stessi.”

D. Quando è cominciato questo progetto a Ravenna per lei, Andrea Bernabini?

R. Visioni di eterno è un’idea che ho concepito e presentato a Ravenna nel 2009. Venne subito accolta con grande entusiasmo da tutti. Oltre all’ottimo riscontro di pubblico, migliaia di turisti ne rimasero subito affascinati. Il progetto prevedeva la valorizzazione con la tecnologia e l’arte del video mapping degli otto monumenti Unesco. Ogni anno veniva illuminato con le video installazioni un monumento prescelto attraendo migliaia di persone al giorno.”

D. Da Ravenna alle estremità del mondo, dove l’ha portato questo tipo di arte?

R. “Nel 2014 sono stato chiamato a Doha in Qatar, per partecipare al National Day dove, insieme al mio team, ho realizzato un mapping, il più grande mai fatto a 360 gradi, sul monumento The Falcon Cap alto 70 metri.”

D. Andrea Bernabini, come si crea un progetto di video mapping?

R. “Inizialmente mi piace abbozzare lo storytelling, lavorare su un concetto. Successivamente porto avanti la ricerca di storie, materiali e immagini. Il mio intento è produrre emozione, raccontare una storia che sia anche ad alto impatto grafico. Un lavoro complesso che viene realizzato a più mani con gli artisti del mio team.”

D. Come si spiega il successo?

R. “Il nostro cervello non è abituato alle grandi immagini e trovarsi davanti a tale grandezza provoca un effetto potente lasciando un forte stupore. Le amministrazioni e le aziende hanno capito il valore e il ritorno in immagine che si ha investendo in questo tipo di arte e comunicazione.”

D. In quali altri ambiti può essere utilizzato?

R. “Oltre alle città, ho realizzato progetti per la moda come la sfilata di Ermanno Scervino, per eventi promuovendo brand, per presentazioni e congressi.”

D. Quale percorso artistico l’ha portato al mapping, Andrea Bernabini?

R. “Nasco fotografo, cresciuto nello studio di Daniele Casadio frequentato anche da Alex Majoli. Ho viaggiato per anni in giro per il mondo collaborando con agenzie in particolare di Milano. La mia sete di ricerca e di andare oltre le conoscenze consolidate mi ha avvicinato alla sperimentazione. Con Polaroid creai un metodo innovativo di manipolazione dei materiali e la stessa Polaroid Italia mi appoggiò sponsorizzando le ricerche per continuare il mio lavoro, realizzando così mostre e pubblicazioni.”

D. Dalla fotografia ai video: come è avvenuto il passaggio?
R. “Alla fine degli anni Novanta iniziai a collaborare a spettacoli teatrali di John De Leo, Stefano Benni e Carlo Lucarelli. Inserii in quei contesti le prime video installazioni, imparando sul campo e formandomi. Fino a quando non vidi il mapping per la prima volta in Francia nel 2008.”

D. Oggi come descriverebbe il suo lavoro?

R. “Con la Neo Visual Project, oltre al mapping, affianchiamo le aziende che vogliono promuovere i loro prodotti e servizi. Venendo dal campo dell’arte abbiamo una visione diversa dai classici canoni pubblicitari. Oggi le aziende vogliono questo: trovare sempre il modo più innovativo di raccontarsi e di stupire. Un’idea particolare è stata quella realizzata per Achille Lauro in occasione dell’evento Eurovision di San Marino.”

D. Uno sguardo al futuro: Andrea Bernabini, cosa sta realizzando?

R. “Sto lavorando all’applicazione della multimedialità nella progettazione dedicata ai musei che richiedono sempre più l’utilizzo di nuove tecnologie. Ne abbiamo appena finito uno a Riccione. In contemporanea ho ripreso in mano tutta la parte di fotografia artistica, con nuovi progetti. Ho realizzato un libro fotografico per i 100 anni dell’ippodromo di Cesena, dove ho messo in risalto l’essenza del rapporto di amore fra uomo e cavallo.”

D. Un consiglio per un giovane che volesse intraprendere questo percorso?
R. “Credere nei propri sogni e far rispettare il valore del proprio lavoro.”

Andrea Bernabini e il video mapping
In apertura il fotografo e visual artist ravennate Andrea Bernabini. Sopra e sotto, alcune delle sue creazioni, tra cui anche le videoproiezioni sulla Basilica di San Vitale a Ravenna.
Andrea Bernabini e il video mapping
Andrea Bernabini e il video mapping
Pubblicato su XX IN Magazine XX/XX, chiuso per la stampa il XX/XX/XX

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