Ragazzini ha approfittato del lockdown per catalogare le immagini di scena scattate fino a quel momento, selezionando di concerto con il direttore del teatro, Franco Pollini, quelle dedicate alla danza che sono state esposte sulle pareti del foyer e degli ordini superiori del Teatro Bonci.
La carriera di fotografo di scena per il teatro si è sviluppata per caso “da amante della musica, soprattutto del genere rock. I miei primi scatti al Bonci sono avvenuti in occasione del Festival internazionale del Videoclip, con la partecipazione di Sting, e alcune mie foto del cantante sono state pubblicate sul Corriere della Sera. Così, alla luce di questo episodio, mi è stato chiesto di fotografare un balletto ed è iniziato il percorso per diventare il fotografo del teatro.”
Da bambino rubava la reflex del padre e dalla macchina fotografica non si è più separato, fino a farla diventare compagna di lavoro, seguendo corsi con i fotografi del National Geographic, visitando mostre e studiando fotografi del passato. “Per ogni genere che affronto ho diversi riferimenti artistici, guardo a differenti fotografi e alle tecniche da loro di volta in volta abbracciate, perciò mi capita di unire o sfruttare quanto visto e appreso.”
“L’importante documentazione visiva del Teatro Bonci si è implementata negli ultimi anni,” spiega Franco Pollini. “Nell’Archivio sono conservate fotografie di scena di varie epoche. Più di recente campagne fotografiche sono state commissionate a fotografi di grande spessore che si sono concentrati sui singoli spettacoli, come Zangheri, Savelli, Senni e quindi Stefania Albertini, in particolare sui titoli di danza. Ma vorrei ricordare anche la documentazione del Teatro ragazzi, opera di Luigi Ghirri e Guido Guidi, e la registrazione video di tutti gli spettacoli teatrali dal 1996 al 2018, il Docufilm sul Teatro di Matteo Bosi e lo spot sui siti museali interni al Teatro che sta realizzando lo stesso Ragazzini.”
L’archivio fotografico del Bonci è un patrimonio notevole, vivo e interessante, un tesoro da custodire, conservato prevalentemente nell’Archivio del Bonci e nell’Archivio fotografico della Biblioteca Malatestiana. Esso sarà “valorizzato attraverso mostre e pubblicazioni. Ad esempio il ricco catalogo postumo, in fase di redazione, sulla mostra del Centosettantesimo del 2016, che ha coinvolto platea e palchi, ha esposto decine di fotografie e documenti storici.”
La pandemia ha sconvolto luoghi e abitudini. Ha chiuso teatri e cinema che oggi faticano a ritrovare i propri pubblici. “Il Bonci è stato più fortunato di altri perché intanto ha utilizzato il lockdown per accelerare lavori di manutenzione, ormai necessari, che hanno riportato i vecchi legni alla loro straordinaria lucentezza. E poi perché ha già ritrovato in larga misura i suoi spettatori. Molto lavoro deve essere ancora compiuto ma possiamo essere fiduciosi. Ad ogni stagione si volta pagina e si ravvivano le esperienze. Figuriamoci dopo una cesura così drammatica.”
Nell’immediato futuro, per Pollini, “occorre selezionare le proposte, potenziare le attività musicali, affidarsi ai rapporti con le scuole e le istituzioni, considerare ogni evento come generatore di un proprio pubblico. E soprattutto non dimenticare mai che il nostro è un servizio alla collettività.”
Franco Pollini per raggiunti limiti d’età è in fase di pensionamento e lascerà il passo a Cosetta Nicolini, perciò un bilancio sul proprio operato alla direzione di questa istituzione, tanto importante per il territorio, viene spontaneo: “Fare un consuntivo di quarant’anni di attività è molto complicato. In più ci stiamo riferendo a una istituzione storica della città che ha compiuto appena ora 175 anni!