Campana civica, antichi rintocchi a Pesaro

di Giovanna Patrignani, foto Luca Toni
La campana civica conservata Nell’atrio Del Palazzo Comunale
Nell’atrio del Palazzo Comunale di Pesaro è collocata la cinquecentesca campana civica, i cui rintocchi regolavano e sanzionavano gli atti fondamentali della vita pubblica cittadina. In bronzo, datata 1547, nella parte superiore è decorata da una fascia di ghiande e foglie di rovere, sottostante alla quale, lungo tutta la circonferenza, è ancora leggibile l’iscrizione con il trigramma di Cristo ripetuto quattro volte: “XPS VINCIT XPS REGNAT XPS IMPERAT XPS AB OMNI MALO NOS DEFENDAT ANNO DNI MDXLVII.”

Al di sotto della campana civica del Palazzo Comunale di Pesaro, all’interno di una ghirlanda circolare, è raffigurato lo stemma roveresco. Parzialmente abraso dai repubblicani nel 1798 e affiancato a sinistra dalle iniziali del nome di Guidubaldo II della Rovere G V. A destra, dal numero romano II indicante l’ordine di successione del duca. Sul retro compare lo stemma del Comune di Pesaro, inserito al centro delle lettere iniziali ‘PIS’ e finali ‘AUR’ del nome della città.

In base alla Rubrica 47 del primo libro degli Statuti Cittadini, i consiglieri del Consiglio Generale erano convocati col suono della campana civica della comunità. Essenziale per la legalità della convocazione e per la validità delle deliberazioni, che non erano considerate valide se convocate senza i rintocchi del campanone. I dodici tocchi, invece, sancivano la convocazione la sera innanzi dei membri del Consiglio dei Dodici, un organo consulente.

Anche per quanto riguarda la custodia della città, la durata del giorno e della notte era determinata dalla campana civica. I tre rintocchi svegliavano la città all’alba e la addormentavano al tramonto. Come segnale del coprifuoco, quando a nessuno era permesso aggirarsi per le vie senza lume o in costume inusitato. Altrimenti, oltre l’ammenda e le pene che il Podestà riteneva d’infliggere, venivano considerati responsabili dei furti. O di qualunque altro ‘maleficio’ commesso durante la notte, fino alla scoperta del vero autore.

Originariamente la grossa campana civica era sistemata sulla cilindrica torre che sovrastava la medioevale residenza comunale nella ‘Platea Magna’, attuale Piazza del Popolo. Per il peso (5.000 libbre circa) e le dimensioni, oltre che per la forma e la struttura della torre, non poteva essere suonata a distesa.

Quando nel 1564, il duca Guidubaldo II volle dare inizio i lavori per ingrandire la Piazza Grande, dovettero abbattere la torre campanaria, unitamente all’antico Palazzo Comunale. Così il pesante campanone venne calato a terra. 

Poiché il Consiglio doveva deliberare i pagamenti relativi all’ampliamento della Piazza, ci volle un’ordinanza del duca per derogare al consueto rituale dei rintocchi. E stabilire che ogni decisione sarebbe stata ugualmente valida anche convocando i consiglieri in altro modo. Ma pare che senza campana fosse comunque difficile riunire i consiglieri. Per cui nella seduta consiliare del 20 agosto 1564 proposero di convenire con i frati di Sant’Agostino. Che, fino a quando si fosse altrimenti provveduto, si suonasse la campana della loro chiesa.

Nel 1572 presero la decisione di collocare la campana civica sul campanile della vicina chiesa di San Domenico. Convenendo con i frati che la si sarebbe fatta suonare a richiesta della Comunità. Cui era riconosciuto il diritto di poterla in qualsiasi momento spostare altrove. 

Da allora non subì altri spostamenti fino al 1911. Allorché si dette inizio alla trasformazione della chiesa di San Domenico nell’attuale sede provinciale delle Poste e Telegrafi. Abbattuto il quattrocentesco campanile, sistemarono la campana civica all’interno di un cortile adiacente alla chiesa di Sant’Ubaldo. E nel 1932 presso la depositeria dei Musei Oliveriani, dove restò fino al 1960. Poi, in occasione dell’inaugurazione del nuovo Palazzo Comunale, la collocarono nell’atrio, dove tuttora si trova.

Campana civica, antichi rintocchi a Pesaro
In foto, la campana civica conservata nell’atrio del Palazzo Comunale di Pesaro.
Pubblicato su XX IN Magazine XX/XX, chiuso per la stampa il XX/XX/XX

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