Una grande tradizione, quella del liscio durante ‘Cara Forlì‘. Nata nelle aie con la musica di Zaclèn e che ha visto primeggiare Forlì con il ‘Mercato del lunedì dell’orchestrale’ di piazza Saffi, dove si riunivano capi orchestra, orchestrali e agenzie teatrali, e l’appuntamento del Primo Maggio, con Secondo Casadei già affiancato dal nipote Raoul.
Una tradizione che si candida a diventare Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco. Un linguaggio che decodifica, con gioia e allegria, i valori di questa terra giungendo fino a noi, fedele al suo Dna e allo stesso tempo aperto a nuove influenze.
Con quali esiti, con quali sviluppi? Lo abbiamo chiesto a tre protagonisti e artefici di ‘Cara Forlì‘, organizzata dall’amministrazione comunale. Che sul palco hanno portato il meglio di quella tradizione, dalle origini ai giorni nostri, con incursioni nel futuro.
“Forlì è l’anello di congiunzione che ha permesso una mappatura musicale che non a tutti era chiara,” spiega Moreno ‘il biondo’. Promotore dell’iniziativa, co-fondatore degli Extra Liscio e storico front man dell’Orchestra Spettacolo di Raoul Casadei. “Ed è divenuta un centro di scambi culturali, un punto di incontro tra musicisti. Qui ha lasciato la sua impronta e la sua eredità Carlo Brighi, il fondatore e la mente. In breve, Forlì ha la responsabilità e l’onore delle origini.”
Sul palco, Moreno Conficconi ha portato una assoluta novità. La nuova e omonima orchestra ‘Cara Forlì’ composta da musicisti del calibro di Danilo Rossi, Vince Vallicelli, Andrea Costa, Edilio Nicolucci, Giuseppe Zanca, Alfredo Nuti e Fabio Balero. Recuperando gli spartiti di Carlo Brighi, conservati nei Fondi antichi della Biblioteca Saffi – catalogati e digitalizzati per iniziativa del Comune in un’ottica di valorizzazione – riproponendoli in modo fresco e originale e riproponendoli in modo fresco e originale.
“Il liscio è e sarà sempre di più vissuto in modo innovativo,” spiega Moreno. “Nessuno pensava che, dopo un secolo, saremmo stati qui a parlare di questa musica. ‘Cara Forlì’ incrocia stili e personalità completamente diverse tra loro e questa è la sua ricchezza.”
Uno sguardo sul futuro del liscio e sulle sue possibili declinazioni, anche generazionali. Una strada ‘vincente’ anche per Danilo Rossi, prima viola della Scala di Milano, sul palco per un inedito incontro tra il violino del 1947 di Secondo Casadei e la chitarra modello Gibson 335 del 1968 di Raoul Casadei, suonata da Alfredo Nuti, chitarrista d’avanguardia musicale.
“Aver suonato il violino di Secondo Casadei è stata un’emozione straordinaria. Un ritorno ai miei cinque anni quando in famiglia si ascoltava la musica del maestro con le cassette e con il mangiadischi,” racconta Rossi. “Ero molto emozionato, mi è sembrato di rivivere i miei esordi musicali, con il violino che ha fatto ballare e ha fatto divertire generazioni intere in tutto il mondo.”
E continua a farlo, come dimostrano i 3.500 spettatori che hanno riempito la piazza. Il liscio è una musica intergenerazionale, una musica per i giovani? “È difficile dire quale sia la musica per i giovani,” continua Rossi. “Piuttosto chiederei: la musica di oggi è la musica dei giovani? Non saprei. Credo che il liscio abbia un valore in sé.
Teniamo sempre presente che la sua nascita è legata alle esperienze che Carlo Brighi faceva nelle orchestre d’opera, nelle orchestre di balletto, ascoltando la musica di Strauss e i valzer viennesi. Questo è un legame importante che credo debba essere valorizzato in futuro guardando Vienna.”
A comporre la triade musicale, in un ponte ideale con i tre giganti del liscio, è il batterista, strumentista e compositore Vince Vallicelli. In occasione della kermesse forlivese, ha presentato in anteprima un assaggio del suo nuovo disco, omaggio a Secondo Casadei. La musica del maestro a bordo di un battello sul Mississippi, l’incontro tra la Romagna e l’America. Cosa unisce il blues e il folk romagnolo? “Il rispetto per i gesti e le sue tradizioni,” dice Vallicelli.
“Due generi, più distanti dei chilometri che li dividono, si incontrano nell’aia dove razzolano le galline e brulicante di persone festanti. Il blues e il folklore hanno la stessa matrice.
Prima di Secondo Casadei c’è stato Zaclèn, ma è stato Casadei a portare il liscio nelle aie, nei circoli, a farne un fenomeno di massa. Io sono uno che viene dal blues e sono trent’anni che canto in dialetto. Il liscio è una delle cose musicalmente più grandi che la Romagna abbia nelle sue mani e ha molto da dire, fedele alle sue origini ma intriso di contemporaneità.”