L’attrice Chiara Martegiani risulta molto vera, bella, portatrice di una recitazione asciutta, senza fronzoli, ironica, di una modernità spiazzante, mentre in qualità di autrice-ideatrice è assai coraggiosa nel porre luce su temi delicati, difficili da affrontare, rispetto ai quali si ha pudore e ritrosia.
Antonia vive a Roma, ma proviene da una località del litorale romagnolo. Attorno al suo trentatreesimo compleanno vive una serie di avventure rocambolesche, a tratti ironiche che, attraverso una narrazione seriale innovativa, restituiscono un’indagine approfondita su temi sociali importanti che il mondo femminile ancora oggi si trova ad affrontare, mostrando anche gli effetti spesso drammatici di una patologia poco conosciuta come l’endometriosi.
La regista della serie, Chiara Malta, e l’interprete principale, Chiara Martegiani, sono state invitate a un talk dal titolo Qualcosa di nuovo in tv, l’11 maggio alle ore 19, al salottino della 42a edizione del Bellaria Film Festival, che ora si apre alle serie tv attraverso sguardi femminili affini al cinema del reale.
Quella portata in scena è una donna che non corrisponde ai cliché cui siamo abituati, “sotto molti aspetti è anche molto maschile, piena di difetti, all’inizio può risultare antipatica,” racconta Chiara Martegiani. “È un personaggio molto impulsivo, che scappa dalle situazioni, è buffa, goffa. Non le importa di essere figa. Ed è il personaggio che volevo raccontare e avrei voluto vedere in Italia, perché un ruolo così non l’ho mai visto: una ragazza normale, sotto certi aspetti particolare, attorno alla quale abbiamo creato un personaggio iconico che rappresentasse tante donne. Tante personalità.”
L’esigenza è nata da una crisi personale che Martegiani ha affrontato, “poi in realtà ho capito che era una crisi generazionale di quell’età lì, intorno ai 30 anni, che riguarda sia gli uomini che le donne. Inizi a chiederti che tipo di donna sei e vuoi diventare e ho capito che questa crisi non la vivevo solo io. Quindi abbiamo pensato a una donna normalissima in crisi a cui non frega di realizzarsi e fare figli.”
Come Antonia anche a Chiara Martegiani viene diagnosticata l’endometriosi, di cui fino a quel momento non sapeva nulla. Infatti la serie “per certi versi è molto ispirata alla mia vita,” racconta. Il ginecologo le disse di sbrigarsi a fare figli altrimenti avrebbe rischiato l’infertilità.
“Allora ho pensato: perché non raccontare questa realtà, visto che se ne parla veramente poco! E, come accade sempre nella vita, la malattia diventa l’occasione per intraprendere un percorso per capire meglio se stessi. Di solito accade, a me è successo e anche a molte mie amiche.”
Così hanno usato l’endometriosi quale tema portante: “Ci sembrava un argomento moderno. La serie è stata ideata prima del Covid, sono passati molti anni,” racconta mentre il dog sitter suona alla porta della sua casa romana. “In questi cinque anni sono successe tante cose nella mia vita, ho intrapreso anche io un percorso e sono diventata mamma. Quando l’ho dovuta girare non ero più la persona che aveva scritto Antonia.
Il tempo passa, e credo di essere cresciuta e avere consapevolezze diverse. Mettermi in questo progetto nella veste di ideatrice, co-sceneggiatrice e interprete, rispetto a come mi rapporto con questo mestiere, mi ha fatto crescere tanto, ho imparato molto. Mi sono buttata a fare cose che non avrei pensato di saper fare o aver mai fatto prima.”
Per esempio? “Vero che la direzione artistica l’ha firmata Valerio Mastandrea, però molte scelte le ho fatte io. Dal cast, al lavoro sulle musiche, tutte le settimane ho fatto riunioni con il musicista in collegamento dall’Inghilterra. Nel progetto ho messo le mani un po’ dappertutto, il pacchetto lo abbiamo chiuso insieme.”
Un’esperienza quindi che le ha dato una contezza diversa di sé: “Mi interessa fare l’attrice, ma ora la mia ambizione è di portare avanti idee, svilupparle, come ho fatto per Antonia, poi se ci recito bene, altrimenti amen.” L’unica figura empatica che attornia la protagonista è Manfredi, interpretato da Valerio Mastandrea, suo compagno sul set come nella vita reale, quasi una ‘merce’ rara con il suo modo di essere.
“Abbiamo voluto inserire un uomo che fosse l’opposto di Antonia. A lei un uomo così, in quel momento della sua vita, in cui non vuole prendersi nessun tipo di responsabilità, fa comodo, non chiede niente, c’è sempre. Concreto, vicino, solido. Una persona così vicino a lei era interessante, piuttosto che mettere un altro più turbato – avevamo già Antonia. Lui ha il lato femminile più spiccato, tra i due è quello che vuole risolvere le situazioni, parlare. Invece lei è quella che scappa.”
Nel film Ride, Mastandrea l’ha diretta nel ruolo della protagonista. “Per questo personaggio, essendo molto lontano da me, mi sono dovuta mettere parecchio in gioco e affidarmi totalmente a lui. Invece in Antonia mi sono affidata a me stessa. Perché in questo caso il personaggio l’ho scritto su di me.
Quello che mi ha lasciato Ride me lo ha lasciato anche il lavorare con lui in questa serie, è il fatto che Valerio questo lavoro lo vive con molta naturalezza, leggerezza, è sempre molto dentro le cose che fa. Mi ha detto: ‘il segreto per fare Antonia è che ti devi divertire, non devi pensare a niente’. Effettivamente godersi il personaggio senza farsi troppe domande è la soluzione vincente. Si vede quando un attore non si diverte, non arriva, è bloccato.”
Ad accomunarli molto è inoltre il senso dell’umorismo, come hanno dimostrato anche nella sitcom girata in tempo di Covid. “Affrontare la vita con leggerezza è il nostro modo di vivere, poi siamo anche pesantissimi, soprattutto io. E adesso che abbiamo anche un figlio non ci annoiamo,” dice sorridendo.
Un ruolo che vorrebbe interpretare nel futuro, racconta, è quello della donna serial killer: “In Italia sono solo maschi. Mi divertirebbe entrare in una mente così, una roba che non ho mai fatto, queste cose le puoi fare solo in questo mestiere.”