Insieme a Cristiano Caldironi nel cast, figurano Elio, Giobbe Covatta, Enzo Iacchetti, Vito, Stefano Nosei e Natasha Stefanenko. Finite le riprese e tra un progetto e l’altro, fa ritorno nella sua Ravenna dove continua a insegnare al Circolo degli Attori.
D. Cristiano Caldironi, com’è arrivato a essere scelto come protagonista assoluto?
R. “Per un caso fortunato, un po’ come si racconta a volte… Ero già nel cast per un ruolo minore, invisibile, quando, all’improvviso, l’attore prescelto per il ruolo principale, molto noto al grande pubblico, ha rinunciato. Il regista si è consultato con Ivano Marescotti, che in un primo tempo doveva fare Papa Sisto, ruolo poi ceduto a Iacchetti, per sapere se potevo essere in grado. Ivano gli ha risposto di sì e, così, mi sono trovato a fare un provino dietro l’altro prima di essere scelto.”
D. Lei interpreta il regista teatrale Angelo Santini, chiamato dal sindaco di Montalto per mettere in scena uno spettacolo che racconti le vicende papaline. Che personaggio è?
R. “Un antieroe, un uomo pigro, introverso, implosivo, così capace di reprimere le emozioni che non consente sbavature d’interpretazione. Un aspetto del carattere molto difficile e doloroso anche a livello fisico, al punto che per le contratture che mi sono procurato, ho dovuto far ricorso più volte all’osteopata. Santini è un po’ lo specchio delle debolezze umane in cui tutti possono in parte riconoscersi, e in parte no altrimenti significherebbe ammettere le insicurezze. A un certo punto però è costretto a uscire dalla sua comfort zone e non sarà facile…”
D. Com’è stato lavorare con Consorti e con un cast di grandi attori italiani?
R. “Un’esperienza indimenticabile. Sul set si è creato un clima meraviglioso che ha coinvolto anche le maestranze, di grande supporto e partecipazione. Spesso quando si giravano le scene ci trovavamo tutti, anche chi non era direttamente impegnato, e questo contribuiva a dare forza. Sono stato molto coccolato in particolare da Iacchetti e Vito con cui spesso pranzavo.”
D. Qual è stato il più bel complimento ricevuto?
R. “Quello di un collega che mi ha detto che è stato un piacere vedermi lavorare. Cosa chiedere di più? Poi mi è piaciuto portare sul set alcuni miei allievi che hanno così potuto vedere con i propri occhi il processo creativo.”
D. Inevitabile chiederle: come ha conosciuto Marescotti e cosa rappresenta per lei?
R. “Lo considero un po’ il mio padre artistico. E lo è anche da un punto di vista umano, dato che ho perso mio padre molti anni fa. Si è preso cura di me, mi ha aperto le porte di casa sua e mi ha sostenuto psicologicamente in questa professione. D’altra parte nessuno meglio di lui, che da adulto ha lasciato tutto per la recitazione, può capire questo fuoco che ci portiamo dentro. Ci siamo conosciuti un bel po’ di tempo fa in occasione del progetto Cento ore con Marescotti a Ravenna. Ho iniziato come assistente alle sue lezioni, poi sono cresciuto. Il nostro è diventato un grande rapporto di stima e amicizia.”
D. Come nasce il suo amore per la recitazione, un’arte che ha indagato a 360 gradi come attore, regista, mattatore, performer?
R. “Nasce con me, sin da bambino. Mi sono diplomato alla scuola di teatro di Bologna Alessandra Galante Garrone. Sono stato notato da Giorgio Comaschi con cui ho fatto la tournée Delitto a teatro dal 2002 al 2004.”
D. Poi è arrivata la tv con il grande palcoscenico di Zelig che le ha regalato una grande popolarità…
R. “Sì. Nel 2007 ho fatto parte del trio Letutine che piaceva a tanti, dai bambini agli adulti. Un’esperienza che mi ha aperto tante strade, non per forza televisive.”
D. Per tanti anni ha anche lavorato come showman al parco di Mirabilandia…
R. “Agli inizi della mia carriera mi ha dato l’opportunità di sperimentare e di prendere confidenza con il pubblico dal vivo. A un certo punto ho lasciato per poter fare questo mestiere, non è stato facile ma per me ha rappresentato il grande passo.”
D. C’è tutto questo percorso dietro Angelo Santini?
“Di tutto e di più, anche il clown che mi è capitato di fare, perché lui lo è in fondo… Ogni singola esperienza mi ha forgiato. Tutto mi è servito per arrivare a oggi, è bello poter spaziare in più ambiti.”
D. Con il regista Consorti si è aperto un bel sodalizio artistico?
R. “Sì. Abbiamo appena finito di girare un cortometraggio che andrà in giro per festival. E, in cantiere, c’è un nuovo film in un ruolo importante. A breve partiranno anche le riprese di un film con un altro regista. Tra i progetti, forse ne andrà in porto uno anche con Fabrizio Foschini, batterista degli Stadio, dedicato a un personaggio sportivo che tutti abbiamo nel cuore. Ma non posso dire di più…”
D. Con tutti questi impegni, ci sarà spazio anche per l’insegnamento al Circolo degli Attori?
R. “Quando non sono a Ravenna, gli allievi sono seguiti dai miei assistenti. Questo è un momento favorevole a livello professionale e devo viverlo al meglio. Per un po’ mi concentrerò più su masterclass di recitazione in tutta Italia, in modo da avere le ore di lezione concentrate in poche giornate.