Un’eccellenza romagnola guidata da un giovane… illuminato: Cristiano Ravaioli, quarantaquattro anni. È il leader dell’impresa ereditata da papà Leardo.
Il classico rampollo viziato proiettato ai vertici aziendali per diritto cromosomico? Tutt’altro. In azienda, il ragazzo trova ad attenderlo non un tappeto rosso ma un tappone dolomitico da scalare. L’ascesa verso la stanza dei bottoni parte dal magazzino e dalla catena di montaggio per attraversare ogni settore operativo.
“Ho iniziato a frequentare GhisaMestieri da ragazzino,” racconta Cristiano Ravaioli. “Erano gli anni in cui sognavo di diventare archeologo, sulle orme di Indiana Jones. Durante il servizio civile, la mia presenza è divenuta più assidua e consapevole. Ma non si è trattato di un percorso obbligato: giorno dopo giorno il lavoro mi è entrato nel sangue, fino a divenire la mia vita.”
L’itinerario tra reparti prevede altre tappe nell’ufficio acquisti e in quello tecnico, il controllo delle sedi produttive di Lecce e Napoli e la direzione commerciale per l’estero.
“Mentre papà era dedito all’amministrazione, impegnato a far quadrare i bilanci, io ho sempre privilegiato la parte tecnica e relazionale.” Nel 2013 la scalata è compiuta, e subito Cristiano Ravaioli ha un’intuizione destinata a cambiare la storia aziendale.
“In un periodo difficile, all’apice della crisi segnata da un importante calo di fatturato, ho realizzato che l’avvento del led avrebbe imposto la sostituzione di 15 milioni di punti luce solo in Italia. Fino ad allora ci eravamo occupati solo di illuminazione artistica, pari circa al 10% del mercato.
Ho cercato di mettere mano al prodotto e di uscire dai centri storici per avvicinarmi alla periferia: abbiamo iniziato a fare armature stradali, quelle che vediamo sui pali classici in ferro zincato, a intervenire nei tunnel – per chilometri di gallerie, nel mondo l’Italia è seconda solo alla Norvegia – negli stadi e negli impianti sportivi.
Aprendoci quindi ai mercati internazionali ma producendo in Italia, privilegiando il chilometro zero e l’economia circolare, scegliendo la strada della sostenibilità e puntando sempre sulla performance.” Il led accende il futuro. “Ora con la chiusura dei mercati e i problemi di approvvigionamento energetico, è ancora più valorizzante: consente un risparmio dei consumi nella misura del 70-80 %.”
Segue un altro passo importante. “Un’operazione di rebranding. Come GhisaMestieri eravamo molto conosciuti in Italia, dove peraltro venivamo identificati solo per la vecchia produzione in ghisa, ma non all’estero.”
Nasce così GMR Enlights, marchio che avrebbe dovuto debuttare alla fiera di Francoforte, la prima al mondo in fatto di illuminazione. “Ma il Covid ha rallentato questo processo, anche perché un videomeeting non può trasmettere la passionalità dei romagnoli, il profumo della piadina e il sapore delle tagliatelle.
Ora però stiamo ricevendo gruppi stranieri quasi tutti i giorni: nelle ultime settimane abbiamo ‘chiuso’ partnership molto importanti nella rete commerciale estera. Se in Italia siamo la seconda forza per fatturato e numero di corpi prodotti, la produzione che supera il confine si attesta intorno al 25% del totale. C’è ancora molto da fare.”
Eppure non tutti erano favorevoli alla rivoluzione copernicana di Cristiano Ravaioli.
“Nel vecchio Consiglio di amministrazione si respirava scetticismo, e anche mio padre nutriva qualche dubbio. Stavamo attraversando un periodo di passaggio, con tanti dubbi sul futuro: i comuni ad esempio non investivano più sulla lampadina tradizionale ma non avevano ancora piena consapevolezza della potenzialità dei led. Un po’ quello che sta succedendo oggi con le auto: siamo tutti a chiederci se sia meglio scegliere diesel o benzina. Investire sul led ci ha permesso di entrare in una parte del mercato che prima era preclusa.” E il cuore di papà Leardo oggi tracima d’orgoglio. “I padri vivono per i figli,” spiega Cristiano volgendo un pensiero alla sua cucciola, due anni e due mesi di tenerezza.
“A titolo personale, a rendermi fiero è l’atmosfera che si respira in azienda: siamo una famiglia, ogni dipendente si impegna come se fosse il titolare. Mi gratifica anche il fatto di essere diventati un punto di riferimento in ambiti di cui prima ignoravamo addirittura l’esistenza. Chi avrebbe mai pensato di vincere un bando per Autostrade per l’Italia per il primo prodotto in acciaio Inox?” Altre performance significative in casa Ravaioli sono quelle atletiche. “Un tempo dedicavo tanto tempo allo sport: prima di iniziare a lavorare ho concluso 7 maratone, oggi mi limito a correre 7-8 chilometri tre o quattro volte a settimana e talvolta vado in mountain bike con amici. È in quei precisi momenti che pianifico il da farsi.” Tra le altre passioni, quella per i viaggi, soffocata negli ultimi due anni. “Girare il mondo mi ha aperto moltissimo la mente. Venire a contatto con umanità diverse aiuta tanto.”