Lo spazio che vive è anche il titolo del documentario di Teo De Luigi realizzato in occasione dell’importante anniversario della fondazione dell’Asilo Svizzero, avvenuta il 1° maggio del 1946 da parte della società di mutuo soccorso svizzero, in una Rimini devastata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e priva di ogni bene di prima necessità.
Così Margherita Zoebeli, giovane educatrice e assistente sociale svizzera, si trasferisce nella città ferita per dare sostegno a bambini e genitori senza casa, e, insieme a un esiguo manipolo di illuminati, nella zona dell’Anfiteatro romano, insieme all’architetto Felix Schwarz monta le prime baracche militari in legno poste in senso circolare.
È proprio da questa forma perfetta, tonda ed inclusiva che nasce il progetto pedagogico per la comunità, e dal senso d’insieme che ne deriva prende avvio il film documentario di De Luigi, pensato per sensibilizzare l’Italia intera e non solo, per diffondere e sostenere il metodo d’insegnamento qui profuso.
Un metodo ispirato alle teorie di Pestalozzi, nonché ai fondamenti di Freinet, Bovet, Montessori, Adler e Steiner; una pietra miliare utile alla società civile tutta, un esempio da tutelare e valorizzare.
Al CEIS si mette in pratica attraverso molteplici discipline educative una vera officina didattica: uno spazio vuoto da riempire di giorno in giorno, dentro e fuori dalle tredici baracche, nucleo attorno cui vive questa scuola, in cui gli alberi piantati rappresentano un simbolo di pace che si nutre di libertà e collaborazione.
Si stimola il naturale sostegno reciproco fra bambini, e dei bambini stessi con la natura e l’ambiente circostante, liberandosi da modelli precostituiti, come teorizzato con la pedagogia attiva di Margherita Zoebeli.
Come un patrimonio da tramandare con tenacia, nel rispetto dell’unicità di ciascun bambino, Teo De Luigi ha scritto insieme a Serena Saporito ed Edda Valentini questo toccante documentario, per restituire l’atmosfera e il valore del Ceis, attraverso interviste a pedagogisti, educatori volontari, architetti, ex alunni.
Fra i diversi collaboratori, troviamo Michele Barone come direttore della fotografia, gli operatori video sono Marco Colonna, Enrico Guidi, Roberto Bianchi e Gianmarco Zannoni, mentre le musiche sono di Massimiliano Rocchetta.
Un progetto in viaggio per festival di cinema nazionali e internazionali, che già alcuni riminesi hanno avuto modo di vedere al Fulgor e al Tiberio. Il sogno di De Luigi è che questo polmone che respira e scandisce il tempo condiviso possa venire salvaguardato dalla comunità.