Ne sa qualcosa Alessandra Baronciani, imprenditrice e presidente da pochi mesi di Confindustria Pesaro Urbino, l’associazione provinciale delle imprese industriali. Le sue parole chiariscono la dimensione dei problemi, ma anche il desiderio di superarli.
“Le stime del Pil, a fine anno, erano estremamente positive e ci stavano consegnando una Provincia in recupero”, spiega.
“Non abbiamo avuto il tempo nemmeno di riprogrammarci perché le imprese hanno cominciato a dover fare i conti con l’aumento dei costi delle materie prime e la loro scarsa reperibilità, con le difficoltà nel trovare figure professionali adeguate alle richieste e soprattutto con l’abnorme aumento delle bollette energetiche. Siamo nuovamente a rischio di recessione, come Provincia, come Marche, come Paese.”
Presidente, come sta cambiando l’azione della Confindustria provinciale?
“La nostra azione non si è modificata e credo che mai, come in questo momento, siano straordinariamente utili gli organismi di rappresentanza. Proprio in ambito provinciale, il cosiddetto G10, il patto di ferro tra tutte le associazioni di categoria, ci porta ad avere ancora più forza e credibilità e a non perdere tempo nella definizione degli obiettivi e della strada da seguire.”
Si parla della necessità di un nuovo modello di sviluppo: quale potrebbe essere?
“Transizione green e digitalizzazione, anche alla luce di quanto è successo nell’ultimo decennio, devono diventare la nostra stella polare, un processo non più rinviabile. Non so se esiste un unico modello di sviluppo, sono certa però che qualunque esso sia debba essere sostenibile, certamente sul fronte ambientale ma, allo stesso tempo, anche in ambito sociale ed economico.”
È ottimista?
“Se guardo ai colleghi imprenditori non ho alcun dubbio. Nonostante le crisi che si sono succedute, e non mi riferisco solo a pandemia e guerra, il nostro sistema ha sempre reagito con forza.”
Adriana Trogu si definisce “una persona come tante, che prova a conciliare gli impegni familiari con quelli lavorativi”. Sposata da quasi 23 anni, ha 2 figlie che stanno uscendo dall’adolescenza e dal 1999 esercita la professione di medico otorinolaringoiatra.
Ad essere cambiato non è solo il modello economico: come è cambiato anche il concetto di benessere?
“Il concetto attuale si basa sulla ricerca di un equilibrio psichico e fisico e, secondo la mia personale esperienza, la meditazione può aiutarci. Rallentare i ritmi imposti dalla società e soffermarsi ad ascoltare le esigenze del proprio corpo e della propria mente, per poi rendersi più disponibili nel rapporto con l’altro. Mi pare che si stia verificando un cambiamento in questo senso, anche se penso si tratti ancora di un lungo processo.”
C’è anche un nuovo concetto di salute?
“Star bene significa anche imparare a gestire la propria emozionalità, conoscere il proprio corpo per meglio affrontare l’imprevisto rappresentato dalla malattia. Quindi sempre più la ricerca di una salute e di un benessere interiore.”
Come si è modificato il suo rapporto con i pazienti?
“È sempre più rivolto a un rapporto di confidenzialità: oggi hanno necessità di comunicare dei sintomi e anche un semplice disagio, hanno bisogno di essere ascoltati. Noto inoltre un desiderio crescente, soprattutto fra i più giovani, di essere resi partecipi nella gestione della patologia e nel percorso terapeutico.”
Oggi cosa le sta veramente a cuore?
“Il concetto di armonia con noi stessi, la solidarietà e il rispetto verso gli altri e l’ambiente. La società civile dovrebbe convogliare i propri sforzi verso questa sensibilizzazione e condurci a un domani migliore e spero più sereno.”
Nel 1959, quando fu aperta, la Farmacia Madonna di Loreto era un presidio di confine, tra la periferia di Pesaro e i campi: la sede fu vinta da due farmacisti, Antonio Ermini e Cesare Cinaglia, il nonno di Alberto Ceccolini, che oggi la gestisce in continuità familiare.
Un simbolo per i pesaresi. “Rappresento la terza generazione, dopo mio nonno Cesare, dal quale ho ereditato la passione per il laboratorio e le preparazioni galeniche, e mia mamma Annalisa,” spiega, “con la quale lavoro fianco a fianco tutti i giorni, a cui devo molti insegnamenti, tra i quali l’ascolto attivo verso i nostri clienti.”
Dottor Ceccolini, come è cambiata la figura del farmacista con la pandemia?
“Nella mia idea di farmacista di oggi e di domani, c’è un professionista sempre più formato a 360 gradi, che non solo cura il suo aggiornamento professionale in tutti i settori, ma che soprattutto sa creare empatia col cliente-paziente, che sa rapportarsi anche agli altri professionisti sanitari, che utilizza tutti gli strumenti tecnologici avanzati per seguire e soddisfare il paziente su tutti i fronti.
Anche, ad esempio, contribuendo a fare rispettare la corretta terapia prescritta e specializzandosi in tutti i campi che questa bellissima professione può offrire.”
Tutto ciò impone una formazione continua…
“La nostra e quella dei nostri collaboratori, che devono saper lavorare soprattutto come gruppo, anche se con specifici compiti differenti: oggi siamo una squadra di 15 professionisti in grado di rispondere in tempi brevi a tutti i bisogni di chi si rivolge a noi: dalla galenica prescritta o consigliata alla dermocosmesi personalizzata, sempre più persone cercano in noi risposte per la cura e la salute ad esempio della propria pelle, dallo skincare strumentale al consiglio individualizzato, dalle novità in campo nutraceutico ai servizi, fino alle terapie innovative, con una particolare attenzione alle terapie del dolore.”