Il concorso, promosso dal Centro Culturale L’Ortica, vede quest’anno la vittoria di Emanuela Vareschi con il racconto Alla salute. Premiato dalla giuria per la sua grande forza espressiva in grado di coniugare in modo armonico i vari momenti trascorsi a tavola dai personaggi.
Una narrazione che si articola in modo suggestivo fra i meandri della cucina di casa o in quella del ristorante, dove gli ingredienti dei pasti diventano ispiratori di racconti di vita e punto d’unione tra passato e presente.
“Il mio racconto è biografia pura: sono io, la mia famiglia, la mia storia,” spiega l’autrice. “La vita quotidiana è talmente straordinaria che non occorre inventarsela. Basta guardarla… delle volte un po’ da lontano perché è talmente forte che può stordirti, ma merita di essere raccontata e condivisa.”
Nata in Provincia di Milano, Emanuela Vareschi oggi vive a Brisighella e si occupata di progetti d’alfabetizzazione per immigrati e comunicazione trasversale su più livelli. “Sono in prima linea per la lotta alla dispersione scolastica, promuovo laboratori d’arte e gruppi di lingua inglese.
Faccio un lavoro che mi si addice. Il mio rapporto con la scrittura però nasce già in tenera età. Basti pensare che da piccolina mia mamma trovava nascosti nel risvolto dei miei calzini dei foglietti ripiegati e scritti in un alfabeto imprecisato.
Scrivo perché mi piace parlare con la gente,” continua. “E perché per me è come custodire dei pensieri per le persone con cui parlerò un domani. I libri ‘parlano’, i personaggi diventano parte della mia vita… se questo non accade, nella scrittura, tentativo fallito.”
Ed è su questa spinta che, nel suo racconto, l’autrice dipinge un quadro vivido della sua esperienza personale con il cibo. Dalla tavola della nonna alle cene in famiglia. In un flusso di coscienza che ruota sì attorno al tema del cibo ma anche attorno alle dinamiche famigliari, ricostruendo per il lettore un ritratto di una famiglia moderna.
“È nato tutto ‘di pancia’. Io a tavola ormai ci sto poco, ma pensando al tema sono riaffiorati i ricordi, gli attimi condivisi, quelli che forse all’inizio ti sembra passino inosservati e che invece sedimentano, crescono, diventano parte di te, assumono un volto e una voce che saranno sempre lì, qualunque posto occuperai a qualsivoglia tavolo. Ho cominciato a buttarlo giù e le parole, i pensieri, i suoni spingevano per uscire. È stato magico, ho riso ma mi sono anche commossa.”
Anche se, tra lavoro e impegni, il tempo per sedersi e gustare un pasto con calma è sempre meno – come rivela l’autrice nel racconto – la domanda è d’obbligo… “Il piatto che non può mancare sulla mia tavola? Sarò basic, ma non posso vivere senza gli spaghetti, cottura al dente, conditi con pomodoro e basilico. Il minestrone lo lascio volentieri agli altri!”