Nel centenario della nascita dell’intellettuale urbinate Paolo Volponi, Enrico Capodaglio ci parla del suo libro Paolo Volponi romanziere. Il fascino della storia, dove è rappresento il passaggio storico dell’Italia da un mondo contadino a un mondo industriale.
L’autore rivela come il memoriale di Paolo Volponi si innesta nella storia d’Italia, trasfigurata attraverso la sua carica poetica nella prosa. Figura molto sfaccettata, Volponi è stato dirigente industriale, uomo politico, esperto d’arte, romanziere e poeta. Tramite il suo vissuto, nei suoi romanzi si ripercorre tutta la fase storica di una Italia che, dal 1950, muta e matura.
D. Professor Capodaglio, cosa rappresenta Volponi nella letteratura e nella cultura contemporanea?
R. “Uno scrittore che insorge con una personalità artistica originale, ancora troppo vivo e libero per essere placato in una gloria letteraria stabile, che gode già da tanto tempo tra chi non segue il mercato delle lettere.”
D. Lei preferisce Volponi ‘poeta’ o Volponi ‘romanziere’?
R. “Credo che la sua vocazione primaria sia poetica e che la prosa narrativa sia nutrita dalla poesia non solo nelle immagini ma anche nella visione della vita.”
D. Perché ha voluto scrivere un libro su Volponi?
R. “È un atto di passione e di conoscenza, nel desiderio di far affiorare l’umanità e l’armonia che fecondano il dolore e i conflitti dei suoi protagonisti. Ci sono drammi d’amore nella sua opera, come quello di Norma nel Lanciatore di giavellotto, e di Massimina nella Macchina mondiale mentre nel Sipario ducale è dipinta in modo magnifico la storia di un amore adulto e solidale tra Vivès e Gaspare.
Ma in ogni caso i sentimenti sono orchestrati con l’urgente passione politica, nel senso più largo, dell’autore. I suoi protagonisti soffrono perché non possono appartenere alla comunità attiva e giusta che vorrebbero e come la vorrebbero. Essi sentono sempre allora, in ogni condizione, il fascino della società.
La prosa dell’autore è poetica quasi come lo sono i suoi versi, piena di immagini e di pensieri, disegnando un’antropologia dell’Italia, dal fascismo agli anni Ottanta, ricca e colorata, irta di conflitti e dolori, ma anche di speranze spaziose e di passioni generose che i suoi romanzi esprimono con una vitalità rigogliosa.”