Eron, pseudonimo che cela l’artista nato a Rimini nel 1973, risponde alle nostre domande lasciando che sia l’Arte stessa a veicolare la sua identità. Il suo linguaggio. La sua voce.
Dopo la Scuola d’Arte di Urbino, inizia ancora molto giovane a frequentare assiduamente la Bologna underground, sotterranea. Qui conosce altri artisti che incontra nei centri sociali della città di allora. Come l’Isola nel Cantiere, il Livello 57, il Bestial Market e il Link. Per confrontarsi e sperimentare le prime forme di writing e graffitismo in Italia, iniziando a dipingere spontaneamente nel tessuto urbano, sui vagoni ferroviari e sui muri delle città. Negli anni a seguire il suo percorso artistico continua a evolversi senza sosta. ‘Affresca’ con vernici spray il grande soffitto della Chiesa di San Martino in Riparotta a Rimini.
Mentre a Milano realizza quella che è considerata una delle più grandi opere d’arte murale pubblica al mondo intitolata W.A.L.L. (Walls Are Love’s Limits). Successivamente, dipinge sulla fiancata di un relitto navale alcuni volti di donne e bambini migranti che sembrano apparire dalla ruggine del relitto stesso. L’opera viene pubblicata dall’Economist e dal Chicago Tribune come miglior immagine del giorno nel mondo.
Eron gioca spesso in equilibrio sul confine tra arte e realtà. Emblematico, in tal senso, è l’episodio che vede coinvolto nel 2014 un operaio chiamato alla riverniciatura delle pareti del Museo d’Arte di Ravenna, il quale, non accorgendosi della finzione pittorica di un buco che l’artista aveva dipinto sul muro per l’esposizione appena conclusa, tenta di stuccarlo. Il critico d’arte Achille Bonito Oliva commentò il fatto con le seguenti parole: “L’eterna ambiguità tra vita e arte.”
Close your eyes and see è il titolo della personale inaugurata nel 2020 alla Galleria Patricia Armocida di Milano. Il manager della società di Bansky ha addirittura acquistato l’opera più importante presente in quella mostra. Nel 2016 l’Amministrazione comunale di Santarcangelo di Romagna gli assegna l’Arcangelo d’Oro, prestigioso riconoscimento attribuito a cittadini e personalità particolarmente illustri e meritevoli. Nel 2018 la Città di Rimini gli conferisce il Sigismondo d’Oro, la massima onorificenza rivolta ai cittadini che si sono distinti per il loro operato. Alla cerimonia Eron non si presenta e manda a ritirare il premio Mbacke Dieng, un immigrato africano che ora vive in Italia, trasformando la cerimonia stessa in un’opera d’arte intellettualmente profonda.
I suoi dipinti murali sono presenti in Italia, Danimarca, Germania, Norvegia, Portogallo, Francia. E le sue opere sono state esposte in gallerie e musei di tutto il mondo.
Il Museo della Città di Rimini nel settembre 2024 ha inaugurato una sala espositiva dedicata a Eron, accessibile gratuitamente, così come espressamente voluto dall’artista, che ha trasformato lo spazio stesso in un’opera dal titolo Painthink. Parola che suona come ‘Painting’, pittura, ma significa ‘pensare al dolore’. L’opera è composta da due dipinti in dialogo, protetti da una teca blindata con vetro antiproiettile. Uno rappresenta il ritratto di un bambino palestinese ed è l’opera originale che Eron ha realizzato per il progetto Unmute Gaza insieme ad altri artisti di fama internazionale, che mira a diffondere immagini reali della situazione a Gaza, spesso ignorate dalla stampa e dai media.
In collaborazione con alcuni fotoreporter professionisti, come Belal Khaled, che documentano ora dopo ora quello che accade per le strade della città palestinese, gli artisti, tra cui Obey, Eron, Escif, Daniel Muñoz e altri, si armano di vernice e sentimento realizzando diverse opere ispirate alle immagini dei reporter a Gaza. Tutta la drammaticità della realtà fotografata, unita alla forza espressiva e poetica dell’interpretazione artistica, restituiscono un risultato potentissimo. Le opere di coloro che hanno aderito, sono disponibili in forma di poster scaricabili gratuitamente dal sito ufficiale unmutegaza.com. Per dare a tutti la possibilità di stamparli e attaccarli in giro per le strade. Ad oggi i poster sono stati affissi in oltre 70 città in tutto il mondo.
Il secondo dipinto esposto nella sala del Museo è una parte recuperata dal vagone ferroviario originale su cui Eron aveva realizzato il volto di Anna Frank. La cui storia ha dell’incredibile. Tutto prende forma nel 2016, quando nota un vecchio treno merci fermo alla stazione di Rimini, scoprendo che si tratta dello stesso modello usato negli anni Quaranta dai soldati tedeschi per le deportazioni nei campi di concentramento. Così, con l’idea di dipingere il ritratto di Anna Frank sulla fiancata del vagone abbandonato in occasione del Giorno della Memoria, Eron scrive alle Ferrovie dello Stato per chiedere l’autorizzazione.
Dopo alcuni giorni, gli comunicano che, a causa della richiesta particolare, al momento non è possibile autorizzare l’accesso al deposito ferroviario. Decide di agire comunque. Il 26 gennaio si traveste da operaio delle ferrovie e mimetizzato entra nel deposito per realizzare l’opera. In soli 23 minuti appare evanescente, poetico, delicato, impalpabile ma presente, il volto di Anna Frank. Dopo aver percorso migliaia di chilometri su quegli stessi binari che, simbolicamente e fisicamente, sono connessi ad Auschwitz, l’intero convoglio dismesso diventa parte dell’opera. E sembra trasudare dalle decadenti assi di legno la storia di un passato che diventa percettibile. Tre anni dopo, il vagone ormai eroso dal tempo viene demolito. Un operaio delle ferrovie, Daniele Pierini, il giorno prima della demolizione riesce a salvare la parte dipinta.
(continua…)