La decisione fatidica per Fabrizio Galavotti? Dire sì, in meno di 5 minuti e senza condizioni, all’allagamento di 200 ettari di terreno, in grado di rendere 2.500 euro all’ettaro, con una perdita netta di 500.000 euro di introiti, per salvare Ravenna.
Lo ha fatto restando fedele allo spirito di quei ravennati che 140 anni fa hanno creato la prima Cooperativa braccianti d’Italia. Nel rispetto dei principi di mutualità, solidarietà e lavoro che sono ancora alla base della cooperativa che presiede e di tante altre.
D. Fabrizio Galavotti, cominciando dall’attualità: com’è oggi la situazione di Cab Terra?
R. “Come ce l’aspettavamo. Ora che non c’è più la coltre d’acqua, stiamo valutando la portata dei danni e non è facile. Le colture nei campi dove l’acqua ha coperto le piante sono compromesse. Forse sarà possibile salvare il 20-30% di quelle colture dove l’acqua è arrivata a coprire solo parzialmente. Nel complesso, abbiamo avuto 600 ettari di terreno alluvionati, con mancati ricavi per circa 1,5 milioni a cui si aggiungono le spese di 300-400.000 euro per i ripristini delle reti di scolo e dei terreni.”
D. Per quest’anno, ormai, è andata così. Cosa si prospetta per il prossimo futuro? State effettuando degli studi ad hoc?
R. “In realtà non sappiamo ancora cosa accadrà ai terreni nei prossimi anni, se saranno in grado di rendere al 50-70%. Le due alluvioni di maggio sono state eccezionali, per cui non abbiamo un’esperienza pregressa a cui fare riferimento. Negli ultimi anni, qualche alluvione di entità minore c’era già stata ma in genere nei mesi di gennaio e febbraio, mai a un mese dalla raccolta. Abbiamo contattato un professore universitario di Parma, un fine conoscitore del terreno e di tutte le sue caratteristiche che era già stato interpellato tempo fa nel Polesine, e ci ha consigliato di fare qualche lavoro. Cerchiamo di essere fiduciosi.”
D. Cab Terra, con i suoi 140 anni appena festeggiati, è la cooperativa agricola più vecchia della storia. Eppure qualcosa di simile non si era mai visto prima…
R. “Siamo nati nel 1883 su terreni paludosi che sono stati bonificati. La terra, in questo lembo di Romagna, era così per natura e i braccianti che avevano bisogno di lavorare si sono dati da fare, andando persino a Ostia a bonificare l’Agro Pontino. Nei giorni dell’alluvione sembrava di essere tornati indietro nel tempo. Ricordo un’altra alluvione il febbraio 2016 ma in quel caso l’acqua se ne andò via in breve tempo. Nel maggio scorso siamo rimasti inondati per venti giorni a causa dell’esondazione di ben 20 fiumi. Una situazione completamente diversa.”
D. La seconda alluvione è iniziata il 16 maggio. Fabrizio Galavotti, come avete vissuto quelle prima drammatiche giornate?
R. “La situazione peggiorava di ora in ora: in due giorni sono stati sommersi naturalmente 400 ettari di terreno, in varie località, con produzioni di cereali (grano), barbabietole da seme, erba medica, ravanelli e coriandolo. La sera del 18 maggio la criticità maggiore si è sviluppata a ovest della città, a Fornace Zarattini, mentre poche ore dopo a suscitare apprensione è stata la zona Bassette a nord, a causa della pressione dello scolo Canala. Ricordiamo tutti quella notte con grande apprensione.”
D. Poi alle ore 14 del 19 maggio è arrivata la fatidica telefonata di Cicchetti del Consorzio di Bonifica, seduto al tavolo con il prefetto, che le ha chiesto di poter tagliare l’argine e scaricare l’acqua nei vostri terreni…
R. “Sì, ormai non c’era più tempo da perdere. La Canala stava crescendo a vista d’occhio, con il rischio che l’acqua andasse a intaccare i quadri delle pompe elettriche delle idrovore, il che sarebbe stato una tragedia. Non ci è stata data una scadenza per decidere, ma era chiara l’urgenza. Accanto a me avevo il direttore e il vicepresidente. Abbiamo detto sì subito semplicemente perché era la cosa giusta da fare, e poi abbiamo informato il consiglio d’amministrazione, certi della solidarietà dei soci.”
D. E così altri 200 ettari di coltivazioni di cereali, barbabietole da zucchero, mais, coriandolo, sono andati sott’acqua. Fabrizio Galavotti, tornando indietro lo rifarebbe?
R. “Certamente. Sono certo che senza quella decisione sarebbe andata peggio, l’acqua poteva raggiungere il centro storico… Non è stata una decisione facile da prendere perché i terreni non sono i miei ovviamente, ma delle cooperative che però sono nate al servizio del bene comune, a scopo mutualistico, come ricordato anche all’articolo 1 del nostro statuto.”
D. Dopo la nomina del generale Figliuolo come commissario straordinario, avete ricevuto notizie su ristori?
R. “Non ancora. Speriamo di poterli avere insieme alle altre 5.000 aziende agricole del territorio in ginocchio. Purtroppo si è già perso molto tempo e, per risollevarci, servono risposte chiare e veloci. Noi abbiamo le spalle larghe ma alcune piccole realtà rischiano di chiudere. Se non si rimette in sesto la Romagna è un danno per tutto il Paese, per la qualità e la capacità dei nostri agricoltori.”
D. Le sue parole trasudano un certo cauto ottimismo.
R. “Dopo quello che è successo, se vogliamo farcela, dobbiamo per forza esserlo. L’agricoltura romagnola non può essere lasciata indietro. Speriamo che si ripeta l’esempio virtuoso dell’Emilia dove si è ricostruito tutto a cinque anni dal terremoto. Noi siamo pronti a fare il miracolo, abbiamo solo bisogno di aiuti che poi daremo indietro con gli interessi visto che siamo tra le regioni che trainano l’economia italiana.”
D. Quando si pensa a Cab Terra, anche se non tutti lo sanno, la mente va subito anche al Teatro Socjale di Piangipane, un luogo simbolo dei valori della cooperazione…
R. “Sì, la struttura ha una storia straordinaria, perché è stata costruita nel 1920 grazie ai sacrifici dei braccianti che sognavano di avere un luogo di svago per la sera, dopo il lavoro. La proprietà è nostra ma abbiamo dato il comodato gratuito alla Fondazione Teatro Socjale che si occupa della programmazione di eventi di vario genere sempre molto apprezzati. (continua…)