Pochi come Fabrizio Savorani – mediatore, consulente ed esperto di valori immobiliari – possono vantare una conoscenza così approfondita sul mercato della casa che ha conosciuto numerosi cambiamenti nel corso dei decenni.
Il gruppo Savorani oggi conta, oltre alla sede storica Scor in via Garatoni, un secondo punto vendita Fratelli Savorani in via Piave, Cavour Casa in via Cavour, Gabetti Corporate in piazza Duomo e un secondo punto Gabetti in piazza Paul Harris e l’ufficio vendite a Casal Borsetti che dal 2003 gestisce le vendite dell’operazione Gruber (Ndr, delle 350 unità immobiliari ne sono rimaste solo 20).
D. Fabrizio Savorani, com’è nata la sua grande passione per l’immobiliare?
R. “Credo di averla avuta nel mio stesso Dna. Ho un ricordo nitido di quando ero bambino: mio padre, che era veterinario, comprò a Ravenna degli uffici-ambulatori e poi con un mutuo lungo riuscì ad acquistare altri immobili.
La cosa mi affascinò enormemente, forse tutto è partito da lì. In concreto, la mia attività è cominciata nel 1979: quando ancora stavo frequentando l’università, sono entrato in un’agenzia immobiliare. Dopo appena tre mesi, ho capito che era il mio lavoro. Mi piacevano gli immobili e mi divertivo a conoscere gente di tutte le classi sociali con lo stesso sogno: comprarsi una casa.”
D. Lei è stato precoce anche nel mettersi in proprio, un anno dopo, fondando l’agenzia Scor in due locali di via Garatoni…
R. “Sì. I primi anni sono stati di rodaggio anche perché il mercato non era proprio florido, vista la crisi che attraversò il settore dal 1981 all’‘85. In quel periodo ne ho approfittato anche per laurearmi. La prima vera crescita è stata quando sono riuscito a convincere mio fratello Giordano, geometra, a lasciare un buon posto fisso alla Calcestruzzi per lavorare con me. Da quel momento abbiamo iniziato a spaziare in vari ambiti e ci siamo allargati progressivamente.”
D. Quali sono state le più grandi soddisfazioni, Fabrizio Savorani?
R. “Avevo solo 28 anni quando Arietto Paletti, durante un convegno Fimaa a Milano, mi ha convinto a entrare nel consiglio. Un incarico che mi ha permesso di avere un osservatorio privilegiato sull’intero panorama immobiliare nazionale. Dopo aver avuto vari ruoli sindacali, oggi sono membro dell’ufficio studi di Fimaa Italia per cui realizzo, con l’analisi di Nomisma, il rapporto turistico immobiliare nazionale della federazione.
Nel corso degli anni Novanta, ho avuto il piacere di conoscere il cavalier Gabetti che mi ha chiesto di aprire un ufficio in Romagna. Accettai la sua proposta ma senza rinunciare alla mia Scor, aprendo 8 sedi in cinque anni da Ravenna a Imola. Nel tempo, mi è poi capitato di essere coinvolto nell’operazione immobiliare legata all’ex azienda Callegari a Ravenna, al progetto Porto Reno targato Gruber a Casal Borsetti, di avviare una trattativa importante con Mediobanca e di fare indagini di mercato in relazioni a situazioni complesse come il Cube Hotel o Palazzo degli Affari sempre in città.”
D. Non solo case, dunque, ma progetti di ampio respiro. Guardando al presente, qual è a suo avviso la zona di Ravenna con più potenziale?
R. “Senza dubbio la Darsena, grazie all’acqua che arriva in centro storico, un bel vantaggio competitivo che in altre parti d’Italia e del mondo hanno saputo sfruttare. Ovviamente c’è tanto da fare perché l’area va tutta rifatta. Bisogna fare squadra. Alla Darsena ho sempre creduto, al punto da presentarla come caso concreto di studio già nel 2010, a una lezione che ho tenuto alla Luiss Business School di Roma. Ravenna è una capitale culturale dalla storia eccezionale con il mare a due passi, tutti elementi che, se spesi bene, possono portare lontano.
Bisogna metterla in vetrina, fare un’importante operazione di marketing seguendo l’esempio francese e spagnolo. Per capire meglio in quale direzione andare, voglio fare un ragionamento: all’ultimo convegno di Scenari Immobiliari a Rapallo, sono emersi dati interessanti su calo demografico e hospitality. In Italia, come in Europa e persino in Asia, sono attesi forti cali di popolazione e un conseguente aumento degli over 65, persone in buona salute che vogliono vivere bene.
Ravenna, quindi, potrebbe essere una meta interessante per il Nord Europa, dove sono molto diffusi i concetti di senior housing o senior living. Già sono stato contattato da qualche fondo immobiliare alla ricerca di città d’arte più che turistiche perché hanno vita tutto l’anno.”
D. Fabrizio Savorani, come valuta attualmente il mercato immobiliare ravennate?
R. “Si è ripartiti alla grande, dopo la profonda crisi del 2012 e il calo dei prezzi e delle compravendite, grazie ai vari bonus concessi dal governo nel post pandemia. Dopo il Covid la gente ha sentito ancor di più l’esigenza di case più vivibili, con terrazzi o giardini, e la propensione all’acquisto è aumentata anche grazie ai bassi tassi dei mutui. Con il rialzo di questi negli ultimi 6-10 mesi, il mercato ne ha risentito ma non si è mai fermato e nel 2025, può essere trainante per tutta l’Europa.”
D. Com’è cambiato oggi il lavoro di un’agenzia immobiliare?
R. “Anche se l’attività di intermediazione rappresenta sempre il core business, è sempre più necessario specializzarsi in altri servizi collaterali. Per quanto riguarda Scor, per esempio, oltre a offrire assistenza per mutui, aste e trattative particolari, realizziamo analisi approfondite per gli operatori immobiliari. Il mercato è difficile e non ci si può improvvisare perché i costi per la realizzazione di interventi sono sempre più alti e i margini sempre più risicati.”
D. A proposito di interventi immobiliari, il vostro gruppo è coinvolto nella promozione e commercializzazione del progetto Mi.Ra. di riqualificazione urbana di via Mingaiola…
R. “Sì. Si tratta di un borgo che si sviluppa su 17 soluzioni abitative, sia appartamenti sia ville, distribuite in cinque palazzine con spazi ampi e confortevoli. Punti di forza dell’intervento, premiato come uno dei 20 Progetti Immobiliari d’Italia 2024, sono le ampie metrature, la presenza di finiture di qualità e la connotazione ‘green’ ed ecosostenibile.”