Certo che poteva farlo solo lui: Federico Marchetti. Regalare al primo incontro ufficiale in Scozia con l’allora Principe Carlo uno spremi-dentifricio acquistato dalla storica coltelleria Lorenzi di Milano. A assecondando una notizia, riferitagli da sua moglie Kerry e probabilmente neppure vera, che il reale inglese si facesse spremere il tubetto di dentifricio da un suo collaboratore…
Un dono decisamente temerario, sfrontato e ironico che aveva divertito così tanto il futuro re d’Inghilterra da indurlo a pensare che forse quel suo strambo ospite italiano poteva avere la stoffa giusta per intraprendere progetti visionari e coraggiosi. E infatti non si sbagliava. Gli aveva quindi chiesto di proporgli un’idea che unisse l’Italia, sua grande passione, e l’Inghilterra.
Federico Marchetti aveva così elaborato il concetto innovativo di The Modern Artisan con l’obiettivo di rendere moderno un lavoro antico, avvalendosi dei big data e dell’intelligenza artificiale. Fare le cose vecchie in modalità nuova: questa è innovazione. Non era stato forse anche il mantra dell’economista austriaco dei primi del Novecento Joseph Alois Schumpeter? Umanesimo e innovazione quindi le due parole chiave per affrontare sfide future.
Da lì era nata una linea di abiti sostenibili disegnata in Italia da sei studenti del centro di ricerca Fashion in Progress del Politecnico di Milano e realizzata nel Regno Unito da artigiani formatisi a Dumfries House. I proventi delle vendite erano stati destinati ai programmi di formazione della Prince’s Foundation. Fu un grande successo, tant’è che fu replicato diverse volte.
Questa e altre storie vengono raccontate nel libro autobiografico Le avventure di un innovatore che Federico Marchetti ha pubblicato per Longanesi e che ha presentato anche a Ravenna, sua città natale, dove ritorna almeno una volta al mese. “Ravenna per me è la città dove ci sono i miei amici d’infanzia, i miei compagni di scuola, mia mamma,” dice. E sicuramente la bellezza diffusa della città ha contribuito a definire il suo gusto, la sua sensibilità.
Il mosaico bizantino gli ha infatti insegnato “a costruire le cose gradualmente, tessera dopo tessera.” Ma gli è stata utile sicuramente anche la sua prima esperienza di ‘commerciante’ di vecchi Topolino sulle spiagge di Punta Marina, quando era ragazzino. Ravenna rappresenta quindi le sue radici, da cui si è allontanato per seguire ‘una sana ambizione’ che l’ha portato prima in America e poi a Milano.
Qui, nel 2000, ha fondato Yoox. L’unica azienda unicorno italiana, diventata in seguito Yoox-Net-a-Porter e venduta nel 2018 al gruppo svizzero del lusso Richemont per 5,3 miliardi di euro. Cifra da cardiopalma. L’idea iniziale era di allungare la vita a capi di abbigliamento di qualità, recuperando direttamente dalle aziende collezioni di stagioni precedenti per venderle tramite una piattaforma digitale. Fu una vera e propria rivoluzione. Perché 24 anni fa Internet era agli esordi e quindi nessuno ci aveva mai pensato prima a collegare le due realtà.
Federico Marchetti dice semplicemente che “non è stato né un colpo di genio, né un colpo di fortuna. Ho unito i puntini tra la moda, una delle eccellenze italiane, e quel nuovo mezzo così straordinario che era internet”. Quasi si fosse trattato solo di un gioco da Settimana Enigmistica. E la tempistica è stata sicuramente l’elemento decisivo per il suo successo.
Quel concetto antesignano di sostenibilità ha portato poi Federico Marchetti, una volta concluso il suo lungo, magnifico e immaginifico viaggio in Yoox-Net-a-Porter, ad approfondire. E a elaborare un’idea di sostenibilità in perfetta sintonia con l’allora Principe Carlo. Che l’ha nominato Presidente della Fashion Task Force, facente parte della sua Sustainable Markets Initiative. Oltre ad averlo inserito nel board di Highgrove Garden e della Prince’s Foundation. Non solo, ma il 6 maggio 2023 l’ha invitato anche alla sua incoronazione e a quella della regina Camilla, unico italiano ad aver avuto un tale privilegio assieme al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Della Task Force fanno ora parte Amministratori Delegati di eccellenze internazionali. E alla recente Cop 28 svoltasi a Dubai sono stati presentati i nuovi risultati dell’Himalayan Regenerative Fashion Living Lab. Iniziativa virtuosa di Brunello Cucinelli lanciata a maggio del 2022, il cui obiettivo è quello di ricreare l’armonia tra le piccole comunità himalayane e l’ambiente naturale. Realizzando una supply chain sostenibile per l’industria della moda. Alla base del progetto il ripristino di territori degradati. E il recupero della tradizione tessile nella lavorazione di cashmere, cotone e seta per incrementare anche l’economia locale.
Il progetto Apulia Regenerative Cotton Project, promosso da Giorgio Armani Group, punta invece sulla sperimentazione della coltivazione del cotone in Puglia, seguendo l’innovativo approccio dell’agroforestry con l’introduzione di specie di piante alternative e avvalendosi di pratiche rigenerative.
Da un ettaro iniziale, entro il 2024 le aree coltivate arriveranno a occupare gradualmente una superficie totale di 5 ettari di terreno. Oltre al coraggio, che con il suo libro vorrebbe infondere nei giovani che trova un po’ sfiduciati a causa del periodo storico così difficile, una delle qualità che Federico Marchetti pensa siano state importanti in questo suo percorso avventuroso è “la sincerità, che mi è servita tantissimo anche con Re Carlo e con questi ‘titani’ della moda. Non mi sono mai sentito inferiore a nessuno,” dice.