Francesco Sgaramella si è ricavato uno spazio di portata nazionale nel mondo della formazione per la sicurezza sul lavoro ed è riuscito a farlo in una maniera assolutamente inusuale, attraverso corsi accattivanti.
37 anni, geometra, di origini pugliesi, Francesco vive ormai da qualche anno a Riccione, tanto da considerarsi romagnolo a tutti gli effetti. È soprattutto per merito suo se il convegno nazionale ‘Think Safe’ sulla sicurezza sul lavoro si è tenuto a Rimini e non in un’altra città italiana.
Francesco, hai più volte affermato che per te trattare la sicurezza sul lavoro è una passione che hai trasformato in lavoro…
“Sì, è una passione trasmessa dal mio vecchio titolare, il geometra Franco Mazza. Mi ha preso ‘a bottega’ che di sicurezza non sapevo niente e mi ha dato i giusti stimoli. La sua lezione più grande: ‘Metti sempre qualcosa di tuo nel lavoro che fai.’
Poi mi ha insegnato a parlare la lingua del pubblico che ho davanti: ‘muratore’ coi muratori, ‘ingegnere’ con gli ingegneri, così la comunicazione diventa empatica e più efficace. Questo è molto importante perché le persone si lasciano influenzare dalle emozioni, ed è un approccio che mi permette di veicolare meglio il mio messaggio.”
C’è un episodio legato alla formazione che ti è rimasto particolarmente in mente?
“Recentemente sono stato uno dei quattordici relatori al TEDx di Spoleto. Lì ho raccontato, fra le altre cose, di un lavoratore che non voleva mettersi le cuffie per proteggersi dall’eccesso di rumore.
Scoperto che aveva una figlia con il sogno di diventare cantante professionista, gli ho detto: ‘Ma tu vuoi continuare ad ascoltare tua figlia anche in futuro?’ Così l’ho convinto a mettersi le cuffie, e non citandogli gli articoli di legge che glielo imporrebbero.
Come amo ripetere sempre, vedo la sicurezza sul lavoro come un casco da moto: se sai come usarlo e sai che è importante, lo indossi.”
Esistono delle nuove metodiche che possono rendere più sicuro il lavoro?
“Certo, sono legate alle tecnologie. Trent’anni fa si era agli inizi con la legge 626 appena approvata. Allora s’imponeva la legge così com’era ad aziende e lavoratori, oggi si cerca di trasmettere il valore della sicurezza usando metodi nuovi che arrivano fino alla realtà virtuale e al gaming, cioè all’imparare giocando.
Insomma, si è passati all’imparare attraverso le tecnologie e il gioco e ciò permette, fra l’altro, di aumentare la capacità di fare squadra fra lavoratori.”
Perché ci sono ancora tanti incidenti sul lavoro?
“I tempi sono sempre più ‘tirati’, poi incidono piccole distrazioni, ad esempio, la vibrazione del cellulare che si ha in tasca può essere deleteria. C’è anche una dose di ‘machismo’: voler far vedere che si può compiere un’operazione in fretta e senza protezioni. Altre volte s’ignorano le regole.”