Si viene trasportati in un mondo filosofico sfogliando l’albo illustrato La Traccia di Tassi, nome d’arte del forlivese Francesco Tassinari, che ha pubblicato la sua opera d’esordio la scorsa primavera e che questo ottobre è risultato finalista al premio Gianni Rodari riservato agli albi illustrati, ricevendo una menzione speciale, circondato da nomi illustri della categoria quali Britta Teckentrup e Júlia Sardà. Un libro che riflette anche il percorso lavorativo e personale dell’autore che, da un paio di anni, ha deciso di lasciare l’architettura per dedicarsi totalmente al disegno creativo, lavorando quindi per se stesso e per chi gli commissiona le opere.
“L’anno 2020, quello della pandemia, è stato il mio punto di svolta,” racconta il trentaduenne. “Avevo concluso tre anni prima gli studi in Architettura, e dopo la laurea ho fatto diversi lavori che non mi rappresentavano appieno, disegnando quello che volevo solo nel tempo libero. Dopo essermi licenziato, durante il lockdown mi sono ritrovato a casa, dove ho disegnato per tre mesi di fila dalla mattina alla sera. Lì ho capito che stare ore piegato sul foglio doveva diventare il mio primo mestiere perché era quello che mi veniva facile fare e che mi faceva stare bene.” Detto e quasi fatto.
Finisce la quarantena e il lavoro riprende. Francesco torna nello studio tecnico, ma con qualche consapevolezza in più. Durante i fine settimana partecipa a fiere e mercati esponendo le sue opere disegnate e colorate con l’acquerello o in digitale. L’interesse verso i suoi disegni aumenta, capace com’è di intercettare un pubblico variegato.
Tempo due anni e lascia nuovamente il lavoro per investire solo sulla sua prima passione, quella che da bambino – e ancora oggi – lo tiene incollato ai cartoni animati Disney e Pixar per studiarne i colori, le espressioni e le forme dei personaggi. L’artista dà libero sfogo a quello che sente, portando sulla tavola scene e persone derivanti dalla sua immaginazione realistica, ma anche da ciò che ha visto, letto e studiato in questi anni da autodidatta.
“Fin da piccolo ho sempre disegnato, a volte anche con mio padre, ma non ho seguito corsi, mi lascio guidare da ciò che conosco. Rifletto molto su come nascano i miei disegni. Credo ci sia un rapporto stretto tra la tecnica che si ha e l’idea che si sviluppa. Io ancora non so fare bene tutto ma migliorarmi a livello tecnico è un’ossessione per me. Più imparo e più aumentano le mie potenzialità nel cimentarmi in nuovi soggetti.”
Nel novembre del 2023 un secondo momento catartico. Dopo un viaggio in Normandia, Tassi torna a casa con una storia da raccontare. “Avevo già la sceneggiatura in testa, ovvero tutte le tavole che avrebbero composto per la prima volta un libro e ho scelto come protagonista uno dei miei cani, Arturo che, a un certo punto, esplorando il mondo, capisce che la sua traccia non si intreccia con quella di nessun altro e per questo decide di tornare.” Ancora in bozza disegni e testo vengono proposti ad alcune case editrici. Il Barbagianni Editore, di Roma, risponde entusiasta, è disposto a pubblicare in primavera. Nasce così la prima opera. Nella testa dell’artista ci sono altre storie da trasformare in albi illustrati.
“Di idee ne ho diverse, devo solo trovare i mesi giusti per dedicarmici perché non voglio fare altro quando inizio. A breve parto per un altro viaggio, una possibile futura nuova ambientazione.” Chissà se ritroveremo ancora Arturo.