Il giovane Gabrio Gentilini, artista forlivese di belle speranze, viene scelto per interpretare la prima italiana di Dirty Dancing, film cult degli anni Ottanta. Nell’anno del suo debutto, noi gli dedichiamo l’intervista di copertina di Forlì IN Magazine n. 4/2014.
Fisico scultoreo e talento cristallino, il ventiseienne appassiona il pubblico, mostrando di avere tutti i numeri per sfondare nel mondo dello spettacolo. Anno Domini 2024. Scesa tanta sabbia nella clessidra, gli acerbi pronostici di un tempo si rivelano profetici. A dieci anni dal debutto, Gabrio Gentilini torna a indossare i panni di Johnny Castle, il protagonista dei ‘balli proibiti’.
Tanto però è cambiato nel corso degli ultimi due lustri, nel mondo come nell’animo di Gabrio, ormai uomo, attore, crooner e performer di successo.
“Dopo aver interpretato Dirty Dancing per alcune stagioni, ho sentito l’urgenza di andare altrove, indagare me stesso attraverso la recitazione. E interpretare vari personaggi mi consente di esplorare l’anima: è il privilegio di essere artista.”
A favorire il processo introspettivo, l’esperienza formativa e di vita al The Acting Studio di New York, sotto l’ala di James Price. “Apprendere il metodo Meisner ha cambiato il mio approccio alla recitazione, che in Italia è molto legata alla parola e alla forma della parola. In inglese recitare è invece play e acting, ovvero giocare e agire: la capacità di vivere pienamente e in modo autentico sotto circostanze immaginarie.
È l’azione che racconta la storia, la recitazione è la verità del fare, ‘the reality of doing’.” Gli studi americani spalancano nuovi orizzonti. “Mi sono appassionato al punto da portare una masterclass a Roma: una forma di business ma soprattutto un’esperienza che mi permettere di nutrirmi come attore e condividere insegnamenti con altri colleghi, a cui è data l’opportunità di accedere a borse di studio per andare a New York.”
Gabrio Gentilini ha recentemente debuttato nelle vesti di co-regista e presentatore. “Con Mark Biocca ho dato vita a The fabulous Vegas show, spettacolo in scena all’Hellington club di Roma, dove si ricrea la vibrante atmosfera di Las Vegas degli anni del proibizionismo e dei personaggi che l’hanno proiettata nel mito: da Sinatra a Dean Martin, da Elvis alle recenti popstar.
Le nostre esibizioni in veste di crooner si alternano a quelle di guest del ballo, del canto e del burlesque. In un ambiente caratterizzato da tavolini tondi e un palco piccolo con pianoforte a coda, ogni settimana viviamo momenti di magia. La scaletta cambia sempre e l’assenza della ‘quarta parete’ crea un’atmosfera molto intima che consente di relazionarsi direttamente con il pubblico e di condividere le emozioni più profonde in un contesto di leggerezza.
Tanti gli episodi esilaranti e assurdi, come quello del signore inglese salito sul palco ubriaco fradicio, ma anche commoventi, penso alla ragazza che piangeva a dirotto a un metro da me mentre interpretavo My Way. Ho capito di averle aperto una finestra nel cuore.”
Il nuovo debutto il 12 dicembre al teatro Carcano di Milano, che solitamente ospita la stagione di prosa. “La prima versione di Dirty Dancing era un ibrido tra musical e spettacolo di prosa, la nuova firmata da Federico Bellone ha un’identità più precisa: è strutturata come un film in scena.”
Ogni mattina Gabrio trae carburante dalla meditazione, “da 5 minuti a un’ora, in cui mi concentro su come sviluppare la giornata e concentrare la mia energia.” Lo stile di vita è rigoroso ma non monacale. “Non amo parlare di disciplina, che implica una rigidità, ma piuttosto di dedizione, intesa come cura.”
Volgendo lo sguardo agli esordi, Gabrio Gentilini si ‘rivede’ con “compassione. Ricordo un bel periodo ma ancora ricco di rigidità: il bello di invecchiare è legato proprio alla leggerezza dello spirito. A volte serve cambiare strada per avere nuovi occhi con cui raccontare nuove esperienze.”
Forlì è lontana solo fisicamente. “Rappresenta le radici, gli affetti. Torno quando posso anche se non quanto vorrei. La genuinità e il calore della Romagna non si trovano in nessuna altra terra.”