Giacomo Asioli sfoglino per vocazione

di Milena Massani, foto Riccardo Gallini
Tra arte culinaria e antichi sapori
“Non avevo un hobby da trasformare in mestiere e così, quando a quarantaquattro anni ho deciso di licenziarmi dopo ventisei anni passati come commerciale in un’azienda di prodotti e servizi in ambito tecnologico, per non isolarmi socialmente mi sono iscritto a un corso di pasta fresca in un centro di formazione.”

Ed è così che Giacomo Asioli, santarcangiolese di adozione e cervese di nascita, ottiene la qualifica professionale alla quale segue lo stage formativo in una importante realtà di settore. “La stessa nella quale sono stato assunto,” racconta. “E all’interno della quale sono cresciuto e ho ampliato le mie conoscenze. Ma soprattutto dove ho scoperto una vocazione, quella dello sfoglino.”

Frutto inconsapevole dell’osservazione di gesti famigliari, quelli che Giacomo Asioli, fin da bambino, aveva visto compiere in casa da parte di sua madre e di sua nonna. Un imprinting assorbito per via gestuale, un incantamento verso antichi rituali e profumi indelebili. Tanto da sentirsi come un prestigiatore che trasforma un impasto informe in delizie per il palato. “Quando mi vedevano, le mie colleghe sfogline di lungo corso rimanevano strabiliate,” dice. “Cogliendo una predisposizione innata, venuta alla luce in maniera del tutto casuale.” 

Nel corso del tempo Giacomo Asioli ha aperto una pagina Instagram molto seguita, il cui nome sprigiona poesia dall’allure vintage: ‘piccolopastificiodomestico’. Con foto, ricette e accurate lavorazioni che rispecchiano la raffinatezza della sua visione terragna.

Questa sua vocazione è il frutto di sette anni di pratica giornaliera, quanto basta di manualità, tocchi di fantasia, nonché ore e ore di lavoro, quintali di farina impastata, massicce dosi di studio e tanta passione.

“Mi documento anche su vecchi libri per recuperare ricette ormai cadute nel dimenticatoio,” spiega Giacomo Asioli. “Cerco le farine di piccoli mulini e prodotti tipici locali per ritrovare antichi sapori.”  

Quest’anno Giacomo Asioli ha deciso di mettere a frutto dell’home restaurant le sue approfondite conoscenze e, non pago delle fatiche quotidiane, ha aderito all’associazione nazionale Le Cesarine “che tramanda l’arte culinaria attraverso esperienze e corsi in cui si va alla ricerca di piatti ‘in via d’estinzione’. Della cucina povera, contadina e popolare che rispetta stagionalità a base di ingredienti offerti dalla dispensa,” dice Giacomo Asioli. “Pratiche che ormai, anche a livello locale, si stanno perdendo, ma che perfino gli stranieri apprezzano tantissimo.”

I suoi corsi di pasta fresca, piadina e dolci legati alla tradizione sono infatti seguiti anche da appassionati stranieri, molti sono nordamericani. 

“Parlo bene l’inglese,” dice. “E racconto tutto in lingua. Lo faccio per il piacere di uno scambio culturale. Gli stranieri hanno grandi aspettative rispetto al made in Italy e in questo modo ritrovano gesti e sapori che li incantano, appagando il palato e la voglia di conoscenza attraverso un’esperienza domestica. Inoltre, giocare con gli impasti, tirare la sfoglia, assistere allo show cooking. Cuocere la piadina, condividere assieme il pasto. Tutto questo fa sentire gli ospiti protagonisti di un’esperienza inedita vissuta in prima persona come può esserlo mangiare a casa di amici. L’internazionalità diventa un modo per arricchire il proprio background personale, un’opportunità per conoscere una cultura diversa attraverso il cibo.”

In apertura, lo sfoglino Giacomo Asioli nella sua cucina.
Pubblicato su XX IN Magazine XX/XX, chiuso per la stampa il XX/XX/XX

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