“Questo è un evento che è cresciuto in maniera esponenziale anno dopo anno,” ammette Gian Carlo Minardi. “Nonostante l’emergenza sanitaria e le restrizioni, sia per qualità che per quantità. Quest’anno abbiamo avuto il 30% in più di presenze rispetto all’anno scorso, e questo ci conferma che abbiamo raggiunto l’obiettivo. Quello di avvicinare quanto più pubblico possibile alle auto, stimolando la curiosità di ammirare da vicino macchine e vetture che hanno segnato la storia.”
Non si è mai fermato Gian Carlo Minardi. Neanche dopo avere messo la parola fine alla sua straordinaria esperienza in Formula 1, durata 21 anni da quel 5 aprile 1985, giorno del debutto a Rio de Janeiro, e 340 Gran Premi corsi. Un’avventura, quella del Minardi Team, che ha portato la piccola Faenza a lottare con i tanti giganti della Formula Uno, specializzandosi in laboratorio di talenti, che l’imprenditore faentino ha dimostrato di sapere scovare.
“Non ho nostalgia,” dice chiaramente Gian Carlo Minardi. “Ho vissuto intensamente questa esperienza, che mi ha dato gioie, soddisfazioni. Ho avuto la fortuna di avere piloti di grandissimo calibro; eravamo un piccolo team che, non avendo risorse economiche per competere con le altre scuderie, aveva però l’ambizione di valorizzare piloti sconosciuti.
Questo doveva diventare uno dei nostri elementi distintivi. Se guardo a chi è passato da Faenza, c’è solo da essere orgogliosi per quanto fatto.” Martini, Alboreto, Nannini, De Angelis, Trulli, Webber e Alonso, poi diventato due volte campione del mondo: alcuni dei nomi, in ordine sparso, che si sono fatti le ossa a Faenza. Tra loro anche Jos Verstappen, padre dell’attuale leader del mondiale di F1.
“A differenza di tanti altri,” ricorda Minardi, “quando venne da noi Jos aveva alle spalle una carriera automobilistica, era in un momento particolare, in una fase calante della sua carriera. Per fortuna sua, Max è tutto diverso da suo padre, agli antipodi in tutto, ha una strada tracciata per lasciare un segno nel mondiale.”
Ora il presente di Gian Carlo Minardi è una lista lunghissima di impegni: dall’aprile di quest’anno è presidente della Commissione automobili Fia, la Federazione automobilistica internazionale, per la quale si occupa della supervisione delle corse Junior. “Cerchiamo di mantenere ad alto livello qualitativo e quantitativo lo sport in pista,” spiega, “tenendo conto delle tante categorie monoposto, puntando su nuove tecnologie e su misure di sicurezza sempre migliori.
È un mondo nel quale sono entrato in punta di piedi, portando la mia esperienza e le mie conoscenze.” Ma Gian Carlo Minardi è anche presidente della Commissione per i record di velocità su terra dell’Automobile Club d’Italia e supervisore della scuola federale, che segue i piloti dai kart attraverso le varie formule (Formula 4, Formula 3, Formula 2) che preparano al grande salto in Formula 1.
Ancora, gestisce l’attività di consulenza nel settore sportivo automobilistico per conto della ACI-CSAI (Commissione Sportiva Automobilistica Italiana). E dal 2020 è presidente della società che gestisce l’autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola.
“C’è un lungo lavoro da fare su questa struttura,” ammette. “Il circuito ha bisogno di un bel restyling. Abbiamo in cantiere tanti progetti, che cercheremo di realizzare. Intanto, è importante avere riportato il mondiale di F1 qui, in riva al Santerno, ricollocando Imola nel panorama mondiale. Anche grazie a tante iniziative sportive e ai concerti, siamo tornati a vedere numerosi turisti in visita all’impianto e questo è un segnale positivo.
Crediamo di avere dato a tutto il territorio un grosso imprimatur.” Uno sforzo, questo, che è andato di pari passo con l’evoluzione della Motor Valley, uno dei tre distretti turistici creati dalla Regione Emilia-Romagna. “E senza superbia,” prosegue Gian Carlo Minardi, “posso dire che Imola è al centro di questo distretto.
Va fatto un plauso a Stefano Bonaccini che ha creduto nel rilancio del circuito, ha guardato avanti e si è reso conto che lo sport è un veicolo fantastico per il turismo e per tutta la filiera che si lega a questo comparto. Il ritorno diretto e indiretto sul territorio è innegabile. Abbiamo un contratto per portare la Formula 1 a Imola fino al 2025, ma ci auguriamo di poterlo allungare.” Anche perché il mondiale di Formula 1 sembra vivere una nuova fase di giovinezza.
“Le presenze sugli spalti negli autodromi e i ritorni televisivi dicono che il mondiale piace,” spiega, “e i risultati stanno arrivando e dicono che la Formula 1 sta ritornando al vertici del gradimento popolare. Poi certo, tutto è cambiato, e anche velocemente, dai regolamenti alla tecnologia. Trent’anni fa non c’era internet, non c’erano i social e non c’era certo l’evoluzione tecnologica di adesso.
È cambiato il mondo ed è cambiata la Formula 1. Era inevitabile. E chissà quanto cambierà ancora in futuro.” Ha girato e gira il mondo, Gian Carlo Minardi, ma Faenza resta sempre la casa dolce casa in cui tornare ogni volta che si può. “Faenza è l’unica città che ha l’onore di avere sia l’automobilismo che il motociclismo,” fa notare, “e il territorio è ampiamente riconosciuto all’esterno. Io stesso sono più considerato adesso di quando avevo la scuderia.”