Oggi Gianluca Costantini è un disegnatore e un attivista per i diritti umani. Negli ultimi vent’anni, il suo lavoro si è sempre più concentrato su tematiche sociali, politica e giornalismo a fumetti. Cresce artisticamente a Ravenna dove per oltre 15 anni, insieme a Elettra Stamboulis, organizza numerosi eventi come ad esempio il festival Komikazen.
“Esperienza straordinaria e ricca di energia.” Il fumetto e la poesia sono stati i suoi primi amori durante gli anni di studio all’Istituto d’Arte per il Mosaico. “Dopo il diploma, ho frequentato l’Accademia di Belle Arti di Ravenna dove ho avuto la fortuna di incontrare ottimi insegnanti, tra cui Fabrizio Passarella, Carlo Branzaglia, Dede Auregli, Vittorio D’Augusta e molti altri.
Durante un incontro scolastico, ho conosciuto il celebre disegnatore Vittorio Giardino. Da allora ho iniziato a frequentare il suo studio a Bologna, un’esperienza che si è rivelata preziosa per la mia crescita artistica. Nei miei primi anni di attività, anche l’estetica del mosaico bizantino ha esercitato una forte influenza sul mio lavoro.”
D. Gianluca Costantini, qual è stata la sua prima grande ispirazione nel mondo del fumetto, sia a livello artistico che narrativo?
R. “All’inizio ero follemente innamorato dello stile dell’artista americano Bill Sienkiewicz. Successivamente, autori come Joe Sacco, Seth Tobocman e Aleksander Zograf mi hanno guidato verso il fumetto di realtà, orientando la mia passione verso tematiche sociali e politiche.”
D. Può parlarci del processo creativo dietro la realizzazione di un suo fumetto?
R. “Ogni giorno riverso su carta il mio sguardo sul mondo, attraverso disegni che raccontano persone e avvenimenti politici. Alcuni di questi lavori, col tempo, germogliano e diventano il seme di un libro. Creare un libro a fumetti, però, è un processo lungo e meticoloso, che spesso richiede più di un anno di lavoro. La collaborazione è fondamentale per il mio metodo creativo.
Lavorare con giornalisti, scrittori o, come nel caso di Ai Weiwei (Ndr., con cui di recente ha creato il graphic memoir Zodiac insieme a Elettra Stamboulis), con altri artisti, arricchisce il mio approccio, aggiungendo prospettive nuove e sfumature che da solo non potrei cogliere. Ogni storia a fumetti nasce da un viaggio intellettuale e fisico: ricerche dettagliate, lunghe documentazioni fotografiche e, talvolta, spostamenti verso luoghi che possano fornire contesto e autenticità. Ogni tappa di questo percorso contribuisce a dare profondità e verità al racconto.”
D. Che tipo di strumenti o tecniche preferisce usare, Gianluca Costantini, quando lavora sui suoi disegni?
R. “Negli ultimi anni ho lavorato intensamente con l’iPad. Disegnare immerso nella luce dello schermo ha un fascino tutto suo: è come tracciare segni direttamente sulla superficie luminosa di un’idea, un’esperienza che fonde il gesto artistico con l’etereo. Questo ambiente digitale offre una nuova dimensione creativa, un dialogo continuo tra la tradizione del segno e l’innovazione della tecnologia.”
D. Ci sono temi ricorrenti nelle sue opere?
R. “In tutti i miei ultimi lavori, c’è sempre la richiesta di libertà per altre persone a cui è stata tolta. Libertà di movimento, di stampa e di opinione.”
D. Ci sono luoghi o eventi che possiamo suggerire a chi si vuole avvicinare al mondo del fumetto?
R. “Entrare in una libreria e lasciarsi affascinare dai disegni, scegliere istintivamente ciò che ci attrae di più: è un gesto semplice, quasi rituale, ma profondamente personale. Il mondo del fumetto è così vasto e diversificato che può adattarsi a qualsiasi sensibilità, rendendo ogni scelta unica, intima. Per quanto mi riguarda, se dovessi indicare un libro fondamentale, sarebbe From Hell di Alan Moore.”
D. Ci sono nuove storie su cui stai lavorando?
R. “In questo momento, sono impegnato in diversi progetti che si intrecciano tra loro. Sto lavorando a un libro sull’artista tedesco Joseph Beuys, esplorando la sua visione del mondo e il suo impatto sulla società.
Allo stesso tempo, sto realizzando delle storie brevi sulla Palestina in collaborazione con la giornalista Francesca Mannocchi, cercando di raccontare una realtà complessa e drammatica. Inoltre, sto creando un libro illustrato per ragazzi insieme alla giornalista Laura Cappon, con l’intento di stimolare la loro curiosità e sensibilità sui diritti umani.”
D. C’è stato un momento specifico che l’ha fatto pensare ‘Ok, ce l’ho fatta’?
R. “Mi sento ancora un ragazzo, animato da un entusiasmo quasi adolescenziale. Non mi piace l’idea di aver ‘già raggiunto’ un punto d’arrivo; il pensiero di fermarmi mi inquieta. Ogni traguardo, per quanto significativo, è solo una tappa lungo un percorso che voglio continuare a esplorare. La crescita, per me, è un viaggio.”