Dopo nove anni al liceo scientifico Oriani di Ravenna, dove è rimasta ben impressa nella memoria di tutti la sua scelta di non cancellare la scritta omofoba sul muro, Il preside è gay, dal 2021 Gianluca Dradi è stato trasferito al liceo artistico Nervi-Severini, dove coraggiosamente ha introdotto il registro alias.
Il suo è un lungo e articolato percorso che lo ha visto in prima linea anche a livello politico. Dopo la laurea in Giurisprudenza, Gianluca Dradi diventa assistente alla cattedra di Diritto del lavoro con il professor Giorgio Ghezzi, che poi è stato eletto alla Camera dei Deputati nelle file del Partito Comunista.
Così lascia l’università e fa il concorso per diventare avvocato, prestando il giuramento nel 1990. Nello stesso periodo fa anche il concorso per personale docente e, per circa vent’anni, svolge la professione di avvocato, operando quattro anni anche come pretore onorario gestendo cause penali, e di insegnante di diritto part-time nelle scuole superiori.
Nel 1999 diventa presidente del Consorzio del Servizi Sociali dei Comuni di Ravenna, Cervia, Russi e azienda Usl. Nel 2005 viene chiamato a far parte della giunta del sindaco Fabrizio Matteucci, prima come assessore all’Ambiente e alla Sanità e in un secondo momento con delega alla Sicurezza e Polizia Municipale. Terminata questa esperienza, nel ricollocarsi a scuola, ha passato con successo il concorso di dirigente scolastico.
D. Gianluca Dradi, la parentesi politica è definitivamente alle spalle?
R. “La mia passione per la politica non è esaurita, ma è ora focalizzata sul tema strategico della formazione delle giovani generazioni.”
D. Per tutti è un esempio di preside moderno. Ne è contento?
R. “Cerco di avere, come tratto distintivo, il dialogo e il confronto. Penso che chi lavora con me lo avverta, così come percepisca il mio impegno nel creare le condizioni affinché gli studenti possano stare bene a scuola e viverla come occasione di crescita personale e civile. La mia porta è sempre aperta ai ragazzi e ai genitori. Quando ci sono problemi io però preferisco ascoltare direttamente gli studenti, che considero come i miei veri interlocutori e questo li fa sentire presi in considerazione come persone adulte. Quando possibile cerco di andare incontro alle loro richieste, di premiarli e valorizzarli, ma questo non significa fare il buonista: se necessario, ricorro anche a sanzioni disciplinari.”
D. Gianluca Dradi, qual è stata la sua maggiore soddisfazione come dirigente scolastico?
R. “L’appello pubblico nel 2021 da parte dei docenti del liceo scientifico che chiedevano di mantenermi dov’ero malgrado la legge imponesse un trasferimento dopo 9 anni. Nonostante avessi chiesto loro di non fare nulla, perché già sapevo che non sarebbe servito, è stata una bella gratificazione. Mi ha colpito il fatto che tra i firmatari ci fossero anche docenti verso cui avevo dovuto adottare provvedimenti disciplinari, segno che il rapporto di rispetto e stima non è mai venuto meno.”
D. Non sarà mancata anche qualche sospensione agli studenti…
R. “Sì. Ma le sanzioni hanno sempre una valenza educativa: può capitare a tutti di sbagliare, la sanzione non deve diventare uno stigma. Se lo studente, anche grazie alla punizione, capisce l’errore, è tutto risolto. Anche per questo è preferibile, anziché sospendere, trasformare la sanzione in attività utile per la comunità scolastica, ad esempio pulire la scuola con le bidelle.”
D. Il momento più difficile che ha dovuto affrontare?
R. “Un caso di diversi anni fa, di una studentessa che accusò falsamente un insegnante di averla strattonata. La questione finì subito sulla stampa perché lei chiamò i carabinieri a scuola. Fu complesso dover gestire in contemporanea il procedimento di accertamento dei fatti, quello disciplinare a carico della studentessa che, come si dimostrò, aveva detto il falso, e la comunicazione pubblica.”
D. Nel 2019, qualcuno rimasto tuttora ignoto, ha scritto su un muro della scuola “Il preside è gay”. Successivamente su quel muro è stato fatto un murales a difesa dei diritti civili applicati all’orientamento sessuale. Cosa l’ha spinta a non cancellare la scritta omofoba?
R. “Ciò che mi rattristò fu che uno studente pensasse che dire gay fosse un’offesa. Così, anziché cancellare la scritta, le ho dato visibilità pubblicando un post su Facebook per comunicare che intendevo lasciarla lì come una pietra d’inciampo per l’intelligenza umana. Sapendo di avere tra gli amici di Facebook dei giornalisti avevo messo in conto che la notizia sarebbe stata ripresa, ma non avrei mai immaginato che la cosa avesse un clamore a livello nazionale. Di certo è stato un esempio di come un messaggio educativo talvolta passi più attraverso comportamenti che lezioni teoriche.”
D. Per questo gesto ha ricevuto il premio Abbraccio dall’Agebo – associazione di genitori di figli omosessuali a Roma. C’è un filo di continuità con l’adozione del registro scolastico gender free, introducendo le carriere alias al liceo artistico, nelle scorse settimane…
R. “La linea è sempre quella di partire dai bisogni di chi è in difficoltà e riconoscere il diritto di esprimere la propria personalità. Peraltro questo serve anche ad attenuare le sofferenze in un momento delicato come l’adolescenza, creando una scuola inclusiva e vicina. Abbiamo ricevuto la richiesta di due studenti che desiderano essere chiamati con un nome non coerente con il proprio sesso biologico. In classe, i docenti già rispettavano tale esigenza, ma mi è sembrato doveroso fare un passo in più: non concedere, ma riconoscere un diritto.”
D. Gianluca Dradi, come sono i giovani di oggi?
R. “Non si può generalizzare: c’è chi si impegna e chi meno, chi è più aperto o più chiuso, come accade con gli adulti. In questi ultimi anni, però, ho visto aumentare i casi di fragilità; soprattutto con la pandemia che ha comportato un aumento di studenti con problemi di ansia, depressione e anoressia, quindi oggi mi appaiono meno resilienti, meno capaci di reagire alle difficoltà.”
D. Per la prima volta avete sperimentato anche la peer education (ndr, educazione alla pari).
R. “Oltre a mettere a disposizione dei ragazzi uno psicologo, abbiamo pensato a un progetto che consiste nell’organizzare corsi di recupero gestiti da studenti, nel senso che i più preparati si mettono a disposizione di quelli che lo sono meno. Una modalità che, oltre a rivelarsi efficace, serve a creare comunità.”
D. In definitiva, la sua scuola è…
R. “Aperta alla molteplicità dei punti di vista, delle esperienze, dei linguaggi, delle soluzioni. Questo può generare energia positiva per trasformare il futuro. (continua…)