“Abbiamo iniziato circa 10 anni fa,” racconta Giuseppe Esposto. “Quando mi chiesero di portare alcuni testi di Pirandello e scelsi l’Enrico IV e L’uomo dal fiore in bocca.
Il repertorio si è poi ampliato con altri autori sempre legati ai programmi scolastici. E questo ha scatenato grande interesse sia nei ragazzi che negli insegnanti. Sono passato al teatro di narrazione, con cui ho avuto modo di analizzare e raccontare diversi autori.”
Forse non solo nella realtà pesarese, questo approccio al teatro è qualcosa di diverso e anche straordinario. “Certo è molto diverso dallo stare su un palco e le reazioni dei ragazzi sono uno stimolo importante anche per me.
Spesso mi chiedono come io possa ricordarmi tutto. Ed è un’ottima occasione per spiegare loro come sia in realtà il corpo a vivere la memoria e l’interpretazione di un testo. È il corpo che recepisce e trasforma: la voce è uno strumento per fare parlare tutto dell’attore, dalla mimica, alla gestualità, allo sguardo.”
Un modo per tornare alle origini del teatro. “Si ricreano le atmosfere del guitto, del teatro di strada, e a livello energetico ed emozionale la partecipazione dei ragazzi restituisce molto.” Recentemente Giuseppe Esposto ha ereditato anche il laboratorio del Liceo Mamiani per la realizzazione di un vero e proprio spettacolo interpretato dagli studenti.
“Con loro uso un approccio molto fisico e li stimolo a rendere vitale ogni battuta. Una scuola di teatro è particolarmente interconnessa con la nostra vita: è una condivisione creativa e non fittizia di uno scambio emotivo, di un percorso condiviso con altri. Il perfezionismo tecnico è l’ultima cosa che ci interessa, è più importante la compartecipazione di cuore, anima e testa… e se c’è il cuore c’è già tutto.”