Guido Venturini tra design e pittura

di Aldo Savini, foto Lidia Bagnara
Il padre dell’iconico vassoio di Alessi
Succede spesso che coloro che si sono allontanati per esigenze di lavoro dal luogo dove sono cresciuti e hanno avuto le prime esperienze, avvertano il richiamo della lingua madre, del dialetto che esprime intimamente il genius loci di origine con tutte le implicazioni simboliche, musicali, coloristiche e sentimentali, e decidano di ritornare a casa.

Guido Venturini, dopo aver vissuto a lungo a Firenze e a Milano, attratto dall’amore è ritornato ad Alfonsine. Nella bella casa in campagna dove era nato nel 1957. Alla conclusione delle scuole medie avrebbe scelto il conservatorio o il Liceo artistico. Ma, sconsigliato dal padre, finisce al Liceo scientifico di Ravenna, di cui non ha ricordi significativi.

In quel periodo suona la chitarra nella SS16, band di rock progressivo, passerà poi al jazz che rimane il suo grande amore. Incuriosito da un amico che disegnava di notte, decide di andare a Firenze a studiare architettura.

Si laurea con Remo Buti, architetto e designer radicale, che aveva attirato i giovani più svegli e dotati, interessati al design. Insieme a Stefano Giovannoni fonda il gruppo Kink-Kong, “scienziati dell’immagine e teorici della marmellata”, attivo nel campo della moda e del design. Disegnano oggetti “utili, inutili, fantastici, fantasmagorici” in cui l’aspetto comunicativo è più importante della funzione.

Una svolta avviene quando nel 1989 Alessandro Mendini li presenta ad Alberto Alessi a Milano. L’imprenditore della Fabbrica dei Sogni chiede loro di disegnare un vassoio: nasce il Girotondo con il famoso motivo dell’omino traforato.

Declinato poi in mille modi, introduce con forza la decorazione nel design moderno, fino ad allora quasi assente a parte pochi esempi. Come l’uccellino di Michael Graves, o lo spremiagrumi che sembrava un ragno di Philippe Starck.

Separatosi da Giovannoni, Guido Venturini continua a progettare oggetti di design. Tra i più noti Gino Zucchino, la zuccheriera con il sorriso stralunato, totalmente in plastica. E il Firerbird, l’uccello di fuoco, provocatorio accendino ad arco elettrico, il cui disegno è quasi uno sberleffo come i graffiti che si vedono spesso sui banchi di scuola.

Realizzato in resina termoplastica colorata, ora anche in versione golden, si presta per accendere fornelli, candele, incensi e sigarette. Ma anche come scultura domestica, oggetto da regalo che gioca sull’allusione garbata per la forma fallica, simbolo di fertilità ed energia.

Per la forte carica iconica dei suoi oggetti Venturini è considerato da Alessi un esploratore della zona d’ombra con un marcato approccio artistico. Alcuni suoi oggetti sono, in esposizione o in vendita, in importanti musei. Come il Brooklyn Design Museum, l’Institute of Contemporary Art di Boston o il MOMA di New York.

La sua passione per la musica e l’esperienza ventennale nel progetto di esposizioni, lo portano ad essere tra i primi a Milano a organizzare eventi che utilizzano i grandi spazi industriali dismessi per ospitare arte musica e design, attirando migliaia di visitatori.

Negli ultimi anni milanesi avverte l’esigenza del disegno, per cinque anni frequenta l’Accademia di Brera, esperienza che anticipa il ritorno nel 2010 ad Alfonsine, dove il silenzio avrebbe consentito di dipingere liberamente: ha inizio così la stagione della pittura. Ricorda il professore che gli diceva “non disegnare i fiori, ma l’odore dei fiori.”

I soggetti preferiti, dopo il Cristo e gli alberi, da lui chiamati Axis Mundi, sono gli animali, dei quali intende esprimere l’energia che li caratterizza. A volte utilizza una sagoma, disegnata con grande precisione, che consente di riprodurre lo stesso soggetto variando i colori, in sintonia con la serialità della Pop Art.

A volte affronta liberamente la tela seguendo l’istinto in silenziosa contemplazione dell’animale che nasce, vicino alla Transavanguardia per la figurazione e all’Espressionismo tedesco per la libertà del colore.

Per approfondire l’uso del colore ha seguito dei corsi di pittura all’Accademia Aldo Bargero, scuola antroposofica che prepara gli insegnanti delle scuole Waldorf, seguendo il metodo visionario introdotto da Rudolf Steiner, dove si impara a non controllare la forma, che nasce da una danza di movimenti con l’acquerello su un foglio pre-bagnato, generando intrecci e sfumature che esaltano la spiritualità della luce. La luce e il mistero del vivente sono in fondo un filo che collega i diversi periodi della pittura e della vita di Guido Venturini, una continua ricerca.

Guido Venturini tra design e pittura
Qui sopra e in apertura, l’artista Guido Venturini.
Pubblicato su XX IN Magazine XX/XX, chiuso per la stampa il XX/XX/XX

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