Su 3.000 cartoline che diffondono in città, scrivono a mano: “Sono le piccole cose, le azioni quotidiane della gente comune che tengono a bada l’oscurità”. Poi ancora: “Possiamo fare qualcosa per te?”
Nei tre numeri di telefono segnati in calce, anche quello di Michele Lari, oggi presidente di TeamBòta, l’associazione nata sulla scia di quel primo gesto di vicinanza.
Abbiamo incontrato Michele virtualmente, perché è impegnato con un’altra emergenza, ma quello che ci ha raccontato è reale e ci fa capire, all’alba del Metaverso, che certi aspetti del nostro essere umani non possono prescindere dalla relazione con l’altro.
Come è cresciuta la vostra realtà in questi due anni?
“Da quel messaggio è partito un tam-tam clamoroso, che ci ha fatto vivere già due anni intensi, faticosi e pieni di affetto, amicizie ed emozioni. Il TeamBòta nasce dalla voglia di metterci a disposizione della comunità.
Non potendoci incontrare, il gruppo si è formato come digitale e tutto è stato gestito tramite canali social dedicati. I volontari li abbiamo conosciuti fisicamente quattro mesi dopo. La tecnologia ci ha permesso di accelerare e agevolare processi che necessiterebbero di tempo, di comunicare e informare.
L’associazione si è costituita il 16 maggio del 2020, ma i volontari che ci aiutavano erano già 200. Basti pensare che, solo nei primi due mesi, sono arrivate quasi 1.400 richieste di aiuto. Oggi gli iscritti sono 150, abbiamo una sede, tanti progetti e iniziative già in essere, come la Spesa Sospesa, che ci permette di supportare più di 300 famiglie in difficoltà.”
L’idea che i ragazzi manchino d’iniziativa e si perdano dietro ad uno schermo è diffusa. Cosa ne pensi?
“Questo sentimento comune da un lato mi infastidisce, dall’altro mi mette davanti alla realtà. Siamo giovani e sentiamo l’esigenza di coinvolgere anche chi lo è di più. Per questo andiamo nelle scuole e utilizziamo i canali d’informazione dei più giovani.”
È difficile far cooperare generazioni diverse?
“È una delle sfide più stimolanti. In associazione ci sono persone di età molto diverse e questo ci arricchisce. Il confronto e il dialogo ci regalano momenti di crescita importanti. Ci accomuna il forte desiderio di mettersi a disposizione in maniera totalmente volontaria e gratuita, l’affetto e l’entusiasmo che incontriamo sono incredibili, anche se non è tutto rose e fiori.
Ci sono momenti faticosi, ma quando si finisce un servizio con il sorriso, si ha la consapevolezza di aver fatto qualcosa d’importante.”
Cosa hai scoperto della realtà delle persone?
“Ho scoperto che le situazioni difficili sono all’ordine del giorno. Non avrei mai pensato che così tante persone, nella nostra città, si trovino a dover superare ostacoli molto più grandi di loro. Vedere la paura o il bisogno nei loro occhi ti permette di capire che c’è tanto altro nella vita.
Di più urgente, di più importante. Ho anche capito che il tempo che si dona è sempre un investimento che produce una rendita preziosa fatta di emozioni ed esperienze.”