A Lugo lo studio annesso all’abitazione di Laura Medici che custodiva la storia della vicenda creativa di una vita, andata perduta.
Da sempre animata da passioni letterarie e poetiche, la ricerca artistica di Laura Medici trae ispirazione dalla letteratura e dalla poesia. Tanto che la pittura confluisce nella scrittura, e viceversa. Lettrice accanita fin da bambina, ha compiuto studi artistici. Prima il Liceo artistico a Ravenna e poi l’Accademia di Belle Arti a Bologna dove la sua formazione è stata influenzata in particolare dai docenti Adriano Baccilieri e Giulio Cortenova. Che riuscivano ad appassionare, a suscitare ricerche “spingendo il martelletto dell’interesse del pianoforte interiore.”
Fin dalla prima media sapeva che voleva fare l’insegnante. Aspirazione realizzata! Dopo aver insegnato discipline artistiche negli Istituti superiori della Provincia, dal 2000 è di ruolo nella scuola media. Nell’operatività artistica il segno-disegno si intreccia strettamente al segno-scrittura. Mentre la matrice d’ispirazione che la guida è l’espressionismo, per la sensibilità verso il colore e al contrasto tra i colori, escludendo quelli neutri e i mezzi toni.
La sua è una pittura urlata, che apre uno sguardo all’interiorità, alla personale condizione esistenziale. Per questo privilegia la figura depurata da dettagli naturalistici, immersa in una luce astratta, simbolica. Il ricorso alla tecnica mista, allo strappo, alla sedimentazione accentua l’espressività delle immagini. Ritiene che un lavoro non sia mai finito, resti sempre aperto, proceda quindi per strati. Per cui anche dopo 10 anni può essere ripreso per aggiungere e riunire altre suggestioni. Come d’altra parte la vita procede per stratificazione sui sedimenti del passato.
Usa prevalentemente supporti cartacei, cartoni, cartone telato, spesso sovrapposti. A volte anche lenzuola per l’implicito valore simbolico, per fare riposare le figure come se si dovessero coricare. Anche il collage inclusivo rientra nella sua ricerca. Non con elementi presi dall’esterno, ma con strappi di poesie e delle sue stesse pitture che vengono coinvolte insieme.
Usa acrilico, acquerelli liquidi, pennarelli indelebili, china, spesso mescolati. Un altro interesse, inevitabile per chi è appassionato di letteratura, è il libro oggetto, il libro ‘d’artista’ che diventa anche pittura, narrazione visiva. Intrattiene rapporti stabili con il centro C.A.B.A. di Villa Verlicchi a Lavezzola e la Biblioteca di Noto, che annualmente realizza una Mostra internazionale del libro d’Artista.
Purtroppo una trentina di questi lavori, sono andati perduti in seguito agli eventi recenti: ne ha conservati dei frammenti, riutilizzabili per altre composizioni. In questo contesto, scrive nella prospettiva di un doppio binario da cui può partire una ricerca, è una scrittura tesa a dare voce alla pittura e viceversa, non pensata per essere pubblicata.
Inventa delle storie visionarie che parlano del bisogno di relazioni autentiche con l’altro, di solitudine, di una condizione esistenziale faticosa e sofferente, ma anche della possibilità di salvezza che viene dalla comunicazione interpersonale e dal sentimento di fratellanza e solidarietà tra gli umani.