Elena Salvatori ed Eleonora Benetti sono due giovanissimi talenti della lirica, orgoglio di Forlì nel mondo. Elena si è aggiudicata la 75° edizione del prestigioso concorso di Spoleto riservato ai giovani cantanti lirici e in terra umbra ha iniziato la carriera concertistica, debuttando in The rape of Lucretia di Britten, e brillando ne La serva padrona di Pergolesi e nella prima mondiale di La porta divisoria di Carpi.
“Quando da bambina mi chiedevano cosa volessi fare da grande,” racconta Elena, “rispondevo risoluta: la cantante! Mai però avrei pensato di dedicarmi alla lirica, il mio sogno era diventare Hannah Montana.” Durante le ore di canto al Liceo artistico e musicale Canova, la splendida ugola scopre la magia dell’opera.
“Mi si è aperto un mondo e ho capito che nella vita non avrei potuto dedicarmi ad altro.” Eppure gli esordi non sono brillanti e in famiglia la passione di Elena è vissuta in maniera tiepida. Ma lei non si è mai scoraggiata, “al punto che d’inverno finisco per esercitarmi in auto con tanto di cappotto!” spiega la ragazza sorridendo, prima di svelare un retroscena dal sapore romantico.
“Il mio bisnonno veniva ingaggiato per cantare le serenate. La bisnonna me lo raccontava sempre emozionata: le sembrava di vedere in me una parte di lui.” Il successo affonda le radici anche in quella modestia sconosciuta a troppi colleghi. “Credo di essere più caparbia che talentuosa.
Ho capito che la lirica poteva essere la mia vita solo quando ho percepito l’emozione negli occhi degli spettatori. E mi sento davvero felice quando prendo coscienza dei miglioramenti dovuti allo studio.”
Tra i segreti di Elena c’è anche la guida di una stella polare. “Wilma Vernocchi è la mia ancora, mi segue da quando avevo 13 anni. Mi ha lasciato sbattere la testa tante volte, non mi ha evitato le grandi fatiche, le delusioni. La sua frase ‘l’esperienza non si insegna’ funge ogni giorno da stimolo a crescere con grinta e impegno.”
La più grande soddisfazione è la vittoria a Spoleto, “la mia ultima opportunità all’Italia, Paese che ha dato i natali alla lirica e che paradossalmente non la ama e valorizza abbastanza.” A favorire il disinteresse contribuisce la difficoltà di comprensione delle opere.
“Sto conducendo una battaglia per la corretta dizione e per avvicinare i ragazzi a questo mondo meraviglioso.” Ha trasformato la sua passione in professione Eleonora Benetti, da poco nominata dal Comune di Forlì madrina dell’Auditorium Conad in quanto simbolo del panorama musicale e culturale della città di Saffi.
Oggi ventiseienne, la soprano ha conosciuto la prima ribalta mediatica nel 2006, quando a poco più di 9 anni si esibì in mondo-visione intonando l’inno di Mameli alla cerimonia inaugurale delle olimpiadi invernali di Torino. Una performance toccante di rara purezza. Di quella bimba la giovane donna ha conservato il talento, affinato dallo studio e dall’applicazione.
“L’amore per il canto nasce assieme a me: in famiglia siamo tutti appassionati, il nonno in particolare era un melomane, innamorato della classica. A 5 anni sono entrata a far parte del Coro Voci Bianche – Città di Forlì.” Pochi mesi più tardi il debutto al pianoforte.
“Dopo il diploma al Liceo musicale Angelo Masini, nel 2008 mi sono laureata in canto solistico lirico moderno al Conservatorio Maderna di Cesena. Conseguita la laurea triennale all’Università di Bologna, oggi insegno canto e pianoforte alla scuola InArte e in altri istituti forlivesi, e faccio parte del gruppo teatrale La Compagnia dell’Anello.”
Nel 2016 il ritorno a Torino, “città splendida dove ho ricevuto un’accoglienza incredibile, ho cantato nuovamente l’inno rievocando un momento rimasto nel cuore di molti. Sarei felicissima se anche un solo bambino avesse scoperto la magia della musica grazie a quella interpretazione.
La lirica è la massima espressione di ciò che si può fare vocalmente. Non è un pianeta lontano, ma anzi super-accessibile: è importante trovare la giusta strada per avvicinarsi.” Il presente di Eleonora Benetti è fatto di audizioni, concorsi, collaborazioni con i Conservatori, il futuro contempla la chiusura del cerchio accademico nella sede ravennate dell’Alma Mater, quindi la piena realizzazione di un sogno ormai a portata di mano, calcando quel “palco dove mi sento a casa, e avverto la percezione intima di essere laddove dovrei essere.”