Già in quella fase a Lupinelli è chiaro di voler fare teatro, così si iscrive a una scuola di Firenze, la Bottega di Gassman. Quasi subito però si accorge che la tecnica non gli basta. “Cercavo l’espressione dell’anima, una spontaneità che venisse da dentro”, racconta Maurizio Lupinelli.
Lupinelli, come ha trovato la sua strada?
“Nel 1986 mi sono trasferito a Parigi per frequentare la scuola di Marcel Marceau. Costava molto e per sostenermi mi esibivo come artista di strada davanti al Centre Pompidou. Parigi mi ha catturato subito, grazie anche al lavoro di molte compagnie d’avanguardia che passavano in città. Un grande nutrimento per me. Poi mi hanno ispirato Danio Manfredini e Leo de Berardinis, così come il Teatro delle Albe. Marco Martinelli ed Eugenio Sideri mi hanno aiutato a mettere in scena Opinione di un Clown al Festival di Santarcangelo nel 1989. Quello spettacolo è stato il mio esordio che è piaciuto molto all’allora direttore artistico Antonio Attisani.”
L’esperienza al Teatro delle Albe: quali i ricordi degli anni al Rasi?
“La mia collaborazione con Martinelli sul fronte dei laboratori per le scuole inizia grosso modo nello stesso periodo in cui l’allora assessore e poi presidente di Ravenna Festival, Mario Salvagiani, coraggiosamente assegna la direzione del Rasi al Teatro delle Albe. Iniziamo nel 1991/92 e in pochi anni la Non-scuola è stata accolta da tutte le scuole di Ravenna. Qui comincia il mio approccio alla diversità: nel 1997, allo Zodiaco di Ravenna, ho iniziato a lavorare con persone diversamente abili. Era un primo esperimento, insieme a Renato Bandoli e con il Teatro delle Albe. Poi ho proseguito a La Spezia con l’associazione Le Pleiadi.”
Come nasce Nerval Teatro?
“Dall’incontro, nel 2006, con l’attrice Elisa Pol (sotto, nella foto), che sarebbe poi diventata mia moglie oltre che compagna di lavoro. Il nome proviene dalla mia mania per Gerard de Nerval, scrittore francese. In quel momento il fondatore di Armunia a Castiglioncello mi chiamò per portare da loro il nostro teatro. Ho avuto la libertà di creare un progetto dedicato a persone diversamente abili.”
Qual è la caratteristica del vostro teatro?
“Un lavoro che coniuga l’esperienza della diversità con la scelta di lavorare su autori particolari della drammaturgia tedesca, tra cui Fassbinder e Weiss. Portare in scena Marat/Sade di Peter Weiss, con 40 attori diversamente abili e 20 attori giovani normo dotati, è stata la realizzazione di un sogno. Inoltre, il nostro teatro è per tutti, in quanto considera la diversità come una fonte di ricchezza legata all’opera d’arte, una possibilità di creare un ascolto e di occuparsi concretamente di alcune situazioni e della condizione umana.”
Com’è la vostra realtà a Ravenna?
“Dal 2019, insieme al Comune e in particolare con l’assessorato ai Servizi sociali, abbiamo creato un progetto di laboratorio teatrale rivolto alle persone diversamente abili di Ravenna. Collaboriamo con le cooperative San Vitale, La Pieve e il Consorzio Selenia. Nel 2010 abbiamo messo in scena di Appassionatamente con 6 attori, di cui 3 diversamente abili. Nicastro, uno dei direttori artistici di Ravenna Festival, dopo aver visto lo spettacolo lo mette in programma in città. Poi nel 2018, ancora grazie a Nicastro e al Festival, abbiamo presentato Sinfonia Beckettiana.”