Marco Minnozzi, liutaio a Ravenna

di Serena Onofri, foto Massimo Fiorentini
Mani per la musica: il liutaio Marco Minnozzi crea strumenti unici
Viene da entrare in punta di piedi nello studio, ormai unico nel suo genere, del liutaio Marco Minnozzi. Domina il silenzio e la tranquillità. Arte, maestria e dedizione creano strumenti che verranno poi suonati in tutto il mondo.

Nel raccontare come si diventa liutai si scopre che la prima scintilla, quella per la musica, è scoccata in Marco Minnozzi proprio in una scuola media di Ravenna, grazie alla professoressa Silvana Ballanti.

Nessuno in famiglia, infatti, era particolarmente attratto dalla musica e quella scintilla ha acceso una passione che è via via cresciuta fino a diventare una scelta di vita. Nel tempo è poi cresciuto l’interesse per le arti in generale. La poesia, la letteratura, la pittura, la scultura, il teatro. Che, insieme a una istintiva capacità manuale, lo indirizzano verso la Scuola di Liuteria del Conservatorio di Parma, unica in Italia, frequentata da non più di 9 allievi provenienti da tutto il mondo e guidata dal maestro Renato Scrollavezza. 

D. Marco Minnozzi, cosa le ha insegnato Scrollavezza?

R. “A guardare e apprezzare le cose belle, dai quadri alle automobili. Tutto era giudicato insieme. Era una scuola ‘rinascimentale’ dove con il Maestro ogni cosa utile era approfondita: la fisica, la chimica e il disegno. Tutto serviva a formare sia la capacità tecnica che la sensibilità artistica.

Dopo il Conservatorio ho studiato con maestri straordinari come Giancarlo Guicciardi e Giampaolo Savini che mi hanno fatto conoscere la liuteria del loro maestro Ansaldo Poggi, il più grande liutaio del Novecento. Ho studiato anche restauro negli Stati Uniti.”

D. Come hai cominciato questa professione? 

R. “Ho iniziato a costruire strumenti nel 1982. I miei primi clienti venivano dal Giappone e da allora collaboro stabilmente con musicisti, collezionisti e gallerie di ogni parte del mondo. Fra i miei clienti più importanti, ci tengo a citare innanzitutto proprio due ravennati che suonano regolarmente i miei violini: Enrico Onofri e Alessandro Tampieri, entrambi solisti di fama internazionale.

Ma ciò che più mi rende orgoglioso è la gioia di tanti musicisti, magari sconosciuti, che suonano con soddisfazione i miei strumenti e la cui vita è stata cambiata grazie ad essi.”

D. Come si realizza uno strumento? 

R. “Posso consegnare uno strumento dopo non meno di un anno. È un lavoro paziente che parte dalla sensibilità dei musicisti. Ognuno di questi cerca il ‘proprio suono’ per poter raccontare sé stessi. Solo dopo si passa alla scelta del legno e alle scelte tecniche di realizzazione.

Utilizzo legni che provengono dalle nostre valli dolomitiche come l’abete della Val di Fiemme, ma anche aceri delle foreste della Bosnia, dove mi reco personalmente a scegliere i pezzi uno per uno, per poi usarli dopo una stagionatura di circa 20 anni.”

D. Come prende ispirazione? 

R. “L’ispirazione è innanzitutto un modo di guardare. Per questo amo la lettura delle biografie dei grandi artisti siano essi pittori o scultori. In questo periodo sto leggendo un libro intervista di Frank Gehry (Ndr, architetto che ha disegnato la Walt Disney Concert Hall di Los Angeles e il Guggenheim Museum di Bilbao). Sono particolarmente attratto dalla pittura americana degli anni Cinquanta che ha tra i maggiori esponenti Jackson Pollock e Mark Rothko.

L’arte non è solo un’espressione della propria capacità ma serve per ‘raccontare’ sentimenti ed emozioni attraverso ciò che si fa. Per questi grandi artisti il lavoro è un ‘evento’, è qualcosa che succede. Il mio approccio alla liuteria è il medesimo. Ovviamente quando comincio un lavoro parto da tutto ciò che ho imparato ma poi finisco per seguire ciò che sta nascendo dalle mie mani. E quando termino uno strumento mi sorprendo sempre.”

D. Cosa prova al momento della consegna di uno strumento?

R. “Sempre una grande emozione perché è come realizzare un vestito su misura. Personalizzare il suono per ogni musicista è qualcosa di affascinante.”

D. Passioni parallele? 

R. “Ho un grande interesse per i manoscritti di Leonardo da Vinci e ho partecipato alla ricostruzione, per la prima volta, di uno strumento musicale di Leonardo chiamato Clavi-Viola che è stato presentato in prima mondiale a Times Square a New York e successivamente al Castello Sforzesco a Milano. Un lavoro molto complesso che ho realizzato con Pino Zampiga, anch’egli ravennate.”

D. Cosa consiglia a un giovane aspirante liutaio? 

R. “Di seguire il fascino dei grandi maestri. Dove sono loro c’è bellezza. Da questi non si impara solo ‘il mestiere’ ma anche a vivere.”

Marco Minnozzi, liutaio a Ravenna
Qui sopra e in apertura, il liutaio Marco Minnozzi nel laboratorio in cui crea strumenti musicali che vengono suonati in tutto il mondo.
Pubblicato su XX IN Magazine XX/XX, chiuso per la stampa il XX/XX/XX

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