Matteo Muccioli e i forni solari

di Cristina Righi, foto Riccardo Gallini
I forni solari di Matteo Muccioli per ridurre i consumi
“Il nostro mondo è complesso, con problemi complessi che devono essere affrontati con tutte le conoscenze e le strategie che abbiamo. I forni solari non sono la soluzione alle emissioni nocive o alla crisi energetica, ma rientrano in una strategia di risparmio più ampia.

Un esempio: quando utilizzo un forno solare, non accendo il forno o le piastre a induzione. Risparmio quindi energia. La casa dove abito con la mia famiglia ha un impianto fotovoltaico, quell’energia può essere utilizzata per altro o immessa in rete.”

Ad introdurci l’argomento è Matteo Muccioli, ingegnere meccanico riminese, con la passione per il risparmio energetico e la produzione di energia da fonti rinnovabili.

Come nasce l’interesse per i forni solari?

“Parallelamente al mio lavoro, ho iniziato a sviluppare dei prototipi di concentratori solari per la produzione di energia su scala domestica. Nel 2015 ho incontrato i forni solari e mi hanno conquistato. Una delle loro meraviglie è che il risultato di un test si mangia!

Nel 2019 il prof. Giovanni Di Nicola, docente di Fisica Tecnica del Politecnico delle Marche, mi ha ha chiesto di sottoporre due dei miei forni a uno studio, sfociato in alcune tesi di laurea.

È iniziata una collaborazione tecnico-scientifica, che sta producendo risultati inimmaginabili per me, e che aprono nuovi scenari applicativi per questa tecnologia così versatile.”

Cos’è un forno solare e come funziona?

“Un forno solare è un dispositivo che concentra la luce del sole verso un ricevitore, in questo caso una pentola di colore nero, racchiusa in una capsula di vetro. Ci si può sterilizzare l’acqua – fondamentale in paesi in cui l’acqua potabile è scarsa e l’accesso a fonti combustibili limitato – ma anche cucinare piatti più o meno complessi. La cottura lenta poi rende i cibi più gustosi.

Si risparmia energia, senza combustione non viene liberata anidride carbonica e se per costruirlo si usano materiali di recupero l’impatto ambientale si riduce ulteriormente. Esistono molte tipologie di forni solari e diverse si possono costruire con legno/cartone, fogli riflettenti e nastro adesivo.

Per iniziare consiglio i forni a pannelli, necessitano di circa un’ora e mezza di lavoro. Come ricevitore si possono usare un’insalatiera e un coperchio in vetro, dentro cui mettere un tegame nero, chiuso con coperchio di metallo nero. Se non si è avvezzi ai lavori manuali, se ne trovano pronti in commercio.”

È immaginabile uno sviluppo su larga scala?

“Non solo è possibile, è auspicabile. La produzione dipende dalla richiesta e perché ci sia questa tecnologia deve essere conosciuta. La principale associazione che raccoglie informazioni su forni e cucine solari a livello mondiale è la Solar Cookers International.

Sul suo sito si trovano tre dei miei forni, che mia moglie ha battezzato: MUMA Solar Cooker, Newton Solar Oven e Kimono Solar Cooker. Mentre i miei studi e le cotture sono visibili sui miei canali social e su Youtube.

Da anni tengo corsi di divulgazione e di auto-costruzione, in particolare collaboro con l’Associazione Astronomica del Rubicone, dove è stata creata la sezione Sol AARlab. Inoltre, insieme ad altre persone in Italia, stiamo organizzando dei centri sul territorio per diffondere la cultura della cucina solare, con corsi di auto-costruzione in cui i partecipanti possono portare a casa il proprio forno e utilizzarlo.

L’obbiettivo è quello di costruire una rete nazionale di questi centri.”

In foto, l’ingegnere meccanico Matteo Muccioli mostra un suo modello di forno solare.
Pubblicato su XX IN Magazine XX/XX, chiuso per la stampa il XX/XX/XX

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