Maurizio Focchi

di Lucia Lombardi, foto Riccardo Gallini
Imprenditore, medico e filantropo, oggi è cavaliere del lavoro
“Mi reputo un curioso, tengo in alta considerazione il punto di vista altrui, cerco di imparare molto dallo scambio: siamo fatti di relazioni”, dice di sé Maurizio Focchi, a capo dell’omonima azienda di famiglia, nata nel 1914, con sede alle porte di Santarcangelo di Romagna.”

È qui che ci accoglie a pochi giorni dalla notizia dell’attribuzione del cavalierato del lavoro 2022. 

“Sono molto sorpreso ed emozionato per questo riconoscimento. Ogni cosa che avviene mi piace condividerla con le persone del Gruppo Focchi. Qui in azienda ci mettono tutti l’anima. Il merito è soprattutto del loro lavoro, del loro entusiasmo e della loro passione, se oggi leggo il mio nome tra i 25 grandi professionisti che stanno migliorando le condizioni di vita e di lavoro del Paese.

Nella nostra azienda lavorano 380 persone, tra Rimini, Londra e New York, e tra loro 120 sono giovani sotto i 30 anni. In momenti come questi, tra crisi, guerra e incertezze, per fare futuro bisogna concentrare le forze del nostro lavoro verso i giovani.”

Parliamo di un’azienda che firma le facciate a silicone strutturale, cioè a tutto vetro, per i più avveniristici edifici al mondo, come Paddington Square, Londra (Renzo Piano); 40 Leadenhall, Londra (Make Architects); Battersea Power Station Phase 2 (WilkinsonEyre); One Broadgate, Londra (Allford Hall Monaghan Morris); The Broadway, Londra (Squire and Partners); Domino Sugar Refinery, Brooklyn (PAU Arch.), solo per citarne alcuni.

Per essere scelti dai migliori progettisti al mondo, un segreto c’è: “Ci differenzia il riuscire a rendere fattibili i progetti degli architetti più visionari. Tradurre in pratica le idee creative, soprattutto le opere più sfidanti. Progettando gomito a gomito con loro alla ricerca della soluzione più adatta.

Lo si ottiene ponendosi umilmente in sintonia con l’architetto, con la volontà di capire cosa il creativo va cercando, immedesimandosi totalmente con il disegno, con il desiderio, la volontà dell’architetto. In tutto ciò i nostri tecnici rappresentano il vero made in Italy”. I suoi collaboratori devono saper “lavorare bene in team, aver passione ed essere intraprendenti, a costo di essere rompiscatole!”

Maurizio ha due figlie e un figlio, con caratteri e attitudini diverse, “da cui ho imparato molto”, ammettte. “Non li ho mai spinti in nessuna direzione specifica, se non donato loro autonomia decisionale. L’unico progetto: che seguissero la loro strada!”

Queste affermazioni offrono una connotazione precisa del personaggio che abbiamo davanti. Una Laurea in Medicina, per la quale ha “conservato la passione”, confessa apertamente il manager. “Una parte di me è ancora là, rimango tuttora iscritto all’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia. I miei interessi scientifici si sono rivolti alla salute mentale delle persone.”

Interessi portati avanti parallelamente all’impegno in azienda e per i quali ha ricevuto il premio Jano Planco d’oro a fine 2021, per il suo impegno con Cittadinanza Onlus, cui ha dato vita nel 1999, per la quale, in qualità di presidente e fondatore, realizza progetti di cooperazione internazionale per bambini, giovani e adulti con disabilità e problemi di salute mentale in Paesi a basso reddito.

“Con Cittadinanza Onlus ci dedichiamo ai bimbi con problemi di sviluppo abbandonati nelle capanne nelle slum di Nairobi. Se gli insegniamo a camminare, a mangiare da soli, possono emanciparsi andando anche a scuola che è il nostro intento primario.

Così attraverso la cooperazione internazionale, grazie ad una figura per me di riferimento in questo ambito, lo psichiatra Benedetto Saraceno, ho potuto unire i miei interessi in un unico progetto volto ad aiutare quei Paesi a basso reddito, in cui alcune malattie non vengono considerate, con grandi ricadute sulla qualità della vita per la società.

Abbiamo iniziato in India nel ’99, pensando a progetti per adulti affetti da malattie mentali. Ogni area geografica stabilisce un rapporto diverso con questo tipo di malattie: nel continente indiano, per esempio, vengono considerate come fuggevoli, perché per la loro filosofia di vita nulla dura per sempre, neanche queste condizioni. Ciò ne agevola il superamento, soprattutto nei villaggi dove c’è ancora partecipazione. La malattia si cura insieme alla famiglia e alla società.”

Maurizio Focchi si riscontra “un eccessivo senso del dovere”: negli anni Ottanta il padre si ammala, subentra la crisi edilizia, e lui si trova costretto ad accantonare l’idea di vivere a Londra o New York per fare il medico e abbraccia la professione edilizia. “Mi ero dato tre anni di tempo: se non fossi riuscito nell’intento di governare e risanare l’azienda, avrei lasciato. Invece si è ripresa.”

La formazione è avvenuta dopo, “con un corso in strategie aziendali in Bocconi”. Grazie alle parole di un professore, che consigliava di specializzarsi in qualcosa, “durante un viaggio in Florida presi ispirazione e mi specializzai in facciate continue, abbandonando il mondo dei serramenti. Da questa scelta derivò il primo progetto bolognese in piazza Trento e Trieste, e da lì passammo al Lingotto con Renzo Piano”, poi si sono diretti verso Vienna ed è stato un crescendo di commissioni.

Renzo Piano mi ha sempre colpito positivamente per la sua visione sintetica, con dettagli costruttivi pazzeschi e un grande amore per i materiali, che spesso restituisce tramite schizzi in verde, ovunque si trovi, anche su fogli volanti o tovaglioli.”

Un’altra figura stimolante incontrata da Maurizio Focchi è stato lo scienziato Silvio Garattini, “a cui Mario Negri alla sua morte lasciò tutto, compreso il famoso istituto milanese. Garattini all’epoca aveva solo 27 anni e faceva l’assistente in farmacologia. Si trovò all’improvviso a dover prendere le redini di tutto e a svolgere il duplice ruolo dello scienziato e dell’imprenditore: Negri ci aveva visto lungo!”

Con i suoi modi pacati e i suoi interessi verso i meno fortunati, Maurizio Focchi risponde perfettamente alla descrizione dell’imprenditore filantropo, quasi un uomo di altri tempi nel suo donarsi al prossimo. Cerca di essere un punto di riferimento per i suoi collaboratori, e ritiene l’ottimismo un requisito fondamentale: “Devi credere di farcela, sempre, anche contro l’evidenza!” Un aiuto nella vita frenetica a cui è sottoposto gli viene dallo sport: il tennis lo aiuta a scaricare pressioni e ansie.

Maurizio Focchi su Rimini IN Magazine
In foto, il cavaliere del Lavoro Maurizio Focchi. Seguono, Paddington Square, a Londra, progettato da Renzo Piano e Maurizio Focchi che parla con gli architetti Massimiliano e Doriana Fuksas.
Maurizio Focchi su Rimini IN Magazine
Maurizio Focchi su Rimini IN Magazine
“Il mondo può andare solo meglio!” e se ce lo dice lui, non possiamo fare altro che crederci.

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