Negli ultimi anni, infatti, sono nati – o rinati – due eventi molto particolari, che riportano nelle città e fra la gente la Storia del Medioevo in piazza e la tradizione di un passato lontano seicento anni. Stiamo parlando del Festival di Caterina Sforza e della Giostra di Cesena.
Il Festival di Caterina Sforza (la quarta edizione si è svolta dal 15 al 17 giugno) è promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Forlì ed è affidato alla direzione artistica di Eleonora Mazzoni. Il Festival è ‘cominciato’ con quattro serate di Anteprima, che si sono svolte fra aprile e inizio maggio.
Secondo le intenzioni della direttrice artistica, il Festival “è una manifestazione colta e raffinata ma anche popolare, fruibile a svariati livelli.” In effetti, benché il percorso che dalle Anteprime conduce alla kermesse vera e propria sia pensato per tutti, i temi trattati possono facilmente attirare anche i più giovani. Magari avvicinandoli alla figura di Caterina.
Le parole chiave dell’edizione 2023 sono state ‘generare’, ‘amministrare’ e ‘rispettare’. Questi temi sono spunti per ragionare attraverso la Storia, da Caterina a noi, cercando di capire quanta strada è stata fatta. ‘Amministrare’, per esempio, pone l’attenzione sul fatto che Caterina era presente nella società e nella politica del tempo.
Oggi – come si legge sul sito ufficiale del Festival – “in che modo, con quali peculiarità e differenze [le donne, Ndr.] gestiscono lo spazio pubblico, sociale e politico?”. La leonessa di Romagna “è capace di parlare ancora oggi,” dice Eleonora Mazzoni. E il Festival può essere un ottimo modo per capire meglio i temi più importanti del presente attraverso il passato.
“Tanto più quest’anno,” continua la direttrice artistica. “Dopo il dramma dell’alluvione, questo Festival dedicato a una donna così combattiva e tenace dovrebbe essere segno di compattezza e del voler ricominciare.”
La Giostra di Cesena – il torneo a stampo Medioevo in cui i cavalieri si scontrano cercando di disarcionarsi a vicenda – è un caso unico in Italia per antichità, durata e continuità.
Era una giostra istituzionalizzata. Nel 1465, dopo il ritorno della città allo Stato Pontificio, Papa Paolo II concesse in privilegio perpetuo di organizzare ogni anno una giostra nella data della ricorrenza. L’ultima edizione si svolse nel 1838, e ciò l’ha resa l’ultimo evento di questo genere in continuità dal Medioevo.
L’Archivio di Stato e la Biblioteca Malatestiana conservano circa 2.000 documenti che attestano minuziosissimi dettagli di quasi tutte le edizioni. Come i nomi dei giostranti, i padrini e gli scudieri. Nel 2016, il Comune di Cesena e l’Associazione Giostra di Cesena hanno riproposto l’evento con successo. Nelle intenzioni degli organizzatori, la Giostra deve diventare uno “strumento di riscoperta identitaria e di conoscenza della propria città.” Il programma della manifestazione prevede anche corteo, conferenze, spettacoli e visite guidate.
I cesenati sono i primi beneficiari di questa iniziativa. E l’Associazione sfrutta tutti i canali disponibili per farla conoscere. Esistono una pagina Facebook e un canale YouTube, e vengono organizzati incontri nelle scuole e nei quartieri modulando le proposte in base al pubblico (attività ludiche, spettacoli storici).
La Giostra è stata una delle feste più importanti di Cesena per diversi secoli. “Lo scopo,” dice Daniele Molinari, il Presidente dell’Associazione. “È farla rivivere come strumento di riappropriazione dell’identità e dell’orgoglio cittadino e occasione di socialità e solidarietà a tutti i livelli.” Senza contare che è uno spettacolo di fascino unico.
Non era semplice, nell’epoca dei social media, rendere interessanti due eventi simili. Il Festival ha conseguito con successo l’obiettivo di attualizzare una figura come Caterina Sforza, che è riuscita ad affermare se stessa in un periodo tumultoso a cavallo tra Medioevo e Rinascimento. Per parlare della contemporaneità, sfruttando un’efficace comunicazione social. La Giostra, invece, ha riportato in auge una tradizione particolarissima. Rendendola una festa per tutti e riportando in vita un patrimonio storico culturale che sembrava destinato a restare materia per studiosi.