Nei musei entriamo per imparare o ammirare, il Micro Museo è nato per pensare, anzi per pensarci. Ci accompagna nella ricerca di frammenti, che siano emozioni, pensieri, sensazioni, scintille di vita, di desideri e sogni, che spesso si perdono nello scorrere frenetico del tempo e che piccoli oggetti, come briciole di pollicino, ci permettono di recuperare.
Nelle sale del Micro Museo, Geminiani propone un percorso immersivo ed emozionante, invitandoci a incontrare un’antologia d’inciampi, di punti e di virgole, gli oggetti che lui ha raccolto per anni sulle sponde dei fiumi, sulla spiaggia, lungo la ferrovia e le strade tra Marche e Romagna.
Tutti noi abbiamo in un cassetto un memorabilia, un frammento del cuore. Geminiani ha raccolto letteralmente, stappandoli dalla corrente dell’oblio, lacerti di vita vissuta, catalogandoli in un’enciclopedia di ricordi, pensieri ed emozioni che non appartengono più a nessuno, ma che in fondo sono di tutti noi.
“Il Micro è l’ultimo traguardo che mi ero posto,” dice. “Per poter riscattare gli oggetti ritrovati in tutti questi anni. Inizialmente sono state le mostre e i piccoli libri d’arte, poi è arrivato un palcoscenico vero e proprio, con la rappresentazione teatrale Anime Salve, e dulcis in fundo, ho trovato una casa museo per gli oggetti ritrovati.
Ora che Micro è nato, la sua ragione d’essere non può prescindere da una interazione viva e costante con le persone, le realtà scolastiche, artistiche e poetiche. La condivisione di materiali ed esperienze e la realizzazione di percorsi con studenti, artisti e istituzioni.”
Una passione quella per gli oggetti ritrovati che “nasce da un’attenzione, una sensibilità profonda nei confronti delle cose e delle creature sofferenti. In questo caso oggetti consunti ed emarginati nei luoghi dell’abbandono e della solitudine.
Difficile ricordarsi il primo oggetto incontrato, ma ho ben presente il primo gruppetto di cose che hanno attirato la mia attenzione. Un paio di ossi di bue logorati, una forchetta dalle punte ritorte, una pietra fossile piramidale e un barattolo arrugginito.”
Ma cosa ha guidato Geminiani nella scelta degli oggetti presenti al Micro Museo? “Per me era importante ricreare una situazione in cui con poco si potesse raccontare il tutto. Mi sono servito degli oggetti reali come delle macrofotografie, giocando con lo straniamento che si può creare dal micro al macro,” dice.
“Non mi sono soffermato su una progettazione in relazione agli spazi, è stato molto semplice interpretarli e agire di conseguenza. La spontaneità si è rivelata vincente anche se non era semplice esprimere al meglio un’idea del tutto, mostrandone solo una piccola parte. La sfida è stata proprio nel definire e modellare questa sineddoche e sono molto soddisfatto del risultato.
Le suggestioni sono affidate alla capacità delle cose di colpire alla pancia le persone, a prescindere dall’estrazione o dall’età. Ognuno di noi sa scegliere l’oggetto, con le implicazioni emozionali e sentimentali più potenti, legate all’infanzia o a persone significative della propria vita. Anche per questo,” prosegue Geminiani.
“L’invito che faccio ai visitatori è quello di lasciarsi andare e di aprirsi al flusso delle emozioni che le cose sono capaci di attivare. Micro è un luogo accogliente e familiare, in cui poter sostare e ritrovare le parti di sé perdute.”
Il museo di Verucchio è quindi uno spazio permanente di confronto, costola creativa e catalizzatore di collaborazioni, anche per un altro importante progetto di Geminiani: il Green Festival Montefeltro. Già nella sua denominazione il festival, la cui terza edizione si terrà a Rimini dal 19 al 20 ottobre, si identifica come spazio di confine. Come luogo di contaminazione in cui idee, progetti, visioni e rapporti possono crescere.
Cogliamo quindi l’invito del Micro e di Gabriele Geminiani a una visione ecologica che è prima di tutto ecologia del sé, desiderio di riportare in superficie e non sprecare tratti di umanità imprescindibili: le emozioni, i sentimenti, le relazioni, cogliere il tempo come opportunità, con gli occhi pronti a scovare la bellezza e quel piccolo giocattolo azzurro che è di ognuno di noi.