Li abbiamo intervistati entrambi per conoscerne visioni e programmi rispetto ad alcuni dei più importanti luoghi della cultura cittadina.
Dott. Sassu, come si può portare il Museo della Città di Rimini, oggi purtroppo patrimonio silente, ad avere voce nello scenario culturale della città e non solo?
“Premesso che Civico è proprio l’espressione della comunità e dei comuni, l’unico modo per uscire da questa vetustà è far parlare il museo attraverso le proprie specificità, e la ricchezza del Museo civico di Rimini sta proprio nel nome stesso: Museo della Città. Che non è una tipologia museografica ma è proprio una tipologia di appartenenza.
Lo dimostrano le sue collezioni, che sono comunali, statali, diocesane, dell’Ausl e della Fondazione Carim. La grande ricchezza del Museo Civico ‘Luigi Tonini’ è quella di conservare opere di tutti, e questo patrimonio deve essere conosciuto il più possibile, cominciando dai cittadini riminesi. Da qui, io e i miei collaboratori – che ringrazio – siamo partiti per farlo diventare sempre più un Museo per la Città.”
In che modo?
“La parola d’ordine è svecchiare, gli allestimenti prima di tutto; svecchiare il modo in cui viene comunicato il museo, conservare e restaurare, quindi creare le occasioni per far tornare d’attualità il parlare del museo.”
Dott.ssa Bizzocchi, lei oggi dirige la Biblioteca Civica Gambalunga, un pezzo di storia della città, che quest’anno compie 403 anni. Come può la Biblioteca aprirsi sempre di più e dialogare con i cittadini?
“Nei molti anni trascorsi alla Gambalunga – ci lavoro dal 1988 – ho approfondito l’attività di catalogazione e il lavoro in archivio. Gli archivi sono la mia passione, lavorare a contatto con la materia, con la carta, mi affascina.
Ricordo ancora il mio lavoro pluriennale all’inventario dell’Archivio fotografico Davide Minghini grazie al quale è stato possibile far conoscere al grande pubblico 50 anni di storia riminese attraverso la fotografia.
Il valore della catalogazione prima e della conoscenza dopo è proprio questo, la consapevolezza di un patrimonio che una comunità può divulgare per arricchimento e conoscenza. Questa è una biblioteca che ha fin dalle sue origini la vocazione di apertura alla pubblica fruizione.
Il suo fondatore Alessandro Gambalunga, ricco cittadino riminese e appassionato di libri, nel 1619 donò la propria biblioteca alla città, compreso il suo signorile palazzo che ancor oggi ci ospita: con questo gesto creò la prima biblioteca pubblica civica d’Italia permettendo così ai cittadini riminesi di poterne fruire liberamente.
Quindi Rimini ha anche questo primato. Una vocazione che continua tuttora grazie al progetto nazionale ‘Nati per leggere’ che avvicina i piccoli lettori e li stimola alla lettura. È scientificamente provato che leggere, soprattutto ad alta voce, agevola lo sviluppo neurologico e cognitivo del bambino.”
Bizzocchi e Sassu, si parla sempre più spesso di collaborazioni fra pubblico e privato, ma come può il privato aiutare la vostra pubblica attività?
“A parte il fatto che noi di mecenatismo siamo nati, perché la Gambalunga è stata creata proprio per volontà di un privato,” afferma Bizzocchi, “oggi i privati potrebbero sostenerci per far fronte a tante necessità: il restauro di opere antiche e rare, la conservazione degli arredi, lo sviluppo di nuovi servizi per le fasce più fragili, la creazione di una nuova biblioteca dei ragazzi.
Il canale privilegiato oggi rimane l’Art Bonus nato per facilitare il sostegno culturale pubblico da parte proprio dei privati.”
“Il privato può fare tantissimo,” conferma Sassu, “può stimolare il museo a lavorare meglio, creando un dialogo e una possibilità di finanziamento sotto forma di progetti speciali appositamente costruiti insieme al territorio. Io ne sento molto la mancanza in questa città colta, vitale, che si è dimostrata molto sensibile al proprio mondo culturale.
Sono quindi molto favorevole alle collaborazioni con i privati e anche con l’associazionismo. Ricordiamo che il Museo della Città ‘Luigi Tonini’ non ha una Associazione dei Musei, che sarebbe invece fondamentale per stimolare e ampliare la conoscenza di tutto quello che ruota intorno ai musei cittadini.”
Abbiamo parlato di cosa fare oggi, e come agire nel presente. Quali sono invece i progetti futuri che avete in programma?
“I nostri obiettivi s’inseriscono in un quadro normativo definito dalle politiche culturali dell’amministrazione, che poi noi decliniamo e adattiamo al mondo bibliotecario,” spiega Bizzocchi.
“Come prima cosa avere sempre più cura delle collezioni, aumentare e sensibilizzare il bacino d’utenza, diffondere la conoscenza del territorio e favorire l’integrazione culturale,” conclude.
“Nel 2023 daremo avvio al progetto che si chiama Valorizzazione del Trecento Riminese,” dichiara Sassu, “che in realtà è un ripensamento collettivo perché costruito da un percorso partecipato fra Comune, Diocesi, Fondazione Carim e altre realtà culturali come ad esempio l’Università.
Si tratta di un riallestimento parziale del primo piano del museo, secondo un progetto in parte già ragionato prima che io arrivassi, e che darà inizio all’operazione di rilancio identitario del Museo della Città, anzi Museo per la Città.”