Se Vasco dice che spacca allora davvero tutti zitti e buoni. Raffi, che fa rima con graffi, gli artigli li ha nel Dna di implume rockstar dall’esordio baciato dal sole. Un’emergente dalla tigna tutta pesarese con la quale esprime un talento non comune. Voce, presenza scenica, capacità interpretative, assoluta coincidenza con l’epoca che canta, senza timori, virata sulla libertà e sull’essere donna: guida la sua band con invidiabile piglio.
Anni 23, tre brani nell’arco di ventiquattro mesi che hanno subìto colpito nel segno: il segno del rock dentro al quale è cresciuta grazie alle passioni musicali paterne e al fiuto musicale di Roberto Casini che ne fa un talent scout selettivo e vincente.
Per farsi spazio nel mondo della musica Raffaella Pierattoni ha scelto il diminutivo che la connota da sempre, Raffi appunto, come da sempre le si agita in cuore la passione per il canto.
L’esordio? “Alle elementari, quando in una recita mi è stata affidata la parte della cantante,” ricorda sorridendo. “Ero felicissima e credo di aver capito fin da piccola che quello era ciò che mi piaceva fare. Oggi direi il focus della mia vita.”
Si sa, il talento ha bisogno di un caso che lo identifichi. Nella breve storia di Raffaella il caso è un bar di Fano dove Roberto Casini si beve un caffè. Giusto per rinverdire i ricordi di pochi smemorati, va detto che Casini è stato lo storico batterista di Vasco Rossi dal 1979 al 1985 ed è coautore del rocker di Zocca per brani del calibro di Va bene va bene così, E già, Colpa del whisky.
Vive a Bologna ma ha uno studio di registrazione nella città della Fortuna. In quel bar, in quel giorno, a quell’ora precisa c’è Raffaella. Inizia una casuale conversazione, lei racconta la sua passione per la musica e il più è fatto. Si fa per dire.
Si avvia così un intenso lavoro in studio sotto la guida di Roberto: “Il mio vero punto di riferimento, la persona che ascolto in religioso silenzio,” un percorso dal quale è venuta alla luce Per nessuno. Immediato e importante l’impatto sulle piattaforme, un incoraggiamento che fa bene a Raffaella, tutt’altro che un’improvvisatrice dal tratto estemporaneo.
Senza mai perdere di vista la sua passione, infatti, non solo ha frequentato per tre anni il Conservatorio Rossini studiando pianoforte e seguendo contemporaneamente le lezioni al liceo classico, ma una volta conseguita la maturità si è iscritta all’università laureandosi in Giurisprudenza. Insomma una tipa tosta che sa il fatto suo.
Niente talent? “Con Roberto ci abbiamo pensato,” rivela. “Ma lui, e io condivido in pieno il suo pensiero, ritiene che un artista debba fare la sua gavetta. Farsi le ossa e le spalle larghe direttamente sul palco. Certo, i talent sono una grande trampolino di lancio che rischia però di non essere duraturo. Io voglio percorrere la mia strada senza scorciatoie.”
Dopo il brano Per nessuno, Raffaella lancia nell’etere Vivo senza te e replica e amplifica i consensi del debutto. Testi e titoli rivelano la sua personalità: “Sono giovane ma agguerrita. Ho la cazzimma. Il tema dell’autodeterminazione delle donne mi interessa profondamente e voglio esprimere l’energia di fare capo a se stesse, di non aver paura di dire, di denunciare, di fare.
C’è sempre qualcuno che ti ascolta e forse dai voce anche a chi non è ha.” L’ultima incisione Dopo di me conferma il cammino che ha scelto e ha aperto le porte a una estate straordinaria. “Aprire i concerti di Vasco Rossi è un’emozione che non so descrivere. Una carica di adrenalina pazzesca e la realizzazione di un desiderio fortissimo.” Insomma il debutto a Bari, davanti a 60.000 persone in attesa del Blasco, non le ha fatto tremare le ginocchia.
Sul palco con lei la sua band, gli XX Energy, cinque giovanissimi musicisti reclutati da Casini tra Pesaro e Fano, talenti capaci di non farsi intimidire. “Il gruppo è nato nello scorso giugno ma ci siamo subito trovati, c’è grande affiatamento, sento il loro supporto e questa armonia arriva dritta al cuore del pubblico.” E ancora: “Era la prima volta che entravo in uno stadio.
Non ci ero mai stata né per una partita né per un concerto. Un impatto da stordimento.” Due chitarre, Tommaso Baldini e Giorgio Martini, al basso Andrea Vanzini, alle tastiere Andrea Boidi e Luca Giavon alla batteria. Raffi la loro front woman.
Quando aprono il concerto di Vasco Rossi ad Ancona c’è già un gigantesco striscione che cita il perentorio giudizio del Komandante a commento dell’esibizione allo stadio San Nicola: “La Raffi spacca,” e come se non bastasse, va bene che giocava in casa, il pubblico al Del Conero intona “Olè, Olè, Raffi, Raffi”. Il ritornello che solitamente richiama i protagonisti sul palco. “Non ci potevo credere.”
Tutto talmente bene che arriva subito il fuori programma: “È vero, abbiamo aperto anche il concerto di Vasco a Torino.”
“Assurdo” è il suo intercalare più frequente: mostra lo stupore, il candore e la gioia con cui ha accolto l’improvviso, per quanto rapidissimo, successo. “Il mio rock? Elegante e indipendente.”
Prima le parole o la musica? “Per me prima le parole ma può succedere anche il contrario.” Il segreto del consenso? “Essere veri, non barare, onestà intellettuale, passione e grande concentrazione. Niente compromessi e avere chiaro il proprio obiettivo.
Per me è la musica.” Nel futuro cantautrice o interprete? “Non lo so, per ora prendo appunti nel mio cellulare e fermo ogni idea, ogni stimolo, ogni emozione che provo.”