Le tappe del viaggio per Rimini capitale della cultura 2026 sono ben scandite. Entro il 4 luglio scorso Rimini ha dovuto presentare la candidatura. Il 27 settembre scadrà il termine per consegnare il dossier. Il 15 dicembre verranno annunciate le 10 città finaliste e il 29 marzo 2024 ci sarà la proclamazione della vincitrice.
Per indicare la rotta sono state scelte, tramite chiamata pubblica, due direttrici artistiche. Francesca Bertoglio – ingegnera gestionale, project manager di Bergamo-Brescia Capitale 2023 e Mantova 2016 – e Cristina Carlini – progettista e curatrice di eventi culturali con particolare competenza per lo spettacolo dal vivo, ha lavorato alla candidatura di Ascoli Piceno per il 2024.
D. Tra i primi passi avete coinvolto le realtà cittadine. Com’è andata?
R. “Abbiamo organizzato tre incontri che hanno visto una grande partecipazione, con oltre 120 persone. Attorno all’humus culturale si sono unite anche altre figure. Come architetti, editori, ma anche il mondo del sociale e quello delle imprese. Si è rivelata una grande occasione di confronto cittadino che ci ha permesso di cogliere lo spirito della comunità. Da qui abbiamo potuto iniziare ad appuntarci le prime parole chiave e l’aggettivo maggiormente scelto per indicare la Rimini del futuro è stato: inclusiva. Rimini è una città che ha nel proprio DNA la cura e l’accoglienza. Ma è pronta a fare ancora di più e verso tutti.”
D. Avete riflettuto anche sul motto della candidatura, “Vieni oltre”?
R. “Sì, è stato molto interessante coglierne il significato più autentico. ‘Non avere paura, supera il limite, abbi coraggio!’ Rimini deve affrontare questa sfida tenendo conto dei grandi temi del momento. Come il cambiamento climatico, la popolazione che cambia. L’obiettivo di questi percorsi è proprio creare città modello di innovazione sociale, che possa fare da traino per tutte le altre.”
D. Com’era la vostra visione di Rimini?
R. “È una città che fa parte della memoria collettiva, ognuno di noi ha un bel ricordo delle estati passate qua in spiaggia. Abbiamo percepito che i riminesi hanno necessità di mostrare di essere anche altro. Ed è giusto, ma questa visione positiva va preservata facendola convergere in nuovi progetti al passo con i tempi. Si potrebbe coniare un nuovo termine, ‘irriminescente’, per questa capacità magica di sognare che c’è. Qui è possibile far convivere tutte le diverse anime della cultura (da quella alta a quella pop), senza che venga relegata in un circuito elitario.”
D. Cosa rappresenterà questa esperienza?
R. “Il percorso della candidatura è molto lungo e non si esaurisce con la proclamazione, perché il Ministero continua a seguire tutte e dieci le finaliste per realizzare qualche progetto presentato. Questa sarà un’importante occasione per creare un ponte tra tutte le realtà cittadine e dell’area vasta che gravitano attorno a Rimini, aumentandone la consapevolezza.
Rimini è una città che è sempre stata avanti, capace di anticipare le tendenze, libera e aperta. Tra le prime si è dotata di un piano strategico e per questo il coinvolgimento di diversi mondi funziona. Ha inoltre già avviato una considerevole rigenerazione urbana. Le giovani generazioni saranno senz’altro protagoniste di questa operazione. Generazioni che mirano a rimanere, a vivere e a lavorare qui, luogo che sentono come un nido dove tornare sempre, e quindi è necessario permettere che si creino tutte le condizioni favorevoli.”