A Sabina Zabberoni il compito di raccontare il mondo Julian Fashion.
La moda per lei è un affare di famiglia. Quali sono i primi ricordi legati a questo mondo e alla boutique di Milano Marittima?
“Mia mamma ha avuto le doglie mentre allestiva la vetrina. I miei genitori lavoravano tanto e da loro ho raccolto la passione: sono cresciuta in boutique, è un mondo che sento da sempre affine al mio modo di essere. Per un genitore trasmettere la passione è la massima soddisfazione.”
Come definirebbe il suo apporto e il suo ruolo oggi?
“Sono una persona attiva e propensa ai cambiamenti. Al contrario ho paura delle cose statiche che non cambiano e questo approccio mi ha permesso di fare tante cose. Sono un’imprenditrice coraggiosa, conto molto su chi lavora accanto a me, i collaboratori sono fondamentali. E poi c’è mia figlia, anche lei cresciuta in boutique, che si occupa della parte del back office.
Penso sia importante lavorare con motivazioni chiare e stimolanti. Ho diversi giovani manager, con i quali condivido le strategie, è difficile che decida da sola perché mi piace condividere, confrontarmi e anche cambiare idea. Ho 160 dipendenti, l’80% ha meno di 30 anni e sono quasi tutte donne. Amo lavorare, arrivo alle 9 e sono operativa fino alle 20, senza sacrificio.
Sono il punto di riferimento per tutti, ma è una piramide che si può rovesciare. La decisione finale è la mia, se c’è un problema è responsabilità dell’imprenditore, però si fa insieme.”
Quasi l’80% dei suoi collaboratori è formato da giovani donne: è una scelta?
“Abbiamo cominciato con una boutique donna e si è evoluta così, con l’entrata di mia figlia siamo come una grande famiglia. Con le donne mi trovo bene, sono dinamiche e in grado di affrontare tutto e conciliare i tempi del lavoro e della famiglia. Personalmente, sono anche una nonna presente. Siamo molto inclusivi, mi viene normale: un bravo imprenditore cerca persone valide e ho assunto anche uomini non giovani. Se vedo che c’è una professionalità che rispecchia i miei canoni non c’è problema.”
Julian ha segnato l’immagine di Milano Marittima, pensa che sarebbe potuto nascere altrove?
“Siamo l’azienda più vecchia – sicuramente la località dà tante opportunità – e dagli anni Settanta è cresciuto un turismo di livello. Milano Marittima ha una geolocalizzazione importante, da tutta la regione arrivano clienti preparati. Ci sorprende sempre il loro livello di conoscenza.”
Dal 1959 a oggi avete servito generazioni di clienti. Pensa di aver contributo all’affinamento dello stile?
“Spero di sì, ho clienti che si ricordano di mia madre negli anni Settanta e vengono con i figli e i nipoti. Una differenza importante è l’ampia scelta, non a caso clienti da Torino a Milano ci dicono che il nostro mix di proposte è introvabile altrove.
Sono curiosa, cerco la novità, la cosa diversa, e questo è uno stimolo a tornare da noi. Poi lavoriamo tantissimo sulla preparazione del personale, facciamo corsi di coaching, di rapporti con i clienti. Per noi la boutique è fondamentale, per quanto sull’online siamo fortissimi in Europa il rapporto con le persone è indispensabile.”
Grandi marchi, ma anche realtà emergenti e contemporanee: cosa la guida nella scelta delle migliori proposte?
“I fattori sono diversi: abbiamo prodotti conosciuti, guardiamo allo star system americano nell’ambiente della musica e nei social e proponiamo brand dagli Usa, dalla Corea e dal Giappone grazie a un team di buyer [responsabili d’acquisti, Ndr.] che gira il mondo, e se ci sono cose che ci piacciono, investiamo. Guardiamo ai materiali innovativi e sostenibili. Anche nel packaging. È un costo ma è una scelta che va fatta.”
Come avete reagito agli effetti economici provocati dal Covid-19?
“Durante la pandemia con l’online abbiamo lavorato molto. Abbiamo avuto un’opportunità importante di acquisizione di un negozio storico di Rimini, una città attiva che prende un bacino diverso dal nostro e arriva alle Marche. L’ultima apertura è San Marino, anche lì un negozio aperto da 60 anni. Nel 2020 mi sono poi goduta la famiglia, lo stare a casa mentre prima viaggiavo moltissimo, e potevo fare passeggiate come mai nella mia vita.”
La pandemia come ha cambiato l’approccio dei clienti all’acquisto?
“La moda si è adattata al cambiamento: è per tutti e a fianco a tutti, è inclusività. Ormai è un sistema di vita, dipende da come si vive. Per fare questo mestiere non si deve avere un gusto fortemente connotato, occorre seguire le tendenze con la consapevolezza che ognuno di noi è diverso. Un gusto troppo deciso verso una tipologia di prodotto limita.”
Julian non è solo a Milano Marittima. Che cosa succederà nel futuro?
“Non ho obiettivi prestabiliti, strada facendo se c’è un progetto che mi convince vado avanti cercando di fare il meglio per la mia azienda e per la mia famiglia. Mi piace lavorare con i giovani, perché c’è sempre tanto da imparare, e tengo lezioni all’Istituto europeo del design, Ied, e alla Iulm di Milano, dove condivido dei progetti da utilizzare come prove d’esame.